The Comedy StoreTEMPO DI LETTURA 6 min

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These rooms and these hallways were a magical gateway to show business to anyone with a comic bent. This building was what I called home for many many years.

– Mike Binder

Scritta e diretta da Mike Binder, comico stand-up, regista, sceneggiatore e storico volto legato al noto locale di Los Angeles fin dagli anni Settanta, The Comedy Store è una docuserie in cinque parti rilasciata da Showtime a partire dal 5 Ottobre 2020, incentrata sulla storia dell’omonimo comedy club californiano. Partendo dal suo periodo aureo, proprio negli anni Settanta, e ripercorrendo la storia dei successivi (e altalenanti) quarant’anni di attività, il documentario ripropone una ricostruzione molto accurata – seppur visibilmente influenzata dall’esperienza personale di Binder all’interno del locale di West Hollywood – di ciò che è stato, e ancora è, il Comedy Store per tutti coloro che sognano una carriera da comico professionista. Il tutto raccontato attraverso le testimonianze di comici, attori e “addetti ai lavori” legati emotivamente e professionalmente al comedy club.

THE EPICENTER OF STAND-UP COMEDY IN THE WORLD


Mike Binder non è certo il più divertente tra i comici che hanno calcato il palco del Comedy Store – come verrà detto anche nel documentario – ma certamente è uno dei più legati al locale; ed è proprio grazie a questa sua connessione, all’incredibile disponibilità in termini di materiale di repertorio e alle sue svariate conoscenze all’interno del settore, che Binder riesce nell’impresa di creare, sostanzialmente, uno spot pubblicitario di cinque ore mascherato da documentario, reso maledettamente divertente ed efficace grazie alle decine e decine di comici intervistati per l’occasione. Jim Carrey, Chris Rock, David Letterman, Jay Leno, Bill Burr, Louis CK, Howie Mendel, Whitney Cummings, Joe Rogan, Tim Allen, Whoopy Goldberg, Michael Keaton, questi soltanto alcuni degli artisti intervistati per l’occasione, senza contare tutte le testimonianze di coloro che non ci sono più ma che hanno fatto la storia della comicità americana (Robin Williams, Freddie Prinze, Sam Kinison, Andy Kaufman, Richard Pryor e molti altri).
Fin dai primi minuti della premiere appare evidente la qualità del prodotto: un cast stellare, una serie di storie incredibili riguardanti volti ben noti ai più, tonnellate di materiale video e fotografico e una colonna sonora sempre azzeccata (anche se un po’ stucchevole in un paio di occasioni, come nel caso del video tributo a Sam Kinison sulle note di Patience dei Guns N’ Roses) contribuiscono alla creazione di un documentario irresistibile per tutti gli amanti della comicità stand-up ma perfettamente godibile anche dai meno avvezzi al genere.
The Comedy Store non è comunque incentrato solo ed esclusivamente sulla nascita di alcune delle più famose stelle di Hollywood dell’epoca. Ogni episodio alterna la storia di uno o più personaggi storici legati al locale alla storia della televisione e della stand-up comedy, esplorando gli anni dei Late Night Show, delle situation comedy e il più recente boom dei podcast, il tutto sempre con leggerezza, grazie soprattutto agli intermezzi comici regalati dagli intervistati e dagli spezzoni live registrati all’interno del club. Non deve stupire quindi se il documentario assume ben presto i connotati di una vera e propria lettera d’amore nei confronti del Comedy Store e della sua storica regina Mitzi Shore, la “mother of comedy (molti dei nomi legati alla produzione sono proprio alcuni dei cosiddetti Shore’s kids), alla quale in pratica viene dedicato questo ambizioso progetto documentaristico. Una lettera d’amore che però non indugia sul racconto dell’altra faccia della medaglia, quella fatta di faide tra comici, abusi di droghe, tragiche morti e guai economici, decidendo – sicuramente di proposito – di lasciare fuori dalla storia, completamente o parzialmente, personaggi come Jeff Ross e Chris D’Elia (entrambi nei guai per sexual misconduct) o di non affrontare deliberatamente l’argomento ignorando l’enorme elefante nella stanza con Louis CK. Una scelta in questo caso più che comprensibile proprio in virtù della natura “celebrativa” del documentario.

