Time 2×02 – Episode 2TEMPO DI LETTURA 4 min

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Time 2x02 recensioneQualche mese fa, in una puntata del nostro podcast Spin-off, si era cercato di approfondire il ruolo della donna all’interno delle serie tv.
Generalmente, tranne casi sporadici, il pensiero ricorrente quando ci si riferisce a personaggi femminili nel ruolo di protagoniste è quello di una figura sottostimata, a volte considerata pedante, altre utile al mero ruolo di spalla. Una visione ovviamente semplicistica e stigmatizzata che, tuttavia, ha radici ben profonde.
Alla base di questa problematica, infatti, vi è la totale mancanza di rappresentazione reale della figura femminile, spesso raffazzonata ai fini della trama e quindi incapace di poter essere davvero espressa sullo schermo.
Tenendo tutto questo in considerazione, non sorprende che Jimmy McGovern, showrunner di Time, per una seconda stagione tutta al femminile abbia assoldato come braccio destro in sala scrittura la sceneggiatrice Helen Black.
Così, dopo l’eccellente lavoro della prima stagione che ha raccontato la drammatica esperienza del carcere dal punto di vista maschile, Time si ripete dal punto di vista femminile. A fare la differenza nell’universo delle protagoniste donna, però, è una caratterizzazione emotiva, brutale e tremendamente autentica.

LA TRAGICITÀ DEL CARCERE


La prima stagione di Time era emersa per l’accurata drammaticità della vita all’interno del carcere. Nata proprio come forma di denuncia da parte di McGovern, la serie aveva posto l’attenzione su una violenza brutale che aveva colpito non poco dopo la visione del primo episodio. Uno spaccato crudo e ottimamente portato sullo schermo, eppure limitato. Per raccontare la durezza della vita nel carcere ad un livello più ampio era quindi necessario mettere in scena più testimonianze diverse ma accomunate dallo stesso destino.
Trasformare Time in una serie antologica si rivela quindi la scelta giusta non solo a livello di fruibilità del prodotto, ma anche per arrivare a colpire più a fondo con il messaggio che McGovern voleva condividere.
Questa seconda stagione ripropone gli stessi stilemi di violenza, come visto con l’assalto subito da Abi nello scorso episodio. Una violenza che tuttavia non è l’unico fattore che caratterizza la vita dei detenuti. Che sia per una condanna per reati gravi, per droga o per una “semplice” mancanza nel pagamento delle bollette, a definire questo soggiorno forzato sarà sempre un senso di frustrazione che permea qualsiasi prigioniero.
“Episode 2”, da questo punto di vista, si affida alla figura di Orla (Jodie Whittaker) per descrivere l’estrema e disarmante sensazione di impotenza che destabilizza l’intera vita di una persona in un tragico effetto domino in un attimo. Anche in questo caso, una messa in scena perfetta che colpisce lo spettatore lasciandogli dietro una sensazione di inquietudine profonda.

LA TRAGICITÀ DEL CARCERE AL FEMMINILE


Come già sottolineato nella scorsa recensione, spinti da un cast tutto al femminile, gli showrunner hanno deciso di sfruttare un tema ben preciso puntando tutto sulla questione maternità. L’essere madri in o dal carcere prende così il sopravvento raccontando questa tragica esperienza attraverso le mille sfaccettature che coinvolgono le diverse protagoniste.
E se il personaggio di Abi (Tamara Lawrance) risulta ancora tutto da scoprire con la sua storia che sembra portare dritta ad un’altra grave (e sottovalutata) problematica come la depressione post-partum, sono le altre due protagoniste in questo episodio a dare una dimostrazione più tangibile del loro essere donne, madri e detenute.
Come detto, la situazione di Orla arriva a toccare l’isteria pura guidata da quel senso di impotenza nel vedere scomparire i propri figli in un battito di ciglia.
Ma la vera protagonista di “Episode 2” è Kelsey, guidata da un’eccellente Bella Ramsey ormai lontana da quei dubbi sulle sue performance che la circondavano prima di iniziare l’avvenuta The Last Of Us. Mentre il tempo scorre, Bella Ramsey e il suo personaggio mettono in scena la gravidanza e il parto in tutta la sua sconvolgente essenza, aumentando il pathos a causa di una situazione ulteriormente destabilizzante. Il percorso della ragazza, seppur portato avanti dai salti temporali, viene ben sciorinato nel tempo a disposizione, mostrando le fasi più importanti non solo della gravidanza ma anche della sua crescita come donna e madre. La nascita del bambino, che regala l’ennesimo momento di alta tensione nell’episodio, proietta già lo spettatore verso nuove inevitabili problematiche pronte ad aumentare il carico emotivo di una serie che finora ha centrato in pieno il suo obiettivo.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Le tre attrici protagoniste e i loro differenti personaggi
  • Menzione d’onore per Bella Ramsey e la crescita della sua Kelsey 
  • Storie gestite e raccontate in maniera profonda e reale 
  • Empatia e fiato sospeso per ogni scena/azione 
  • Con un solo episodio rimasto ci si chiede in che (tragico?) modo si riuscirà a concludere le varie storyline 

 

La seconda stagione di Time riesce a catturare l’essenza e le difficoltà dei suoi personaggi femminili aumentando il carico sia narrativo che emotivo grazie alla drammaticità del contesto. Il risultato è una serie che si conferma capace di saper raccontare la vera e tragica essenza umana.

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Nata con la passione per telefilm e libri, cresciuta con quella per la scrittura. Unirle è sembrata la cosa più naturale. Allegra e socievole finché non trova qualcosa fuori posto, il disordine non è infatti contemplato.
Tra una mania e l'altra, si fa carico di un'estenuante sensibilità che la porta a tifare per lo sfigato di turno tra i personaggi cui si appassiona: per dirla alla Tyrion Lannister, ha un debole per “cripples, bastards and broken things”.

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