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Sto Pensando Di Finirla Qui

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Erede nell’estetica quanto nelle tematiche di Eternal Sunshine Of The Spotless Mind, Sto Pensando Di Finirla Qui è l’ultimo film di Kaufman, distribuito da Netflix a inizio settembre. Viaggio onirico che parte da una semplice cena per conoscere i genitori del suo ragazzo, Lucy si ritrova vittima di un turbine di ossessioni, manie e paure. Avviso per gli spettatori: niente è quel che sembra.

 

Kaufman è un artista poliedrico che in 21 anni di carriera ha lavorato a pochi film, piccole perle del cinema contemporaneo che lo hanno sancito prima come sceneggiatore e poi come regista, riuscendo a creare attorno al suo lavoro uno stile particolare ed immediatamente riconoscibile. Uscito nel 1999, Being John Malkovich è il suo film d’esordio come sceneggiatore e produttore esecutivo ed è un film che gli aggiudica la nomination agli Oscar per la Miglior Sceneggiatura, lanciando la sua carriera. Pochi anni dopo scrive il soggetto e la sceneggiatura per Eternal Sunshine Of The Spotless Mind e nel 2008 inizia il suo lavoro parallelo come regista (Synecdoche, New York). I’m Thinking of Ending Things (Sto Pensando Di Finirla Qui, in italiano) è il suo terzo film, adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo di Iain Reid. Uscito il 4 settembre su Netflix, è diventato da subito un titolo di punta del catalogo. 
La trama a primo impatto è molto semplice, così come per gli altri film firmati da Kaufman. Lucy (Jessie Buckley, nota soprattutto per la sua interpretazione nella miniserie Chernobyl) e Jake (Jesse Plemons, attore che ha all’attivo molti film alcuni dei quali diretti da registi come Spielberg, Scorsese e Gilligan) sono fidanzati da poco più di un mese e se lei sta pensando di mettere fine alla loro relazione poiché non vede nessun futuro per loro, Jake è entusiasta di presentarla ai genitori che abitano in un’isolata fattoria. Ma durante quella che doveva essere un’informale cena diventa una serata colma di eventi grotteschi quanto surreali.
Lo stile di Kaufman è contraddistinto dal ruolo attivo che richiede allo spettatore. I suoi film possono essere paragonati a dei mosaici i cui singoli tasselli – personaggi, frasi, situazioni, ambientazioni – prendono forma solo alla fine, poco prima dei titoli di coda. A creare l’atmosfera surreale sono senz’altro i personaggi e i dialoghi accompagnati da delle ambientazioni tanto claustrofobiche quanto irreali. Il termine surreale non è usato a sproposito e non si riferisce solo ai momenti più grotteschi e macabri che accompagnano lo spettatore durante la visione. Kaufman ha ricreato dei momenti di vita quotidiana – un viaggio in macchina tra le campagne rurali, una cena di famiglia, il dolce servito in salotto, un immenso e luminoso liceo – donandogli un aspetto claustrofobico e inquietante. Le distese invernali tutte uguali che sembrano non finire mai, l’accumulo delle fantasie ripetute della carta da parati, la porta della cantina segnata da graffi e da segni di scotch, una gelateria in mezzo al nulla, sono tutti elementi che attirano la curiosità dello spettatore e lo mettono in guardia su quello che sta vedendo.

Sto pensando di finirla qui. Una volta che arriva il pensiero resta lì e si attacca. Persiste. Spadroneggia […] Non è da molto che ci penso, l’idea è nuova. Ma allo stesso tempo sembra vecchia. Quand’è che è cominciato? E se non fossi stata io a concepirla, ma mi fosse stata impiantata in testa già sviluppata? È un’idea non detta, non originale? Forse in realtà l’ho sempre saputo.

