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The Conners non è, ma soprattutto non può essere considerata, una banale sitcom come tante altre dal momento che la sua nascita ed il suo percorso narrativo non è un qualcosa sbucato dal nulla nel 2018, bensì creatosi nel corso degli anni.
Ma per poter presentare correttamente la sua nascita occorre per forza di cose fare alcuni passi indietro.
Siamo nel 1988 e la ABC presenta nel proprio palinsesto la serie sitcom Roseanne che da lì a poco sarebbe diventata una certezza nel campo seriale dell’epoca, ricevendo ottimi riscontri di pubblico. Come tanti altri prodotti, però, la serie giunge alla sua naturale conclusione con la nona stagione (siamo nel 1996).
Cercando di cavalcare l’onda nostalgica che sembra investire il pubblico da circa due anni a questa parte, la ABC decide bene, a marzo del 2018, di provare a dare in pasto ai propri telespettatori la continuazione di quel fortunato brand che era stato Roseanne. Il revival ha successo di pubblico e di critica ed ottiene un rinnovo per una undicesima stagione. Davanti agli occhi dei fan iniziano a prospettarsi anni futuri conditi di gag e battute derivanti proprio dalla serie. Ma ad un tratto, la pazzia: Roseanne Barr, attrice che porta in scena la protagonista indiscussa della serie, si lascia scappare un discutibilissimo tweet (che andrà prima a definire una battuta e successivamente proverà a difendersi dicendo di averlo scritto mentre era sotto effetto di medicine). La figura pubblica dell’attrice, in un batter di ciglia, viene demolita e fatta a pezzi dai media statunitensi: Hulu e Paramount iniziano a disfarsi del marchio Roseanne dai propri cataloghi, ma cosa più importante, l’ABC decide di abbandonare l’idea di una seconda stagione del revival e scarica definitivamente l’attrice.
Sembrerebbe la fine di tutto. Un epilogo triste che nessuno avrebbe mai potuto immaginare. Ed invece il genio, la follia: come solo gli sceneggiatori di Boris avrebbero potuto proporre, ecco che in men che non si dica l’ABC avanza una forzatissima operazione di rebranding. Via Roseanne, ecco i The Conners. Dopotutto, in qualche modo doveva essere sfruttato il risveglio del pubblico legato a Roseanne, ma soprattutto doveva essere incanalato in un prodotto su cui si poteva contare, in cui gli spettatori potessero ritrovare dei volti (e delle situazioni) già conosciuti. Ecco quindi che Roseanne Conner viene fatta letteralmente morire off-screen (tramite overdose) per dare modo alla famiglia di riprendere la propria quotidianità. Chiusa questa lunga parentesi, utile e necessaria per introdurre adeguatamente questo prodotto, c’è da capire cosa esattamente possa apportare oggi come oggi (e considerati gli scandali) un prodotto come The Conners.
La decisione di far morire Roseanne per colpa di un’overdose risulta un’idea oltremodo violenta per una sitcom a stampo famigliare che, teoricamente, dovrebbe intrattenere il proprio pubblico con delle sane e leggere risate. Proprio la leggerezza, almeno in questo primissimo episodio, fatica ad essere percepita. Il dover trattare di una tematica come quella della morte all’interno di una comedy, risulta sicuramente essere un elemento di difficile gestione ed è quindi da dare atto alla serie del coraggio di volerci (o doverci?) provare. Della scomparsa in scena di Roseanne si doveva prima o poi parlare e forse questo pilot (che pilot in fin dei conti non è) risente dell’influsso negativo proprio del personaggio scomparso.
Il primo ed unico vero momento di leggerezza assoluta si avverte con la comparsa dei titoli di coda, in sovrimpressione ad una tavolata felice e sorridente proprio dei Conners. Ed è da questo punto, da questi sorrisi e da quella felicità famigliare, che la serie deve cercare di ripartire per potersi mettere alle spalle il passato e puntare dritto al futuro. Un futuro che potrebbe benissimo presentarsi roseo, dipende solamente dalla buona volontà degli sceneggiatori di mettersi fin da subito alle spalle Roseanne e di cercare di introdurre nuove tematiche all’interno della serie, unitamente ad un maggiore sfruttamento di tutti gli altri personaggi di contorno.
