A livello di aspettative e di motivi dietro la creazione di questo ennesimo serial comics, Supergirl ha molte cose in comune con Marvel’s Agent Carter. Le ragioni che hanno spinto la CBS a dare il via libera ad una serie incentrata sulla cugina di Superman sono state sostanzialmente due: 1) il bisogno di inserire una eroina femminile al proprio universo narrativo (dato che Supergirl è ambientato nel “The Flash/Arrow-verso”), così che il gentil sesso presente nel pubblico possa avere una figura da empatizzare e, perché no, da ammirare e tifare; 2) cavalcare l’onda non tanto dei fumetti (che, per cinema e televisione, sta diventando una moda sempre più stuprata seguita), quanto del sempre più crescente girl power caratterizzato da personaggi femminili forti ed indipendenti che, nei comics, sta prendendo sempre più piede: basta vedere personaggi come Spider-Gwen, Batgirl/Barbara Gordon e la Thor donna, ma anche personaggi femminili evergreen come Wonder Woman, Tempesta e molte altri.
Nonostante ciò, il livello di aspettative era comunque moderato perché, proprio come Marvel’s Agent Carter, il compito di sdoganare il girl power anche dei serial comics è stato affidato ad un personaggio di secondo piano: Peggy Carter per la Marvel, Supergirl per la DC. Mentre con l’Agente Carter si sono verificati risultati più che soddisfacenti (pur avendo ancora molto lavoro da fare per trasformare la Carter in un’icona, così come sperano di fare gli showrunner), Supergirl deve, invece, controllare un po’ di più le previsioni del vento e padroneggiare meglio le capacità di curvatura perché in questo “Pilot” più e più volte è andata a sbattere contro cliché di genere supereroistico che credevamo abbandonati da tempo con l’arrivo di serial comics di tutto rispetto come Marvel’s Daredevil, ma sopratutto con la fine di Smallville e l’estinzione dei primi anni 2000. Prima di elencare i molteplici difetti di “Pilot” (su alcuni siti, chiamato anche “The Tomb Is Open”, senza alcun fondamento) parliamo del suo piccolo, unico, grande e principale pregio. Escludendo lo sfracello di easter egg e riferimenti fumettistici di ormai consueta abitudine e prassi per un serial comics, “Pilot” è fatto così male che, guardando questo episodio, ogni altro serial comics di dubbia fattura verrà automaticamente rivalutato in positivo, salvo qualche eccezione ovviamente.
Quello che bisogna spietatamente demonizzare in Supergirl sono principalmente tre aspetti su cui si regge la rara bruttura di questo pilota.
Punto primo: la protagonista. Il personaggio interpretato da Melissa Benoist è stato piegato alle esigenze del The Flash/Arrow-verso di avere una figura come Superman al suo interno, figura che nell’Universo DC Comics Cartaceo è considerata come esempio per ogni eroe DC. Il problema principale che la CBS ed il trio Berlanti/Kreisberg/Adler hanno dovuto affrontare è relativo ai diritti per i quali Superman non può apparire nella serie tv a causa del percorso cinematografico che la Warner ha deciso di intraprendere e che di fatto inizierà con Batman VS Superman: Dawn Of Justice. La presenza di Clark Kent nello show è quindi surrogata ad una fugace apparizione oscurata all’inizio in modo da non sovrastare e andare in contrasto con la sua versione cinematografica, al pari di quello che è successo con Deadshot in Arrow. Quindi della Supergirl originale dei fumetti non è rimasto praticamente nulla, dato che la sua originale caratterizzazione è stata messa da parte per privilegiarne una identica a quella del cugino. Ecco quindi che per forza di cose, a sua volta, Superman sostituisce i coniugi Kent nel ruolo del modello/parente ispiratore; se non credete alle nostre parole consultate l’Angolo del Nerd qui sotto e contate quanti riferimenti ci sono a Superman e quanti alla sua bistrattata cugina, il numero dovrebbero essere abbastanza significativo per farvi ricredere. Un conto è rivisitare e cambiare qua e là secondo le esigenze di un format televisivo, ma prendere il personaggio più vicino all’Uomo D’Acciaio per fare un serial di Superman, senza Superman per problemi “logistici”, è una decisione alquanto triste e che lascia decisamente amareggiati.
