“Io voglio dedicare questa lettera a tutti voi, ai bambini che hanno tifato per me, a quelli di ieri che ormai sono cresciuti e forse sono diventati padri e a quelli di oggi che magari gridano ‘Tottigol’. Mi piace pensare che la mia carriera diventi per voi una favola da raccontare. Ora è finita veramente. Mi levo la maglia per l’ultima volta. La piego per bene anche se non sono pronto a dire basta e forse non lo sarò mai.”
Al di là del tifo, dell’idolatria, delle lacrime che dopo 4 anni ancora si affacciano dopo aver rievocato le parole qui sopra riportate, vedere una serie tv biografica su una figura facente parte della storia recentissima è sicuramente curioso sotto diversi punti di vista.
RACCONTARE DEL CALCIO RECENTE (IN ITALIA)
Realizzare una serie tv su una figura che ha fatto la storia recente del calcio è assolutamente legittimo e, verrebbe da dire, anche facile. Senza contare che Francesco Totti, insieme a Paolo Condò, ha recentemente realizzato una autobiografia, creando così una base ancora più inquadrata da cui attingere per la trasposizione televisiva. Quindi quasi più una serie tv tratta da un libro e non da un insieme di emozioni, aneddoti e immagini che hanno accompagnato tifosi e non, per più di vent’anni.
Meno semplice è trasporre televisivamente vicende che la maggior parte delle persone, seppur di striscio, ricordano alla perfezione. Così come raccontare di personaggi, vivi e vegeti, ancora in carriera e nella posizione di replicare, offendersi, smentire. Anche se per ora i feedback sono stati sicuramente positivi.
Un esperimento interessante quindi a livello mediatico che per dirsi riuscito deve passare attraverso alcuni specifici aspetti, più precisamente descritti nei successivi paragrafi.
ATTENZIONE AI PARTICOLARI
Il copricapo di Luciano Spalletti al suo arrivo a Trigoria nel 2016, le prime immagini in cui dirige il suo primo allenamento che all’epoca furono trasmesse da SkySport24, i differenti look dei protagonisti, la maglietta della stagione 2005/2006, così come quella del 2015/16, la cresta di Nainggolan, i lineamenti di Kevin Strootman che si intravedono in lontananza, persino Gervinho presente all’arrivo del buon Luciano (il giocatore ivoriano, all’addio del suo mentore Rudi Garcia, non ci penserà due volte a lasciare la Roma, per volare in Cina): chi è avvezzo alla recente storia calcistica non può non rimanere soddisfatto dalla fedeltà di questi aspetti e di questi particolari.
Basta soffermarsi sul fatto che siano state scelte come comparse figure utili a rievocare le fattezze di calciatori che allo stato attuale sono figure centrali del calcio europeo. Eppure, come detto, comparse nel narrare la lunghissima militanza di Totti alla A.S. Roma.
LEGGEREZZA NARRATIVA
Raccontare Francesco Totti (e rappresentarlo) significa toccare corde emotive ancora vive in molte persone. Nello stesso show è rappresentato il fenomeno Totti a livello di vero e proprio culto: dallo scherzoso aneddoto in cui Francesco incontra il Papa, fino al carcerato che sceglie di stare altri 10 giorni recluso per incontrare il Capitano. Se a questo si aggiunge che momento toccante (non solo per i romanisti) è stato il suo addio al calcio, si capisce come una narrazione poco sacrale, leggera e ironica fosse l’unica via per non cadere in un baratro pericoloso.
Francesco Totti, seppur controverso per molti, è leggerezza, è semplicità, sarcasmo e ironia. Per questo Castellitto riesce bene nel compito di “abbassare i toni” e regalare un Francesco non drammatico, non intenso. Quel Pupone che tutti hanno ben imparato a conoscere, di poche parole e dalla battuta pronta. Poi scontato che nessuno avesse la pretesa di imitare invece l’immensità di un talento che lo ha illuminato sin dalla tenera infanzia. Ed è bello che sin dall’inizio quello sia considerato aprioristicamente, senza nessun tipo di discussione.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Speravo De Morì Prima nasce sul solco di uno striscione geniale e perfettamente esplicativo di cosa ha rappresentato Francesco Totti per la città di Roma, per il calcio italiano e non solo. Il fatto che non sia un’agiografia e che la stessa modalità di narrazione non si prenda particolarmente sul serio garantisce a creare un prodotto potenzialmente ben riuscito.
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Approda in RecenSerie nel tardo 2013 per giustificare la visione di uno spropositato numero di (inutili) serie iniziate a seguire senza criterio. Alla fine il motivo per cui recensisce è solo una sorta di mania del controllo. Continua a chiedersi se quando avrà una famiglia continuerà a occuparsi di questa pratica. Continua a chiedersi se avrà mai una famiglia occupandosi di questa pratica.
Gli piace Doctor Who.