Ma per poter presentare correttamente la sua nascita occorre per forza di cose fare alcuni passi indietro.
Siamo nel 1988 e la ABC presenta nel proprio palinsesto la serie sitcom Roseanne che da lì a poco sarebbe diventata una certezza nel campo seriale dell’epoca, ricevendo ottimi riscontri di pubblico. Come tanti altri prodotti, però, la serie giunge alla sua naturale conclusione con la nona stagione (siamo nel 1996).
Cercando di cavalcare l’onda nostalgica che sembra investire il pubblico da circa due anni a questa parte, la ABC decide bene, a marzo del 2018, di provare a dare in pasto ai propri telespettatori la continuazione di quel fortunato brand che era stato Roseanne. Il revival ha successo di pubblico e di critica ed ottiene un rinnovo per una undicesima stagione. Davanti agli occhi dei fan iniziano a prospettarsi anni futuri conditi di gag e battute derivanti proprio dalla serie. Ma ad un tratto, la pazzia: Roseanne Barr, attrice che porta in scena la protagonista indiscussa della serie, si lascia scappare un discutibilissimo tweet (che andrà prima a definire una battuta e successivamente proverà a difendersi dicendo di averlo scritto mentre era sotto effetto di medicine). La figura pubblica dell’attrice, in un batter di ciglia, viene demolita e fatta a pezzi dai media statunitensi: Hulu e Paramount iniziano a disfarsi del marchio Roseanne dai propri cataloghi, ma cosa più importante, l’ABC decide di abbandonare l’idea di una seconda stagione del revival e scarica definitivamente l’attrice.
Sembrerebbe la fine di tutto. Un epilogo triste che nessuno avrebbe mai potuto immaginare. Ed invece il genio, la follia: come solo gli sceneggiatori di Boris avrebbero potuto proporre, ecco che in men che non si dica l’ABC avanza una forzatissima operazione di rebranding. Via Roseanne, ecco i The Conners. Dopotutto, in qualche modo doveva essere sfruttato il risveglio del pubblico legato a Roseanne, ma soprattutto doveva essere incanalato in un prodotto su cui si poteva contare, in cui gli spettatori potessero ritrovare dei volti (e delle situazioni) già conosciuti. Ecco quindi che Roseanne Conner viene fatta letteralmente morire off-screen (tramite overdose) per dare modo alla famiglia di riprendere la propria quotidianità. Chiusa questa lunga parentesi, utile e necessaria per introdurre adeguatamente questo prodotto, c’è da capire cosa esattamente possa apportare oggi come oggi (e considerati gli scandali) un prodotto come The Conners.
La decisione di far morire Roseanne per colpa di un’overdose risulta un’idea oltremodo violenta per una sitcom a stampo famigliare che, teoricamente, dovrebbe intrattenere il proprio pubblico con delle sane e leggere risate. Proprio la leggerezza, almeno in questo primissimo episodio, fatica ad essere percepita. Il dover trattare di una tematica come quella della morte all’interno di una comedy, risulta sicuramente essere un elemento di difficile gestione ed è quindi da dare atto alla serie del coraggio di volerci (o doverci?) provare. Della scomparsa in scena di Roseanne si doveva prima o poi parlare e forse questo pilot (che pilot in fin dei conti non è) risente dell’influsso negativo proprio del personaggio scomparso.
Il primo ed unico vero momento di leggerezza assoluta si avverte con la comparsa dei titoli di coda, in sovrimpressione ad una tavolata felice e sorridente proprio dei Conners. Ed è da questo punto, da questi sorrisi e da quella felicità famigliare, che la serie deve cercare di ripartire per potersi mettere alle spalle il passato e puntare dritto al futuro. Un futuro che potrebbe benissimo presentarsi roseo, dipende solamente dalla buona volontà degli sceneggiatori di mettersi fin da subito alle spalle Roseanne e di cercare di introdurre nuove tematiche all’interno della serie, unitamente ad un maggiore sfruttamento di tutti gli altri personaggi di contorno.
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Sitcom a stampo famigliare, spin-off della “sfortunata” Roseanne. Risate registrate, battute sicuramente non d’alto livello, ma per venti minuti a settimana di intrattenimento non si può sicuramente pretendere uno spettacolo di George Carlin, vero?
Keep On Truckin 1×01 | 10.56 milioni – 2.4 rating |
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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.