Il terzo episodio di Tales From The Loop prosegue il suo strano, ma ammaliante, modo di raccontare le varie storie prendendo spunto direttamente da uno dei (pochi) personaggi secondari della precedente “Transponse” e costruendoci attorno tutto un altro racconto. Ecco quindi che May, la ragazza cinese di cui Jakob si era innamorato ma che poi Danny in realtà ha baciato, diventa la protagonista della puntata mentre Jakob (Danny) passa in secondo piano come mero punto di raccordo per l’universo antologico esteso della serie.
Su questo punto bisogna soffermarsi un attimo per riflettere, specie su quanto sia cambiata la percezione del pubblico nei confronti della serie anche solo nel giro di tre puntate. Nella sinossi della serie di parlava di serie antologica, con character diversi di puntata in puntata ma comunque tutti risiedenti a Mercer. “Loop” aveva dato conferma di tutto ciò ma “Transponse” aveva osato un po’ di più, riutilizzando come protagonista Jakob che era già comparso brevemente nel pilot.
Dopo la visione di “Stasis” è lecito parlare di un “allargamento” del mero concetto antologico perché Nathaniel Halpern, showrunner e sceneggiatore di tutti e otto gli episodi, ha chiaramente una visione più larga dell’intero universo che si contrappone col senso stesso degli episodi antologici dato che per capire meglio un episodio sarebbe meglio vedere i precedenti. Anche se non necessariamente.
May: “That moment. That wonderful feeling of excitement. Why does it always pass? Even when you know it’s special right then and there, it still ends. Why can’t we stay in that moment, that feeling? Why can’t it last forever like we wish it could?”
Come già detto in precedenza, soprattutto in “Transponse“, se c’è da sottolineare un elemento che pesa su tutto l’episodio, e anche sulla serie, questo è l’eccessiva lentezza che permea costantemente tutta la narrazione. La dilatazione dei tempi è una scelta visibilmente voluta da Halpern che punta chiaramente a dare al pubblico una percezione di quella che può essere una cittadina di campagna negli anni ’50, con un ritmo di vita abbastanza lento e poche novità nella vita quotidiana. Ecco quindi che, tra musiche e riprese, si prova a mettere l’accento in quell’immobilismo che affligge luoghi come Mercer.
L’ottima regia a volte pecca di hybris lasciandosi andare un po’ troppo in scene pressoché statiche che potrebbero essere tagliate per alleggerire la visione, specie in una puntata che si basa solamente su due character senza alcuna interazione con un mondo esterno sostanzialmente messo in pausa. Per quanto May ed Ethan non siano tutto sommato dei chiacchieroni, riescono comunque, tramite sguardi intensi ed un’innegabile chimica sullo schermo, a tenere in piedi una storia altrimenti difficile. Se solo la durata fosse stata leggermente più corta e la sceneggiatura non avesse forzato un finale agrodolce, allora questa terza puntata sarebbe stata veramente una bel colpo tra tradimenti, relazioni fedifraghe, sesso in mezzo alla strada e vestiti rubati.
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Transponse 1×02 | ND milioni – ND rating |
Stasis 1×03 | ND milioni – ND rating |
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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.