Dal primo momento Lucy sembra essere la protagonista indiscussa e il punto di vista dell’intera narrazione. Dopo il viaggio costellato da momenti imbarazzanti, silenzi e tensioni, Lucy e Jake arrivano finalmente a casa dei genitori di lui dove pian piano la situazione diventa sempre più strana. Suzie e Dean (interpretati rispettivamente da una magistrale Toni Collette e da David Thewlis) sono all’apparenza una coppia allegra e cordiale, ma l’atmosfera non è delle più calorose. Durante la serata, Lucy – al contrario di Jake che sta lentamente prendendo forma – da personaggio stabile diventa una figura aleatoria e imprecisa considerato che le informazioni che si hanno su di lei cambiano continuamente: il lavoro che svolge; la facoltà che frequenta; il modo in cui si sono conosciuti; si susseguono anche cambi repentini del suo nome e della sua identità; il modo di parlare e quello di comportarsi. Nel mentre, come detto, il personaggio di Jake si delinea grazie ai pensieri di Lucy, alle sue stesse azioni e al ritratto che i genitori ne fanno. Nelle loro parole risiede un misto tra adulazione per il proprio figlio che ha sempre avuto una spiccata intelligenza e passione per lo studio, ma anche un certo risentimento per la sua parte più chiusa e solitaria arrivando a dipingerlo come un bravo ragazzo che si applica ma che non arriva mai al traguardo sperato in tutti i campi, che essi siano sociali o lavorativi. 
Kaufman ha una poetica originale caratterizzata da temi ricorrenti. Uno di questi è senz’altro la memoria e la ricerca costante della felicità. In Eternal Sunshine of the Spotless Mind i ricordi permettono di rivivere una felicità passata ma creano allo stesso tempo una realtà distorta e nostalgica, per questo i protagonisti preferiscono eliminarli per andare avanti con le proprie vite. In Sto Pensando Di Finirla Qui – l’opera più ambiziosa del regista che con questo film segna un punto d’arrivo – i ricordi vengono fatti e disfatti a proprio piacimento, diventando così una àncora di salvezza per non perdersi definitivamente. Questo gioco tra il detto e il non detto, tra autore e spettatore è tenuto in piedi dalle molliche di Pollicino che Kaufamn lascia disseminate lungo tutto il film. Anche la frase che funge da titolo e che viene ripetuta a più riprese acquista sempre nuovi e differenti significati ogni volta che viene detta o pensata.
Il film lavora su piani differenti, giocando sul lato estetico in pieno contrasto con il non detto. A dispetto dell’accenno della trama e a come questo film possa apparire ad una prima occhiata, i temi toccati non sono le relazioni sentimentali. O almeno non solo. Sto Pensando Di Finirla Qui è un viaggio onirico nella mente in cui le primordiali paure umane prendono forma. La solitudine, il rancore, la vecchiaia e tutto quello che la senilità porta con sé fanno da sottofondo. Suzie e Dean appaiono strambi e a tratti disgustosi sebbene non facciano nulla di spaventoso, ma quando compaiono nella scena l’aria è sempre carica di tensione. La risposta è semplice quanto triste: stanno invecchiando. E come l’alone di morte permane in tutto il film loro ne sono l’emblema, la paura più umana è sotto agli occhi di Jake che non può far altro che esserne spaventato, ma anche dispiaciuto per non essere riuscito a costruire con loro un rapporto migliore e non essere all’altezza dell’idea deformata che i suoi genitori hanno di lui. I continui sbalzi temporali – miscelati tra il sogno e la realtà – sono caratterizzati dalla ricerca della propria identità, dell’ideale che si ha di sé stessi e delle aspettative che si cercano di raggiungere. La speranza di poter essere una persona migliore, con una nuova vita e nuove prospettive davanti per riuscire a scappare dall’angoscia della morte ed a un futuro incerto.


Sto Pensando Di Finirla Qui è un film che presenta più piani di significato e che ha bisogno della massima attenzione e di più visioni per essere compreso ed apprezzato nella sua totalità. Ma superato l’ostacolo della confusione iniziale, il film si rivela essere un piccolo capolavoro che merita tutte le visioni di cui ha bisogno.

 

TITOLO ORIGINALE: I’m Thinking Of Ending Things
REGIA: Charlie Kaufman
SCENEGGIATURA: Charlie Kaufman

INTERPRETI: Jesse Plemons, Jessie Buckley, Toni Collette, David Thewlis
DISTRIBUZIONE: Netflix
DURATA: 134′
ORIGINE: USA, 2020
DATA DI USCITA: 04/09/2020

 

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