Secondo punto, il comparto tecnico composto da effetti speciali e sceneggiatura. Quando nel Marzo 2015 venne rilasciata la prima immagine ufficiale che mostrava Melissa Benoist nei panni di Supergirl, alcuni siti hanno definito il costume come un “cheap Halloween costume”, ma bene o male, non è che tutto il resto sia questo gran tripudio di qualità e dispiegamento di mezzi e impegno: praticamente “Pilot” si presenta in tutto e per tutto come un “cheap Halloween party”. La sceneggiatura presenta svariati buchi logici e diverse incongruenze con la trama stessa dell’episodio che mostra degli effetti speciali comprati probabilmente al mercato delle pulci, poiché non si trattengono nel mostrare tutta la loro pochezza e imprecisione. Se con The Flash gli effetti speciali sono agevolati per la velocità dei movimenti che non devono essere esattamente riportati in tutto e per tutto in quanto bastano delle scie rosse e gialle, in Supergirl anche una semplice scena di volo dovrebbe subire un attento lavoro per evitare di assistere ad una riproposizione dello scempio visto in Arrow e The Flash con Atom. Ecco quindi che il combattimento con Vartox fa storcere più di qualche muscolo facciale, volontariamente o meno.
Il bisogno di ricalcare quel formato standard dettato dall’apparizione del supercriminale del giorno porta Supergirl ad avere uno scheletro banale e discutibile che costringe lo spettatore a sospendere il proprio giudizio in più di qualche occasione. Il bisogno di avere un supercriminale fresco in ogni puntata è subito soddisfatto dalla caduta della prigione Fort Rozz che – e qui avviene la prima richiesta di sospensione della razionalità – è arrivata sulla Terra insieme a Kara ma, fatalità, fino ad ora non ha mai dato alcun problema. Ricollegandoci a quest’ultimo punto bisogna poi sospendere ulteriormente la logica per credere che Superman fosse a conoscenza dell’arrivo della cugina più grande di lui, visto e considerato che quando è stato spedito sulla Terra lui era un neonato e quindi nessuno può averglielo detto. Sapere quindi dell’arrivo della cugina, ora più piccola, ma non preoccuparsi minimamente della prigione e dei detenuti di Fort Rozz sono quindi due grossolani errori elementi che richiedono un’estrema calma e pacatezza per essere soprasseduti.
Purtroppo a peggiorare ulteriormente la situazione arriva la gestione dei comprimari, lasciata allo sbando, poco curata e sicuramente migliorabile. Già solo la doppia identità lavorativa di Alex, la sorella adottiva, avrebbe meritato un twist narrativo più attento e articolato, magari verso metà stagione e non subito solo per giustificarne l’esistenza. Al di là di questo, anche l’attenzione rivolta verso il collega Winslow “Winn” Schott, che si improvvisa nell’ordine prima come hacker e poi come sarto, meriterebbe più di qualche riflessione. Presentato subito come possibile love interest per Kara e ritenuto fin dall’inizio degno di estrema fiducia tramite la rivelazione dei superpoteri di quest’ultima, viene poi accantonato in fretta e furia per lasciar spazio a Jimmy Olsen. Se questa è l’attenzione data ai personaggi secondari è bene farsi qualche domanda…
Dulcis in fundo poi non si può non denigrare la banalità con la quale viene presentato, inventato e creato il costume di Supergirl. Innanzitutto verrebbe da chiedersi in che maniera si è arrivati ad avere un tessuto resistente ai proiettili che, per la cronaca, bucano il mantello ma non fanno nemmeno un forellino alla maglia. Poi tutta la discussione riguardo il mantello, successivamente ritenuto addirittura aerodinamico (alla faccia dei fratelli Wright), lascia alquanto a desiderare, così come la necessità non richiesta di dover far andare in giro Kara con una minigonna. La creazione del costume da supereroe è un passo fondamentale per tutti i serial comics dove infatti viene trattato con estrema cura e attenzione in ognuno di loro, salvo in questo “Pilot”. La cura dei dettagli almeno è coerente con ogni battuta, inquadratura e con lo script in generale, non c’è da sorprendersi quindi se anche per il costume sia stato utilizzato lo stesso approccio.
Ed ecco che arriviamo così al terzo punto. Se nella trama Kara Zor-El in Danvers è la cugina di Superman, contemporaneamente, anche lo stesso serial di Supergirl è (a sua volta) cugino di un altro show: quello di Smallville. Per tutti i motivi spiegati meglio qui sopra, Supergirl si presenta come un telefilm che riutilizza schemi narrativi e comparti tecnici piuttosto datati e appartenenti alla spesso ingloriosa generazione passata di telefilm tratti da un fumetto, dando l’impressione che nella Zona Fantasma non ci sia stata solamente la estremamente rivisitata protagonista, ma anche il telefilm stesso. In un’epoca dove ogni serial comics, nel suo piccolo, porta qualche elemento di novità a questo genere televisivo sempre più tridimensionale, Supergirl cerca invece di riproporre visioni del supereroe, costruzioni narrative e rappresentazioni televisive appartenenti ad un passato che bisogna guardare con non troppa fierezza, ma solo come libro di testo per sapere cosa non sbagliare. In altre parole: Supergirl è virtualmente lo spin-off mancato e in ritardo di quattro anni di Smallville che, armato di spirito reazionario e mezzi retrogradi e superati, ha trasformato l’occasione per avere una figura femminile di riferimento anche in DC Comics, nell’ennesimo tentativo di cavalcare la moda delle trasposizioni a fumetti utilizzando un franchise noto e amato come specchio per le allodole.
