The ABC Murders 1×01 – Episode OneTEMPO DI LETTURA 6 min

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Agatha Christie è, con ogni probabilità, la più importante scrittrice di romanzi gialli di tutti i tempi. Non sorprende, quindi, che i suoi lavori siano soggetti a continui adattamenti per la televisione o per il cinema: dal 2015 ad oggi, sono stati realizzati ben due film (di cui uno, molto dimenticabile, per la televisione) e cinque miniserie (tra le quali spicca senza dubbio And Then There Were None), inclusa The ABC Murders, di cui si parlerà in questa recensione. In particolare, un personaggio alquanto adatto per le rappresentazioni su schermo pare essere Hercule Poirot, il celebre detective belga. Storicamente, quando si parla di Poirot, non possono che venire in mente due attori, ossia Peter Ustinov e, soprattutto David Suchet (non a caso, la prima immagine che si ha del detective è quasi obbligatoriamente quella della sua rappresentazione, con il cappello borsalino e dei baffi molto sottili e all’insù), il quale è stato il protagonista di Agatha Christie’s Poirot (andato in onda su ITV dal 1989 al 2013) per ben 13 stagioni e 70 episodi complessivi. L’ultimo adattamento, invece, è stato il film Murder On The Orient Express, con il ruolo principale assegnato a Kenneth Branagh. Pur non essendo stato particolarmente apprezzato dalla critica, il successo in termini di incassi è stato innegabile (353 milioni di dollari, a fronte di un budget di 55 milioni), a testimonianza del fatto che l’interesse del pubblico verso queste opere è ancora decisamente tangibile.

 

“I followed you the other day. You looked old and tired. You walk as if your feet hurt. I was rather concerned for you. I stood so close behind you. Could you feel my breath on your neck, Hercule? Plenty will say that it is vanity. “That puffed up, pompous peacock Poirot,” they’ll say. And they’ll laugh at you behind your back, but I’m not laughing because it’s not vanity. I think you’re trying to roll back the time to when you were a famous detective. When you were celebrated, when you were wanted when you were loved. I have never been loved, but I will be feared. I will be a faceless beast, leading lambs to the slaughter.”

The ABC Murders, andata in onda per tre serate consecutive il 26,27 e 28 dicembre, si inserisce nel solco delle miniserie BBC ispirate dalle opere della celebre giallista. In particolare, Sarah Phelps, che ha scritto la sceneggiatura di tutti e tre gli episodi, si era già occupata, con fortune alterne, degli adattamenti di “And Then There Were None”, “The Witness For The Prosecution” e “Odreal By Innocence”. In questo quarto adattamento, ha deciso di operare cambiamenti significativi al classico Hercule Poirot. Il detective interpretato da John Malkovich (del quale non va certo ricordato il curriculum), infatti, è molto più cupo del solito, oltre ad essere alle prese con la vecchiaia, la solitudine e la sensazione di aver fatto il suo tempo. Il desiderio di mostrarlo come un uomo solo e abbastanza triste è enfatizzata dalla scelta di far morire subito l’ispettore Japp (che, come i lettori dei vari romanzi sanno, lo segue in questa avventura) e da quella di non far comparire affatto il suo grande amico e aiutante Arthur Hastings (il quale, semplificando molto ai fini della recensione, può essere considerato simile a John Watson).
L’assenza di Hastings ha permesso inoltre ulteriori cambiamenti, dato che il nuovo ispettore Crome (Rupert Grint, noto al mondo per aver interpretato Ron Weasley e che, più recentemente, alla serie tv Snatch, ispirata al celebre film di Guy Ritchie) rivela come Poirot abbia mentito riguardo la sua esperienza come funzionario della polizia belga. Non si sa a cosa condurrà questa rivelazione, dato che nei romanzi è stato detto che, quando i due si incontrarono per la prima volta, Poirot era un agente di polizia. Molto probabilmente, questo cambio sarà funzionale alla decisione di scavare di più nel passato del personaggio, come evidenziato dai brevi (ma ripetuti) flashback finali. Questa scelta, a sua volta, va inserita all’interno di una scelta di più ampio respiro che consiste nel concentrarsi molto anche sulla situazione storica e sociale di quegli anni. Si spiegano, in questo modo, i ripetuti manifesti dell’Unione Britannica dei Fascisti, i commenti della signora Marbury, l’atteggiamento sdegnante del controllore, una volta sentito l’accento di Poirot, e la rabbia di Crome sempre nei confronti del detective. Sebbene i riferimenti storici siano spesso ben accetti per conferire all’ambientazione un tono più realistico, bisogna stare attenti a non esagerare con il simbolismo fino a stravolgere la trama.

