Room 104 è la serie dramedy horror estiva della HBO che insegue schemi e fatture di un’altra serie antologica: l’inglesissima Inside No.9 di, e con, Reece Shearsmith e Steve Pemberton.
La costruzione di questa serie, ideata dai fratelli Mark e Jay Duplass, ruota attorno ad una stanza di un motel che in ogni singolo episodio accoglierà persone differenti, con differenti storie e peculiarità. Un plot semplice e forse banale, ma che raccoglie nel suo sviluppo i frutti di una saggia sceneggiatura.
“Ralphie” rappresenta una perfetta presentazione delle potenzialità del prodotto e sfrutta un elemento in particolare per insinuare nello spettatore molteplici dubbi rispetto a ciò che sta vedendo: le bugie bianche di un bambino. Potendo contare sui limitati venti minuti circa di messa in onda, la serie introduce in maniera istantanea lo spettatore ai propri protagonisti: Meg, Ralph (e Ralphie) ed il padre del giovane bambino.
Mentre il personaggio del padre ci viene mostrato molto superficiale o misterioso, quello di Meg (la babysitter) risulta corretto e molto serio. Proprio per questo, ogni interrogativo che sorge durante l’episodio ruota solamente attorno alle figure maschili in scena, mentre Meg (Melonie Diaz) ne esce candida e pulita. Bradley, il padre, come detto in precedenza appare come una figura misteriosa impegnata a celare determinati fatti (sia ad inizio puntata con il figlio chiuso in bagno, sia in seguito, mentre Meg racconta il presunto suicidio della madre).
I personaggi di Ralph e Ralphie sembrano venir rappresentati come uno scherzoso modo del bambino per repellere determinati stati d’animo; Ralphie nella fattispecie risulta essere una sorta di valvola di sfogo dietro la quale Ralph si nasconde per poter esternare determinate emozioni con annessa brutalità che solitamente pare reprimere: la costruzione così antitetica dei due personaggi spinge proprio a fare questo pensiero. Tuttavia, questo ragionamento finirà per rivelarsi fallace e completamente errato, mentre gli ultimi minuti di episodio scorreranno sullo schermo.
Proprio il finale, al contrario di quanto visto in precedenza, rappresenta la vera nota negativa nonché pecca del prodotto: così come lo spettatore viene introdotto bruscamente nella storia (cosa che appare giusta data la costruzione), allo stesso modo vede concludersi la puntata senza una particolare spiegazione o rivelazione. Il tutto finisce per rendere il finale molto frettoloso e semplicemente abbozzato, a differenza di una puntata che invece brillava per caratterizzazione e costruzione dei (pur pochi) personaggi. E’ però anche da annotare che questa frettolosità nel chiudere potrebbe essere sintomo di quella venatura grottesca del prodotto che non si può non notare. D’altra parte ne debilita la validità, l’accuratezza e quindi la valutazione generale.
Nota a margine: i due personaggi di Ralph e Ralphie sono interpretati dai fratelli gemelli Ethan e Gavin Kent. Entrambi con una interpretazione da brividi.
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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.