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Grey’s Anatomy 16×21 – Put On A Happy FaceTEMPO DI LETTURA 5 min

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Si dice che la fortuna aiuti gli audaci e di audacia Grey’s Anatomy deve averne davvero tanta se, dopo più di 15 anni, continua imperterrita ad andare in onda.
Ma il colpo di fortuna in questo caso non si riferisce alla sua lunga messa in onda, bensì all’inconsapevole presentazione di un 21° episodio qualsiasi che si ritrova a svolgere egregiamente il ruolo di season finale. Con lo stop della produzione dovuta all’emergenza Covid-19 infatti, i 24 canonici episodi stagionali di Grey’s Anatomy si ritrovano a venir meno, terminando questa sedicesima stagione con l’ultima puntata effettivamente girata, appunto la 21esima. E la sorpresa sta tutta qui: in una serie dove la maggior parte degli episodi ormai si trainano senza alcun effettivo avvenimento da segnalare, “Put On A Happy Face” si ritrova stranamente carica di situazioni che accrescono la trama generale.
Non sarà un season finale al cardiopalma (ma di questi se ne è già persa traccia da tempo), non ci sarà stato il tempo di creare l’ennesima tragedia di fine anno e di sicuro non ci saranno cliffhanger pronti a tenere con il fiato sospeso, ma gli eventi susseguitesi in questi ultimi 40 minuti regalano comunque passi avanti di trama adeguati.
Al centro di tutto, come da qualche puntata a questa parte, è stata posta ancora la situazione di Richard e questo ha favorito anche un altro elemento all’interno della narrazione: quel soffermarsi sul lato medical che molto spesso viene messo ormai da parte. Tutta la ricerca nei confronti della diagnosi di Webber con la conseguente operazione e risoluzione, hanno permesso alla puntata di concentrarsi maggiormente e nuovamente su di un caso medico specifico, nonostante questo riguardasse uno dei protagonisti.
Da un punto di vista prettamente personale invece, va detto che il risultato della presunta malattia di Richard si è evoluta nel modo migliore. Innanzitutto non si può non tirare un sospiro di sollievo per il pericolo Alzheimer scampato, dato che un ennesimo caso dopo Ellis e Adele sarebbe stato abbastanza ripetitivo; in secondo luogo, come si era sottolineato nella scorsa recensione, le vie d’uscita da questa storyline oscillavano da un ennesimo miracolo ad un addio del personaggio. Con quest’ultima che sarebbe apparsa abbastanza pesante in una stagione che ha già visto la dipartita di un pilastro come Justin Chambers. Virare la diagnosi su di un avvelenamento a causa del materiale di una protesi (operazione inventata per l’occasione dagli autori) trasforma la storyline di Webber in qualcosa di effettivamente più semplice che perde anche un po’ di potenza emotiva ma, d’altra parte, le permette di risolversi in maniera lineare e priva di eventi al limite del possibile.
Oltre il caso medico, questo season finale inizialmente non season finale regala anche un parto, evento che solitamente viene riservato appunto per le ultime puntate. Amelia e Link si ritrovano protagonisti di una tra le evoluzioni più veloci della storia di GA e nel giro di una stagione si mettono insieme, affrontano una crisi e portano a casa anche un bambino. Una gestione ben sviluppata e portata a temine, senza ulteriori e inutili parentesi ad interferire, per un trattamento che non tutti i personaggi possono vantare di aver ricevuto (Alex Karev in una relazione più o meno stabile per ben 7 stagioni non ha avuto la stessa fortuna ad esempio). Da notare poi, durante la nascita del bambino di Amelia con la partecipazione straordinaria della Bailey, il rimando al parto di quest’ultima quando fu aiutata nello stesso modo da George. Un richiamo che i più nostalgici troveranno d’impatto e che ben si presta nell’insieme di un supposto season finale.
Infine, come cornice dell’intero quadro dell’ultima di stagione si piazza anche la scoperta di un bel tradimento. Questa è sicuramente la parte meno piacevole dell’intera puntata, ma in realtà dell’intera annata. Il triangolo Owen-Teddy-Tom, che sembrava essere stato accantonato ufficialmente con la nascita di Allison, si è purtroppo ripreso velocemente la prima pagina, facendo scivolare il personaggio della Altman in una situazione che, ancora adesso, non sembra molto in character. Quando Grey’s Anatomy tornerà in onda il prossimo anno, sarà da capire se Teddy riuscirà a prendere finalmente una decisione e vedere come Owen reagirà nel trovarsi dall’altra parte della barricata.
La sedicesima stagione del medical drama della ABC si chiude dunque in anticipo con alcuni avvenimenti che le danno un commiato molto più movimentato di quello che ci si poteva aspettare. Ovviamente i punti in sospeso restano: dal povero De Luca, che gli autori continuano a rendere sempre più altalenante, ad una Jo che deve trovare il suo spazio nella narrazione al di fuori di Alex (seppur in questo caso il poco screen time si può attribuire al pancione di Camilla Luddington, incinta nella realtà); o ancora un Jackson che si trascina senza un vero senso ormai da troppo; per finire con Meredith, le cui basi per un risvolto con Cormac sono state lanciate seppur, come accade spesso, ancora troppo lentamente. Spetterà adesso al prossimo ritorno in scena di GA scoprire se Cristina potrà forgiarsi anche del titolo di matchmaker o meno.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Risvolto della diagnosi di Webber: nessun miracolo e nessuna dipartita
  • Un episodio che, date le circostanze, non sfigura come season finale
  • La medicina si riprende un po’ la scena
  • Owen-Teddy-Tom e un infinito triangolo davvero non richiesto
  • Troppi personaggi vagano per la serie senza un senso vero e proprio

 

Questa volta il drama si è consumato nella realtà, costringendo anche Grey’s Anatomy ad un congedo anticipato. Date le circostanze, gli autori possono ritenersi fortunati dato che la stagione poteva concludersi con episodi ben più “narrativamente vuoti” di questo.

 

Sing It Again 16×20 7.18 milioni – 1.4 rating
Put On A Happy Face 16×21 7.33 milioni – 1.4 rating

 

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Nata con la passione per telefilm e libri, cresciuta con quella per la scrittura. Unirle è sembrata la cosa più naturale. Allegra e socievole finché non trova qualcosa fuori posto, il disordine non è infatti contemplato.
Tra una mania e l'altra, si fa carico di un'estenuante sensibilità che la porta a tifare per lo sfigato di turno tra i personaggi cui si appassiona: per dirla alla Tyrion Lannister, ha un debole per “cripples, bastards and broken things”.

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