Poteva RecenSerie non sbattersi per voi e raccattare tutte le curiosità e le ammiccate d’occhio per questa incarnazione live-action della città più malfamata dei fumetti? Ma certo che no, doveva eccome! Per la gioia dei nostri carissimi lettori, come abbiamo fatto per Marvel’s Agents Of SHIELD, Marvel’s Agent Carter, Gotham e Constantine, ecco a voi la “guida” a tutti i vari easter eggs e trivia disseminati nella puntata.
- Le origini di Supergirl qui sono molto diverse dalla sua controparte cartacea. Kara Zor-El venne mandata sulla Terra dai genitori kryptoniani per essere cresciuta dal cugino, in quanto il suo pianeta natale era stato distrutto nell’esplosione che costrinse anche Kal-El/Clark Kent all’abbandono di Krypton. Una volta arrivata sulla Terra tenne principalmente un profilo basso e cominciò la sua carriera come una sorta di “arma segreta” di Superman, chiamata in aiuto del cugino solo in casi disperati; poi, dopo un periodo “da stagista” e di formazione, venne introdotta sempre dall’Uomo D’Acciaio nella comunità dei supereroi della DC Comics. Successivamente, Supergirl decise di costruirsi la sua vita e la sua carriera, adottando l’identità segreta di un’orfana di nome “Linda Lee” e fece dell’Orfanotrofio Midvale il suo quartier generale, cambiando poi nome in “Linda Danvers” quando venne presentata pubblicamente alla comunità dei supereroi.
- I genitori adottivi di Kara sono Fred e Edna Danvers, interpretati rispettivamente da Helen Slater e Dean Cain. La prima è meglio nota per aver interpretato Supergirl in un film omonimo del 1984 (non ricordato molto bene dai fan), e il secondo per aver interpretato Superman nel serial tv Lois And Clark: The New Adventures Of Superman. Altra cosa sulla sua famiglia adottiva: nei fumetti, Kara non ha una sorella, il che rende Alex (qui interpretata dalla Chyler Leigh che i fan di Grey’s Anatomy ricorderanno per il ruolo di Lexie Grey) un personaggio inventato per lo show.
- Nei fumetti, l’amico/confidente di Kara (Winslow “Winn” Schott) è il supercriminale noto con il nome de Il Giocattolaio. Comparso per la prima volta su Action Comics #64 del 1943, la particolarità del personaggio è quella di usare come armi dei giocattoli dall’aspetto innocuo: pistole ad acido, macchinette esplosive, aeroplanini che sparano proiettili veri, tutto per portare morte e distruzione ai suoi nemici. Famosa è la sua precedente incarnazione live action portata su piccolo schermo da Chris Gauthier in Smallville.
- La città di National City in cui, da quest’episodio in poi, opererà Supergirl, non esiste nei fumetti, trasformandola in una città inventata di sana pianta per lo show. Tuttavia, l’episodio lascia intuire che la città si trovi sulla West Coast, quindi molto lontano da Metropolis.
- Cat Grant qui è il capo quotidiano/notiziario Tribune, spacciato come una sorta di “rivale” del Daily Planet, un po’ come lo sono il Daily Bugle e il Daily Globe nei fumetti Marvel. Nei fumetti DC invece, Cat Grant (prima comparsa: Adventures Of Superman #424 del 1987) è inizialmente presentata come una giornalista che si occupa della sezione mondana del Daily Planet, oltre che come potenziale love interest di Clark Kent nel tentativo di mettere un po’ di pepe e zizzania tra l’Azzurrone e Lois Lane. Pur conservando qualche tratto caratteriale originale, come la sua supponenza, una grossa differenza tra questa versione televisiva e quella cartacea originale è che la Grant non è decisamente una fan di Supergirl: le due non si sopportano proprio.
- Comparso su Action Comics #1 del 1939, Jimmy Olsen non ha bisogno di presentazioni, ma le facciamo comunque in caso qualcuno non sappia chi sia. Olsen è un giovane fotografo del Daily Planet, grande appassionato di computer e aspirante giornalista; migliore amico di Clark Kent, nonché l’unico in grado di fotografare Superman durante le sue imprese: un po’ per bravura, un po’ perché gli viene permesso.
