Il XXXII secolo portato in scena da Star Trek: Discovery è pieno di tecnologie incredibili, mostra una Federazione ormai defunta e una Flotta Stellare decisamente ridimensionata, ma una cosa non è cambiata rispetto al XXIII secolo: Michael Burnham non sa obbedire a un ordine, non sa rispettare una catena di comando. E’ più forte di lei, se c’è un’occasione di insubordinazione le prudono le mani e deve per forza agire contro il superiore del momento.
A discolpa dell’ufficiale più antipatico della Flotta Stellare, va detto che questa volta ha ragione da vendere ed è proprio il conflitto che si crea tra due doveri (il dovere di obbedire a un ordine del proprio capitano e il dovere di salvare una vita e far luce sulle cause del crollo della Federazione) a rendere “Scavengers” un episodio particolarmente drammatico, seppur non ci sia chissà quale doloroso colpo di scena o quale inaspettata morte: anzi, si rimane piacevolmente sorpresi nello scoprire che l’andoriano Ryn, che sembrava la classica “maglia rossa” da sacrificare per dare un po’ di pathos, sopravvivrà. Il vero dramma è quello di Michael, che disubbidisce pur sapendo a cosa va incontro, e di Saru, che finalmente aveva imparato a fidarsi dell’ufficiale scientifico e dopo questo colpo basso deve non solo revocarle la carica di primo ufficiale, ma addirittura tornare indietro ai tempi successivi la battaglia delle stelle binarie, quando la Burnham era un’appestata indegna di qualsiasi fiducia. Potrà sembrare una fesseria, ma il modo in cui Saru fa ciondolare le braccia, inermi, mentre si allontana da Michael dopo averle fatto il suo bel cazziatone, sottolinea tutto lo sconforto del personaggio e conferma la bravura del suo interprete, quel Doug Jones che sotto il trucco e le protesi ha imparato a essere più espressivo, col corpo, di tantissimi altri attori.
Persino Tilly rema contro la sua amica, preferendo (giustamente) anteporre la reputazione dell’equipaggio agli occhi dell’ammiraglio, alla protezione di una persona che, pur con tutte le buone intenzioni del caso, rischia di mettere la Discovery nei guai. L’unica che appoggia Michael è, molto prevedibilmente, Philippa Georgiou, vuoi perché anche l’ex-imperatrice non è il massimo quando si tratta di rispettare gli ordini, vuoi perché il rapporto che la legava alla Michael del mirror universe l’ha portata ad affezionarsi anche a quella di questo universo. Ma si parla di una Georgiou sempre meno solida e in forma, che sperimenta misteriose visioni di cui non si capisce l’origine: mostrano il passato? Il futuro? Quello che è successo nel suo universo d’origine? Ciò che potrebbe accadere? Una cosa è certa: il personaggio dell’ex-imperatrice rischia di mostrare tutte le sue fragilità e debolezze, e questo sarebbe un bene per la sua caratterizzazione ed evoluzione.
“Scavengers” fa un buon lavoro anche nel restituire l’atmosfera di insicurezza che regna nella galassia dopo il crollo della Federazione: la Flotta Stellare ha forze a malapena sufficienti e non può evitare che interi sistemi stellari precipitino in una spirale di violenza, sfruttamento dei più deboli e schiavismo. La gitarella sul pianeta Ilva di Taranto Hunhau dà un assaggio della decadenza a cui le razze intelligenti sono andate incontro non appena è venuto meno il forte controllo centrale, del ritorno a barbarie che sembravano ormai superate.
Fortunatamente, l’episodio è rischiarato da alcuni momenti leggeri, dalle gag del rettiloide Linus alle prese col teletrasporto personale alla parentesi di Adira che scopre di poter vedere il proprio amato, grazie alla presenza dentro di sé del Thrill. Risulta invece piuttosto telefonato l’inizio della relazione tra Michael e Book, ma del resto era palese fin dal primo episodio della stagione che si sarebbe andati a parare lì. E chissà che la gestione del loro rapporto non si riveli peggiore di quella della storia d’amore con Ash Tyler, che già è stata uno dei punti più bassi dell’intera saga.
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“Scavengers” è un buon episodio che apre scenari interessanti e fa sperare il meglio per il futuro. Se questa serie non avesse come protagonista Michael Burnham sarebbe anche meglio, ma non si può volere tutto dalla vita.
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Divoratore onnivoro di serie televisive e di anime giapponesi, predilige i period drama e le serie storiche, le commedie demenziali e le buone opere di fantascienza, ma ha anche un lato oscuro fatto di trash, guilty pleasures e immondi abomini come Zoo e Salem (la serie che gli ha fatto scoprire questo sito). Si vocifera che fuori dalla redazione di RecenSerie sia una persona seria, un dottore di ricerca e un insegnante di lettere, ma non è stato ancora confermato.