 

“Who the hell are you?”

La questione dell’identità di Poirot (non solo per quanto riguarda l’esperienza lavorativa, ma anche in un senso più profondo) e del suo passato è sicuramente centrale nella storia. È probabile, infatti, che Alexander Bonaparte Cust (ossia il killer ABC) abbia un conto in sospeso con l’ispettore, sebbene non sia da escludere che si tratti semplicemente di una persona che vuole sfidare il celebre detective. Va detto, però, che un indizio sembra rivelare una connessione di Poirot nei vari omicidi (fino ad ora nel secondo e nel terzo, ma nelle prossime due puntate quasi sicuramente verrà mostrato anche il legame con il primo) quindi sembra più realistica la prima opzione. Non volendo, ovviamente, fare rivelazioni non necessarie  ai non lettori, si può solamente esprimere un’ulteriore ipotesi sul fil rouge che collega le vittime, oltre alla questione delle lettere dell’alfabeto: Betty Barnard e Sir Carmichael (il quale non è ancora morto, pare essere la prossima vittima designata), infatti, sono entrambi personaggi decisamente non fedeli nelle relazioni amorose e, per questo, entrambi osteggiati da alcune persone a loro vicine. Sebbene, di nuovo, non si abbiano informazioni in merito alla prima vittima, non è da escludere che esse verranno rivelate in futuro. Quel che è certo, fino ad adesso, è che la trama dei romanzi di Agatha Christie è, ancora una volta, coinvolgente e particolarmente adatta ad essere messa in scena (dettaglio assolutamente non banale), con un grande protagonista e due comprimari più che soddisfacenti (oltre a Rupert Grint, anche Eamon Farren, l’interprete di Cust, sta ben figurando). La regia di Alex Gabassi (il quale, stando a ImdB, è al suo primo incarico), invece, è senza infamia e senza lode.
Una nota finale va fatta su due dettagli: innanzitutto, se i baffi di Branagh hanno suscitato malumore tra i fan, il pizzetto di Malkovich sicuramente susciterà reazioni ancora più nette (il che in effetti è giù successo sin dalla distribuzione delle prima foto promozionali, con un giornalista del Guardian che commento con: “What is it, Breaking Bad?”). Sebbene si possa trovare un motivo dietro questa scelta (i baffi sono il simbolo della vanità e della sicurezza di Poirot, e in questa rappresentazione queste qualità non vengono certo mostrate), la rimozione di un elemento così distintivo non è certo positiva. Il secondo punto riguarda l’accento del detective. In questo caso, le critiche sono ingenerose, dato che l’uso moderato dell’accento belga da parte di Malkovich (che parla francese fluentemente) è effettivamente più aderente ai romanzi rispetto alla versione di Suchet. Se poi il problema più grande risiede nel fatto che Malkovich parla esattamente come in Johnny English, la questione può considerarsi chiusa (a meno che non si pretenda che un attore sia in grado di utilizzare due accenti diversi nel parlare una lingua per lui straniera).

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • John Malkovich
  • Alexander Bonaparte Cust
  • La trama, ovviamente
  • Buon ritmo e tensione costante
  • I baffi non possono non esserci
  • Rischio di esagerare con le modifiche e i riferimenti storici

 

L’ennesimo adattamento di un romanzo di Agatha Christie inizia abbastanza bene. Nell’attesa dei prossimi due episodi, ringraziamo tiepidamente.

 

Episode One 1×01 ND milioni – ND rating

 

 

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Romano, studente di scienze politiche, appassionato di serie tv crime. Più il mistero è intricato, meglio è. Cerco di dimenticare di essere anche tifoso della Roma.

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