- A proposito di Jimmy. La foto che Olsen regala a Kara ricorda due locandine dell’intramontabile Superman: quella originale del 1978 e la sua successiva Special Edition. Altro omaggio al Superman del compianto Christopher Reeve è la scena in cui Kara cerca di decollare nel vicolo: sequenza che omaggia il rapido cambio d’abito del cugino in Superman II. Successivamente, il classico cambio d’abito del personaggio (quello in cui apre la maglietta e mostra in tutta gloria il suo simbolo) è poi nuovamente omaggiato nella sequenza in cui viene contattato in un secondo momento dal villain della puntata, dopo che Jimmy Olsen porta la foto di Supergirl a Cat Grant.
- Quando Jimmy Olsen dice che anche Superman ha salvato un aeroplano nella sua prima azione come eroe, beh, non sbagliava. Nella miniserie a fumetti Man Of Steel del 1986, mini di sei numeri scritta e disegnata da John Byrne considerata come il retelling delle origini di Superman più riuscito e acclamato di sempre, Clark Kent salva veramente un aeroplano. Beh, in verità era uno space shuttle, ma comunque qualcosa che volava.
- Il ponte su cui Supergirl evita di far schiantare l’aereo, si chiama The Otto Binder Bridge. Il nome è un riferimento a Otto Binder che, nel 1959, insieme ad Al Plastino, creò Supergirl sulle pagine di Action Comics #252.
- Nei fumetti esistono effettivamente una serie di personaggi femminili che hanno assunto l’alias di Superwoman. Quelli più famosi sono Lois Lane (la quale sognò di ricevere i suoi poteri da una trasfusione di sangue da Superman, che lanciò la sua carriera come Superwoman) e Laurel Kent: una versione alternativa di Clark Kent proveniente dall’universo alternativo noto come Terra 11, dove c’è stata una “inversione sessuale”. In sintesi: in questa Terra 11, gli eroi femminili qui sono di sesso maschile, e gli eroi maschili, qui sono di sesso femminile.
- Il primo costume che Kara indossa è una fusione pezzente tra il costume indossato nella sua versione dei New 52 e nel crossover Crisi Sulle Terre Infinite. Tra le altre cose, a proposito di costumi, anche il mantello di Clark Kent è stato realizzato con la coperta con cui era avvolto quando arrivò sulla Terra.
- Mentre nel film Man Of Steel vorrà anche dire “Speranza”, qui la S ha il significato iconico che ha anche nei fumetti originato dalla storia Superman: Birthright, quello della Casata di El, la famiglia Kryptoniana di Clark e Kara.
- Comparsa per la prima volta su Batman #550 del 1998, la D.E.O. (acronimo che sta per Department Of Extranormal Operations) ha il compito di monitorare coloro che possiedono super poteri extranormali e di prevenire ogni minaccia verso il pubblico. Qui, la cosa è stata ampliata sopratutto per coprire il campo extra-terrestre dell’universo The Flash/Arrow.
- Il capo di questa organizzazione, Henry “Hank” Henshaw (prima apparizione: Adventures Of Superman #466 del 1990) è qui presentato come una sorta di militare a capo del progetto D.E.O. Nei fumetti invece è uno scienziato il cui corpo viene lentamente ma inesorabilmente dissolto da un’esposizione a raggi cosmici durante un viaggio spaziale, per poi rinascere, attraverso una complicata ricostruzione, in un cybrog. Quando Superman morirà intorno ai primi anni ’90, dopo di lui arriveranno quattro personaggi per prenderne il posto e Hank si presenterà come il Cyborg Superman: un Uomo D’Acciaio a metà tra il Superman originale e uno dotato di poteri tecnologici; inizialmente si comporterà proprio come l’originale Superman, ma poi rivelerà la sua natura malvagia desiderosa solo di conquistare il mondo.
- Il villain che affronta Supergirl nell’episodio, è un nemico di quart’ordine chiamato Lumberjack: un canadese vestito come un taglialegna che fa la sua prima ed unica apparizione in Wonder Woman #268 del 1980, per poi non ricomparire mai più. Qui viene riesumato e piegato alle esigenze dello show.
- Mentre quello interpretato da Owain Yeoman è Vartox. Comparso per la prima volta su Superman #281 del 1974, Vartox si presenta come un personaggio analogo a Superman, anch’egli orfano del proprio mondo e unico superstite; a differenza dell’Azzurrone, però, Vartox ha perso la moglie e da allora è diventato uno spietato giustiziere senza rimorso nell’uccidere gli avversari. Comparirà per l’ultima volta su Superman #392 del 1984.
- Superman, per tutto l’episodio, viene chiamato con questo nome solo una volta. Per il resto dell’episodio, ci si riferisce all’Azzurrone come “lui”, o “tuo cugino” o “L’Uomo D’Acciaio”.
- Winn cita i Super Amici. I Super Friends erano una serie televisiva d’animazione prodotta da Hanna-Barbera nel 1973, basata sui personaggi dei fumetti della Justice League Of America.
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Pilot 1×01 | 12.9 milioni – 3.2 rating |
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