Tales From The Loop 1×04 – Echo SphereTEMPO DI LETTURA 4 min

/
0
(0)

“Remember, you can always find light in the dark.”

Fin dalle prime battute dell’episodio pilota è stato reso noto a tutti il principio per cui è nato il Loop: spiegare e rendere possibile tutto ciò che, a prima vista, appare come impossibile.
E di cose “impossibili” se ne sono viste eccome negli episodi precedenti. Eppure Nathaniel Halpern ha deciso, proprio nell’episodio che divide a metà la stagione, di cominciare a mettere un po’ di bastoni fra le ruote al proprio meccanismo andando contro la logica narrativa seguita finora.
E lo fa prendendo di nuovo in causa la famiglia Willard (mai totalmente assente neanche nei precedenti episodi comunque), in particolare Russ (l’ottimo Jonathan Pryce) e il nipote Cole (l’altrettanto ottimo benché esordiente Duncan Joiner).
Quelli che sono, a tutti gli effetti, i proprietari del Loop si trovano, in questa puntata, alle prese con una questione tristemente “possibile”: la perdita di un proprio caro. Stranamente, questo riporta la narrazione nel mondo del “quotidiano” e della “realtà”, tuttavia non rinunciando ad un tocco di magia e di surrealismo.
Durante una passeggiata il vecchio Russ porta Cole a vedere le Sfere dell’Eco, delle strutture in cui, urlandoci dentro, la voce rimbomba tante volte quanti sono i decenni di vita rimanenti. Per Cole ovviamente è prevista una vita ancora molto lunga ma quando ad urlare dentro è Russ… c’è solo il silenzio. E, infatti, ben presto vengono a galla i problemi di salute che affliggono l’anziano e che lo porteranno a quello che è il suo ineluttabile e naturale destino. Ma qui termina tutta la parte legata all'”impossibile”.
Come nei precedenti episodi, non viene data alcuna spiegazione scientifica sul perché e su come funzionino queste Sfere (né quale sia la loro origine), ma si dà per scontato che esistano e che funzionino in quel modo. Per il resto, tutta la narrazione dell’episodio si concentra sul tentativo disperato di Cole di fermare ciò che appare come ineluttabile. Ed è quello che, in definitiva, si aspetta lo stesso spettatore, dopo aver visto come i personaggi delle precedenti puntate hanno usato a proprio piacimento i “poteri” che le macchine davano loro. Per cui non sarebbe così impensabile il fatto che, ad un certo punto, Cole riesca nel suo intento sfruttando i poteri del Loop, facendo sì quindi che “l’impossibile”, quindi il poter fermare la morte, prevalga sul “possibile”.
Invece (e in questo va evidenziato il puro sadismo di Nathaniel Halpern) la morale dell’episodio va completamente in direzione opposta: nessuno può sottrarsi alla morte, neppure il buon Russ. E a nulla valgono i tentativi del nipote, accentuati dalla colonna sonora e dalla regia che enfatizzano in maniera notevole i suoi sforzi. Neppure la lenta sequenza della sua discesa nell’Underground (che mostra evidenti lacune nella sicurezza del Loop) sembra offrire una qualsivoglia speranza. E lo spettatore vive questa situazione con gli stessi occhi del piccolo protagonista (più quelli del fratello intrappolato nel robot bipede) che porta inevitabilmente ad empatizzare per lui e a seguire le sue azioni con la speranza che riesca nel suo intento di salvare il nonno dal suo destino.
Ma niente da fare: “Echo Sphere” mostra come non sempre “l’impossibile” riesca a prevalere sul “possibile”. Non si sa se questa scelta sia dovuta ad una sorta di ulteriore costruzione dell’universo narrativo, e quindi la puntata in questione sarebbe un semplice raccordo, o se in qualche modo ci saranno delle conseguenze nelle prossime puntate. La stessa morte di Russ viene mostrata in maniera abbastanza ambigua: la fusione con l’Eclipse lascia viva la speranza di un possibile “aldilà”. È una flebile speranza, anche se la scena finale propende più per una definitiva scomparsa di Russ, esattamente come deve essere. Un finale straziante ma, allo stesso tempo, molto delicato e poetico, come si addice appunto ad un bambino che si approccia per la prima volta alla visione della morte.
E qui un plauso va soprattutto alla regia di Andrew Stanton (autore di molti classici Pixar, tra cui A Bug’s Life e WALL-E), che, come i suoi predecessori, è molto abile nel riprodurre le meravigliose illustrazioni di Stålenagh e il meccanismo delle Sfere, così come di tutto il mondo surreale e magico in cui si muovono i personaggi. Un episodio che s’imprime direttamente al cuore dello spettatore e non lo molla fino all’ultimo secondo di visione.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Jonathan Pryce e il suo personaggio
  • Rapporto nonno-nipote
  • Le Sfere dell’Eco
  • Regia di Andrew Stanton
  • Finale…
  • …anche se cozza con quanto visto finora!
  • Si può entrare nell’Underground così facilmente?

 

Episodio strappalacrime a cui è impossibile rimanere insensibili. Da un certo punto di vista è contro ogni principio su cui si basa questa serie, dall’altro però si deve riconoscere che è uno degli episodi migliori e che Jonathan Pryce è pressoché perfetto nel proprio ruolo!

 

Stasis 1×03 ND milioni – ND rating
Echo Sphere 1×04 ND milioni – ND rating

Quanto ti è piaciuta la puntata?

0

Nessun voto per ora

Laureato presso l'Università di Bologna in "Cinema, televisione e produzioni multimediali". Nella vita scrive e recensisce riguardo ogni cosa che gli capita guidato dalle sue numerose personalità multiple tra cui un innocuo amico immaginario chiamato Tyler Durden!

Precedente

Tales From The Loop 1×03 – Stasis

Prossima

The Plot Against America 1×04 – Part 4