Edo: “Sfigati è la parola d’ordine!”
Sofia: “Se sono degli sfigati perché tutta la scuola vuole andare a questa festa?”
Edo: “Perché andiamo in una scuola di sfigati? Viviamo in una città di sfigati? Che tutta l’estate attrae maree di sfigati provenienti dai posti più sfigati del mondo? Così se si mettono tutti insieme sembrano meno sfigati?”
Sarebbe molto facile etichettare Summertime (ultima produzione italiana made in Netflix) come “trash” o “ennesima poracciata italica che cerca di imitare le controparti d’oltreoceano“. Ma va detto che, pur con tutti i difetti presenti in questo episodio pilota, qualcosa di buono c’è, anche se rimane molto sullo sfondo e purtroppo non basta a salvare il tutto. Per sintetizzare, si possono dividere i difetti principali di questo episodio pilota in due rami: “extradiegetici” e “intradiegetici” e la cosa peggiore è che entrambi partono con buone intenzioni.
DIFETTI EXTRADIEGETICI
I due co-protagonisti della serie, Summer (l’esordiente Coco Rebecca Edoghame) e Ale (Ludovico Tersigni) sono due giovani che vivono lungo la Riviera Romagnola, luogo iconico di ferie e vacanze estive per molti italiani e stranieri. Non che questa sia mai esplicitamente menzionata ma i vari stereotipi presenti (il binomio mare-motori), il forte accento romagnolo di alcuni interpreti, e soprattutto il continuo product placement fatto a luoghi e marchi riconosciuti (il Grand Hotel Cesenatico ad esempio) lasciano ben poco spazio all’immaginazione. E già questo fattore implica che il target di riferimento della serie sia più italiano che non straniero, seguendo quella scia di stereotipi regionali a cui si fa veramente fatica a rinunciare (per cui a Napoli sono tutti camorristi, a Roma tutti politici corrotti o coatti criminali e quindi in Romagna tutti o bagnini o piloti di moto).
Ma la caratteristica principale di questi due co-protagonisti è che entrambi odiano il luogo dove abitano e, soprattutto, odiano il periodo estivo e le vacanze, per vari motivi. Ale perché è il periodo degli allenamenti e delle gare (il padre è proprietario di una squadra di corse e sogna per il figlio una carriera come pilota di motociclismo), Summer perché… genericamente odia l’estate e preferisce lavorare per farla passare più velocemente. Questo elemento in realtà sarebbe un pregio per la serie in quanto, nelle intenzioni degli autori, si vorrebbe mostrare anche quello che è il “dark side” della Riviera, il mondo degli addetti ai lavori che non è così allegro come sembra. Il problema è che questo aspetto passa subito in secondo piano rispetto ai soliti cliché da teen drama, genere in cui la serie s’inserisce subito senza alcuna remora. Il tutto nella convinzione errata che la formula che già a suo tempo aveva fatto la fortuna di Federico Moccia nei primi anni 2000 (la storia è liberamente ispirata al suo romanzo più famoso, Tre metri sopra il cielo) sia ancora attuale e riproponibile dopo innumerevoli serie e film dello stesso tipo. In sostanza si tratta della solita storia in cui due giovani provenienti da situazioni completamente opposte s’incontrano, si piacciono e s’innamorano. Quest’ultima parte è lasciata in sospeso nel finale, ma è molto probabile che le cose finiranno così, e con ben otto episodi a disposizione!
Insomma cliché e situazioni narrative trite e ritrite da cui pare impossibile distaccarsi, e che mettono in ombra le poche cose veramente originali della serie. Come se non bastasse, Summertime esce nell’estate del Covid-19, estate in cui le persone vedono le proprie vacanze come un miraggio sempre più lontano. Non esattamente il momento migliore per mettersi ad ascoltare persone che si lamentano della “noiosa” estate in Riviera.
DIFETTI INTRADIEGETICI
Se i difetti appena illustrati non hanno a che fare solo ed esclusivamente con gli autori, gli altri sono tutta farina del loro sacco. Uno di questi è proprio la caratterizzazione dei due co-protagonisti. Non si capisce in effetti che cosa li faccia essere perennemente in contrasto con la realtà attorno a loro, se non la solita retorica spicciola sullo scontro generazionale fra figli e genitori, qui però pienamente ingiustificata. I gggiovani appaiono semplicemente come scazzati, iper-concentrati su loro stessi e, per ultimo, come “alternativi”. Un “essere alternativi” continuamente sbandierato e che alla fine appare peggiore della stessa retorica che vorrebbe combattere. Chi ci rimette di più in questo senso è Summer che da ragazza spigliata diventa ben presto la peggio principessa Disney pronta a farsi sedurre da assurdi discorsi sui fenicotteri.
Un bello spreco considerando che l’interprete Coco Rebecca Edogamhe, pur essendo esordiente, non se la cava neanche troppo male, in una serie in cui tutti gli interpreti non sfigurerebbero all’interno de Gli Occhi Del Cuore. Anche il fatto che la protagonista sia italo-senegalese è qualcosa a cui la serialità italiana non è ancora così abituata e per questo motivo una scelta del genere poteva essere molto interessante. Ma se si utilizza questo aspetto per escamotage narrativi tipo addurre motivazioni religiose per non rimanere in costume da bagno (cosa alquanto razzista in realtà), non si è proprio sulla buona strada.
E poi ci sono i dialoghi. Anche questi si possono dividere in due categorie tristemente note: quelli meramente esplicativi in cui i personaggi si presentano o presentano indirettamente allo spettatore il proprio background (ma chi gliel’ha chiesto?), e quelli arzigogolati e artificiosi da Baci Perugina, in pieno stile “mocciano”. Per tutti questi motivi al momento Summertime appare più come un’occasione sprecata, con ben poco mordente e che si basa su uno schema narrativo abbastanza semplice e banale. Una serie che vorrebbe essere “furba” non volendo mostrarsi come un enorme mega-marchettone per le future playlist di Spotify (la colonna sonora comprende brani di interpreti del panorama mainstream italiano) e in generale per la Riviera, ma che poi di fatto non può sfuggire alla sua vera natura.
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Laureato presso l'Università di Bologna in "Cinema, televisione e produzioni multimediali". Nella vita scrive e recensisce riguardo ogni cosa che gli capita guidato dalle sue numerose personalità multiple tra cui un innocuo amico immaginario chiamato Tyler Durden!