“What is human? An ability to reason? To imagine? To love or grieve?
If so, we are more human than any human ever will be.”
Ogni titolo di Sense8 ha un suo scopo e vuole porre l’accento su un determinato argomento. Le domande che affollano la testa di spettatore e “Sensates” sono tante ma molto spesso, essendo sopraffatte dalle innumerevoli emozioni che si susseguono come treni che deragliano dai binari, passano in secondo piano diventando quasi non necessarie per capire e per apprezzare la storia. In questo contesto la domanda che ci si pone sin dal pilot, ovvero cosa siano i “Sensates”, viene capovolta tramite un lungo ma generalissimo spiegone di Jonas a Will. Assodato il fatto che homo sapiens e “sensates” siano estremamente simili tra loro, ed il paragone tra babbuini e scimmie bonobo è emblematico in tal senso (“We are closer to humankind than the bonobo is to a baboon.”), la vera domanda da porsi è “What is human?“.
Avevamo parlato di evoluzione della specie umana in “W. W. N. Double D?” perchè, anche a rigor di logica, la conoscenza storica oltre che il nostro egocentrismo da homo sapiens ci portano a pensare di essere l’ultimo anello dell’evoluzione partita milioni di anni fa dall’Australopithecus. Jonas però fa riflettere su più cose: e se in realtà “sensates” e homo sapiens” fossero nati insieme e quindi si fossero evoluti nello stesso periodo? L’ipotesi non è del tutto campata in aria, infatti gli studi antropologici sostengono che agli albori non esistesse solo il cosiddetto Australopithecus, ma anche il Paranthropus. Ci sono troppe poche informazioni per sostenere una tesi oppure un’altra, certo è che proprio per l’assenza di prove non si può confutare l’ipotesi di Jonas, anzi al contrario la si può considerare estremamente valida. Ovviamente parliamo sempre di un qualcosa di fantascientifico ma si vede che i fratelli Wacho e Stracchino hanno fatto i compiti a casa delineando un’evoluzione storica che non ha buchi storici e che grazie a questo diventa ben più reale che fantascientifica.
“But if there’s another species of Homo Sapiens, how can it be a secret?“: domanda sacrosanta.
“Secrets are important to their species. Secrets are the center of their identities, of their societies. Secrets maintain their hierarchies. To reveal this secret, that there is another kind of human, one whose existence threatens the very fundament of their reality… No, they’ll never allow that.“: risposta impeccabile.
Durante “Limbic Resonance” noi, come spettatori, siamo diventati “sensate”, abbiamo incominciato a vedere il mondo in maniera diversa, a capire cosa si possa provare (indirettamente) ad avere una coscienza condivisa con altre 7 persone ed esattamente tramite questo lento processo abbiamo perso progressivamente il punto di vista della nostra specie, l’homo sapiens. Una volta focalizzata la situazione si può dare ancora più peso alle parole di Jonas, decisamente e politicamente scorrette perchè profondamente vere: ciò che è un pericolo per la nostra realtà deve essere tenuta nascosta. È una cosa che avviene tutti i giorni: dalle pubblicità ingannevoli all’induzione del bisogno di un oggetto non necessario, dall’occultamento di notizie allo sviamento dell’opinione pubblica verso problemi meno gravi, questa è la nostra realtà, questo è dove viviamo. In un modo tutto loro i Wacho e Stracchino provano a dimostrare il loro disappunto per la società tramite la loro creazione, i loro personaggi e le loro storie, è un modo per far riflettere noi spettatori su quanto ci stia avvenendo intorno, un modo pacato ma molto profondo.
Una volta chiarito questo doveroso punto riguardo le due razze possiamo tornare a parlare della puntata, decisamente intensa. Sense8 ha da sempre avuto un approccio corale, fin dall’inizio ha concesso spazio a tutti i personaggi, chi più chi meno, ma in ogni caso ogni “sensate” è comparso in ogni puntata e ha detto almeno una battuta. Anche “What Is Human?” non fa eccezione in questo ma, esattamente come in ogni puntata in cui si è dato più focus su alcuni personaggi lasciando in disparte altri, il collettivo ne guadagna. Dopo la profonda sconfitta morale e psicologica arrivata in “Death Doesn’t Let You Say Goodbye” per Lito e Wolfgang, “What Is Human?” è l’atto della rivincita psicologica, morale e sul campo. La rivalsa, avvenuta tramite l’ormai consueto e ben trasposto utilizzo delle abilità altrui, convince, soddisfa e gratifica in tutta la sua visione grazie anche ad una coerenza narrativa di cui si sentiva il bisogno. Per la prima volta, nella storyline di Wolfgang, si assiste ad una deriva trash grazie all’utilizzo di un lanciarazzi tenuto nel portabagagli, un dettaglio su cui non bisogna soffermarsi più di tanto per non aggravare la valutazione complessiva. Nella difficoltà generale in cui sguazzano i “sensates”, tra gente in prigione (Sun), altri sospesi da lavoro (Will) e altri ancora braccati come animali (Nomi), la rivincita arriva e almeno per due di loro si può chiudere definitivamente una storyline in vista del season (si spera non series) finale. E questo è un bene.
Discorso a parte va invece fatto per la sequenza finale dell’episodio. È Beethoven – Piano Concerto No.5 in E Flat Major, Opus 73 “Emperor”: I. Allegro la colonna sonora che, tramite le sue note, ci trasporta temporalmente al parto di ciascuno dei “sensate”, un ricordo sopito che ciascuno di noi possiede ma che nessuno di noi ricorda. La musica di Beethoven è talmente dirompente da legare tutti e 8 i character e fargli rivivere la potenza della loro nascita, non c’è davvero bisogno di spiegare niente in questa decina di minuti, le immagini fanno da “colonna sonora” alla canzone che ci prende per mano fino a sorprenderci definitivamente in alcuni fotogrammi che concludono il pezzo. Riley rivive il momento dell’incidente dove ha perso figlia e amore della sua vita, cadendo giù e, per diretta conseguenza, scatenando così le sirene dell’agenzia di Mr. Whispers visto che, se è sopravvissuta come si può immaginare, farà la fine di Nomi.
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Death Doesn’t Let You Say Goodbye 1×09 | ND milioni – ND rating |
What Is Human? 1×10 | ND milioni – ND rating |
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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.