MITZI SHORE, MOTHER OF COMEDY


“I remember the first time I saw Mitzi. All of these super macho comedians were lining the hallway, you know, roasting each other, like “Fuck you, fuck you”, everybody yelling at each other, super masculine energy. And then as soon as Mitzi came in, they all got really small and really obsequious to her. And they’re like “Mitzi, do you need anything?”, I mean, they would literally bow, bend over.”

-Whitney Cummings

 

Elemento ricorrente nei cinque episodi della docuserie è il mito legato al personaggio di Mitzi Shore, proprietaria del club ma soprattutto del futuro lavorativo dei suoi Shore’s kids, i comici che avevano ricevuto il privilegio di ottenere la sua approvazione. Negli anni Settanta David Letterman faceva da babysitter ai suoi figli, Jay Leno dormiva nelle scale sul retro del suo locale e Jim Carrey le faceva da doorman. Mitzi Shore era una straordinaria donna d’affari, decenni avanti rispetto ai tuoi tempi, che coltivava e celebrava l’arte del cabaret, ed era considerata, non soltanto dai suoi “figli adottivi” dello Store, la regina della comedy, appellativo con la quale ancora viene celebrata anche dopo la sua scomparsa avvenuta nel 2018.
Grazie al suo club, Mitzi ha contribuito negli anni a cambiare il volto del panorama comico americano e ha lasciato un segno indelebile e un’eredità nell’industria dell’intrattenimento e nella comunità della comicità stand-up che difficilmente verrà dimenticata. Per almeno una dozzina di anni la donna è stata una figura “onnipotente”, in grado di influire pesantemente sulla carriera di un’artista, durante un periodo straordinariamente fertile per il cabaret, quando molte delle star della comicità odierna si presentavano a Los Angeles soltanto per salire sul palco dell’unico posto che contava veramente. Nel corso degli anni, Shore ha costruito questo personaggio dalle mille sfumature: eccentrica mamma chioccia, talent scout, datore di lavoro, padrone di casa e critico delle esibizioni, guadagnandosi il rispetto e la riconoscenza di decine e decine di future star della televisione e del cinema. I comici ora prendono in giro la sua voce stridula, i suoi capelli crespi e il suo ufficio buio rococò, illuminato solo da lampade di Tiffany, ma lo fanno sempre con reverenziale rispetto, consci del fatto che molti di loro non avrebbero avuto la loro occasione senza la sua personale benedizione. In quell’ufficio Shore teneva un cartello con su scritto: “It’s a sin to encourage mediocre talent“. Una frase che racchiude perfettamente la visione di Mitzi circa il mondo del cabaret e la sua costante ricerca del talento, merce molto rara e per questo nascosta talvolta nei posti più inaspettati.

… THEM ALL!


 

Saw You Last Night On The Tonight Show 1×01
The Comedy Strike 1×02
The Wild Bunch 1×03
Joe Rogan Returns 1×04
The Birth Of A Bit 1×05

 

Una docuserie che sicuramente verrà apprezzata a pieno soltanto da un appassionato del genere, ma che comunque grazie ai grandi nomi coinvolti e ad uno storytelling sempre frizzante può coinvolgere anche lo spettatore meno avvezzo al settore. Un tributo della durata di cinque ore ad una delle figure femminili più iconiche della Hollywood di fine secolo e un’occasione per farsi due risate in compagnia di alcuni dei comici americani più divertenti di sempre. Assolutamente consigliata.

 

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Ventinovenne oramai da qualche anno, entra in Recenserie perché gli andava. Teledipendente cronico, giornalista freelance e pizzaiolo trapiantato in Scozia, ama definirsi con queste due parole: bello. Non ha ancora accettato il fatto che Scrubs sia finito e allora continua a guardarlo in loop da dieci anni.

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