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The Deuce è e continua a non essere una serie adatta a tutti, non solo per il tema trattato. La narrazione, il modo (o il tentativo) di tenere legate le storie tra di loro e la totale assenza di plot twist che rendono la serie realistica sono estremamente peculiari, oltre che appartenenti ad un modo di scrivere che sembra ormai sorpassato. Chi è ancora qui dopo 11 episodi si è evidentemente adeguato a questo ritmo, non è infatti un caso che anche il bacino d’utenza si sia infatti ridotto dal milioncino scarso di spettatori a 600.000 stoici.
E francamente anche chi scrive non è che sia proprio in visibilio ogni settimana per la visione della puntata perché, tanto, tutto è stato scritto e girato per una digestione nel lungo periodo. Allora cosa ci fa andare avanti? Solo tre cose: curiosità, attenzione al dettaglio storico e battute taglienti.
Qui di seguito un esempio.
E francamente anche chi scrive non è che sia proprio in visibilio ogni settimana per la visione della puntata perché, tanto, tutto è stato scritto e girato per una digestione nel lungo periodo. Allora cosa ci fa andare avanti? Solo tre cose: curiosità, attenzione al dettaglio storico e battute taglienti.
Qui di seguito un esempio.
Larry: “D.P. that’s Director of Photography, right? Head cameraman?”
Porn Actor: “Nah. D.P. means “double penetration.”
Larry: “Double penetration? So you fuck her twice?”
Porn Actor: “Not exactly.”
Larry: “So your dick touches his dick?”
Porn Actor: “Not on purpose, but if it happens, who cares?”
Porn Actor: “Nah. D.P. means “double penetration.”
Larry: “Double penetration? So you fuck her twice?”
Porn Actor: “Not exactly.”
Larry: “So your dick touches his dick?”
Porn Actor: “Not on purpose, but if it happens, who cares?”
Durante la visione di “Seven-Fifty” emerge un fattore che a seconda del gusto può o far storcere il naso o far apprezzare ulteriormente la puntata: i cambi di scena, veloci e imperterriti. Steph Green, regista della puntata, ha accentuato ulteriormente questo lato di The Deuce andando ad enfatizzare i tagli delle varie scene con il risultato appena osservato. Onestamente bisogna ammettere che l’effetto può essere piacevole se viene enfatizzato il collegamento tra le due scene attraverso un elemento in comune: il passaggio tra la fellatio di Candy e la firma per il locale è stato perfetto, esattamente come quello dei soldi puntati nella partita a poker che arrivano precisamente dopo l’inquadratura con l’assegno di Candy. Piccoli dettagli che legano storyline estremamente distanti tra di loro in una maniera sublime e giustificata. Il problema nasce però quando viene a mancare questo collegamento, il che accade molto spesso.
The Deuce, giustamente, prova a tenere insieme quante più storyline possibile perché è il racconto (e resoconto) delle persone che hanno vissuto quella Deuce, nel farlo però a volte, come in questo episodio, c’è un eccessivo salto temporale e geografico che frammenta sia la visione che il ritmo. Per una volta che la storia viene portata nella West Coast in occasione degli AFAA non sarebbe guastato un maggior focus ed un maggior minutaggio dell’evento o anche solo del modo di fare film porno a L.A. ma invece si è optato per una fugace visita. Errore che pesa anche nella valutazione finale di “Seven-Fifty”.
Se poi si vuole portare la recensione ad un commento delle varie storyline l’unico vero cambiamento arriva da Ovest verso Est dopo le vittorie delle due statuette. Da un lato C.C. e la vincitrice della statuetta devono venire a patti tra di loro, il che enfatizza il distacco tra i due sempre più evidente ed il tentativo del primo di tenere legata Lori al suo guinzaglio, dall’altro invece Candy è costretta a venire a patti con la sua vecchia versione di sé per realizzare il suo sogno. Piccoli progressi nelle due storie, nessun progresso nelle altre. Peccato.
The Deuce, giustamente, prova a tenere insieme quante più storyline possibile perché è il racconto (e resoconto) delle persone che hanno vissuto quella Deuce, nel farlo però a volte, come in questo episodio, c’è un eccessivo salto temporale e geografico che frammenta sia la visione che il ritmo. Per una volta che la storia viene portata nella West Coast in occasione degli AFAA non sarebbe guastato un maggior focus ed un maggior minutaggio dell’evento o anche solo del modo di fare film porno a L.A. ma invece si è optato per una fugace visita. Errore che pesa anche nella valutazione finale di “Seven-Fifty”.
Se poi si vuole portare la recensione ad un commento delle varie storyline l’unico vero cambiamento arriva da Ovest verso Est dopo le vittorie delle due statuette. Da un lato C.C. e la vincitrice della statuetta devono venire a patti tra di loro, il che enfatizza il distacco tra i due sempre più evidente ed il tentativo del primo di tenere legata Lori al suo guinzaglio, dall’altro invece Candy è costretta a venire a patti con la sua vecchia versione di sé per realizzare il suo sogno. Piccoli progressi nelle due storie, nessun progresso nelle altre. Peccato.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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The Deuce continua ad essere The Deuce nel bene e nel male. È sempre difficile poter dare un giudizio diverso da un Save o un Thank perché dipende veramente dalla forza della puntata. In questo caso c’erano tutte le carte in regola per arrivare serenamente ad il Thank e osare oltre ma invece l’atterraggio a L.A. non ha portato ai risultati sperati. Sfortunatamente.
There’s An Art To This 2×02 | 0.60 milioni – 0.1 rating |
Seven-Fifty 2×03 | 0.58 milioni – 0.1 rating |
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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.