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Come recita la regola n° 1 del Manuale delle Giovani Marmotte crime: se vieni aggredita in casa tua, e il colpevole mostra il suo volto, hai una discreta possibilità di non riuscire a salvare la pelle.
Per questo, se la scorsa puntata di questo serial made in Ireland si chiudeva con un cliffhanger dell’aggressione in corso, non ci ha poi tanto sorpreso l’apertura del secondo episodio: la vittima, ormai cadavere, che deve sottostare alle varie psicosi dell’assalitore. In questo caso diciamo che Graham Paul , ha un modo tutto suo di eliminare le tracce dal corpo: appoggiarlo nella vasca, lavarlo, insaponarlo e poi mettere su una lavatrice di panni “sporchi”, tutto con assoluta tranquillità, poiché sa bene che la vittima in questione abita da sola e quindi non potrebbe mai avere chi lo disturba.
Sta continuando dunque la descrizione “like-Dexter” di questo personaggio che non dispiace affatto. Diciamo che la serie di Showtime ha aperto le porte a un nuovo genere in cui l’antieroe viene descritto in maniera centrale, e la BBC sta provando a utilizzare questa tipologia seriale.
Tornando al nostro vademecum, la regola n° 2 afferma: se il tuo assassino pone una maniacale attenzione alla tua salma, è evidente che tu non sia stata altro che una “sostituta” del vero bersaglio. Semplicemente, eri al posto sbagliato al momento sbagliato, e lui poverino doveva soddisfare i propri impulsi. (Chiamasi altresì Sfiga.) In verità, abbiamo già accennato allo strano target del predatore: tutte donne sui trent’anni, con occhi e capelli scuri, lavoratrici e sole in casa. Target che proprio per queste peculiarità ha fatto sì che venisse identificato un assassino seriale; “strano” perché la moglie dello psicologo è di fisionomia opposta e quindi ci fa pensare a un semplice matrimonio d’apparenza, utile a nascondere la vera natura del soggetto più che epilogo d’amore. (Ricorda qualcosa,eh? Sì, la povera Rita, moglie dell’ematologo più “in” di Miami… Le citazioni qui si sprecano). Comunque, se vogliamo vi è anche una regola n° 2 – comma 2: l’avere un gatto può in alcuni casi incentivare a colpirti, perché è ritenuta una legge non scritta che donna + gatto = donna sola .( Eh, lo sò, anche a me piacciono i gatti, ma tant’è.)
Regola n° 3 del Manuale: l’assassino tenderà a portar via dalla scena dei “trofei” per poter rivivere il crimine come e quando vuole. In questo caso, parliamo della strana abitudine di Graham, scusate di Paul, di portar via ciocche di capelli e collane e di fotografare l’evento. Per poi regalare la stessa collana all’adorata figlia, ovvio.
Regola n° 4: vedrai la squadra “most-smart” della polizia del luogo iniziare a preoccuparsi per la tua sorte una volta che non avrai più un futuro. In particolare, capiranno di essere stati molto stupidi soltanto quando a chiamarli sarà tua sorella che ha ritrovato il tuo corpo. E su questo va beh, diciamo che in tutti i thriller quando ad essere protagonista è il colpevole c’è bisogno di un modo per far sì che continui il suo lavoro, e l’idiozia della polizia è un’ottima scusa.
Regola n° 5: ci sarà tuttavia un investigatore (in questo caso donna, una volta tanto), unico a capire cosa realmente accade, e a prendere le redini della situazione. Si va infatti sempre più delineando il profilo della protagonista femminile interpretata da Gillian Anderson: a tratti cinica e di una freddezza spietata, la tipica persona con la parola giusta al momento giusto; è una donna moderna che ha cercato di affermarsi in un ambiente maschile, con tutte le conseguenze che da questo ne deriva. La mancanza di un legame affettivo, non solo con il sesso maschile ma anche con parenti o amici che fino ad ora non sono stati nemmeno citati, e l’evitare ulteriori legami sociali (che la rende stranamente simile al personaggio di Dornan), indica per lo più qualcuno che ha deciso di affermarsi nella sfera lavorativa più che in quella privata. Il perchè di questo suo comportamento non c’è (ancora) dato saperlo. Comunque, è da ammettere che sa come agire nei casi che le si presentano ed è pronta a fare tutto il possibile per evitare che si ripetano. A mio parere però, se vi era una cosa che all’inizio stonava, era l’alternarsi delle scene iniziali di Paul con quelle della serata “amorosa” della Detective. Certo, una donna di quarant’anni dedita al lavoro 24h su 24 ha il sacrosanto diritto di rilassarsi e sfogare le proprie pulsioni, ma mi domando perché non si sia aspettato che venisse terminata la descrizione di ciò che avveniva nell’appartamento della vittima e solo dopo passare a lei. Poteva essere utile per approfondire la personalità dell’assassino, mentre in questa maniera lo spettatore passava dallo sgomento per l’atteggiamento totalmente imperturbabile del protagonista, allo sconcerto per ciò che avviene nella stanza della Gibson. Il tutto in cinque minuti.
Dobbiamo segnalare anche l’ingresso di nuovi personaggi: la patologa scientifica (interpretata da Archie Panjabi, l’investigatrice di “The Good Wife”), l’avvocato McSwine, la teenager Katie, che in questo episodio hanno iniziato ad avere un certo risalto, e per questo c’è da scommettere che ci saranno ulteriori loro interventi in futuro. Per adesso, sono serviti ad ampliare la story-line con un’intrecciatura che non si troverebbe nemmeno se si studiasse la genetica degli abitanti in un paese di mille persone. Comunque utili però per combattere la banalità della trama colpevole-polizia che vi era al centro del pilot. A tal punto, menzione va data al Sergente Jimmy Olson, entrato adesso nella storia, e adesso fatto uscire con epilogo alquanto tragico. Sembrava che anche lui fosse una promessa per i prossimi episodi e invece l’hanno subito eliminato. Probabilmente, è una tattica per collegare il suo caso a quello centrale del serial killer.
Dobbiamo dire che se la scorsa puntata è stata interessante, in questa seconda iniziano ad intravedersi delle crepe narrative: ad esempio il fatto che Paul in realtà non sia una persona molto socievole o particolarmente simpatica, anzi l’impressione è che sia un tipo molto riservato. Allora la domanda è: è sempre stato così o è una questione degli ultimi tempi? E se così fosse, è mai possibile che la moglie non sospetti nulla? Non necessariamente che il marito sia un crudele assassino, ma almeno che abbia un problema di fondo. Oppure, che sia totalmente cieca se una quindicenne si presenta a casa sua, poco vestita, per fargli visita? Questi personaggi, che ahimè sono spesso più reali di quanto vorremmo pensare, sono quelli che lasciano più interdetti. Da ricordare ad ogni modo che la figlia dei due sembra sia soggetta a un trauma recente (appena accennato nel pilot) e che tuttora si nota in famiglia una certa preoccupazione, quindi diciamo che in parte “abboniamo” la stupidità della donna all’amore materno. (Non tutta ovviamente, perchè di tanto in tanto bisogna pure essere svegli.)
Inoltre, se la figlia ha preso dal padre, come sembra da quei disegni, e dopo che ha visto il suddetto padre provarci con la baby-sitter, avrà bisogno di anni e anni di psicoanalisi… Questa però è un’altra storia.
PRO:
- Stile narrativo dato dall’ alternanza di scene non collegate: nuova tecnica che permette maggiore attenzione da parte dello spettatore, e maggiore possibilità di sviluppo della trama, con un ritmo calzante.
- Story-line più ampia dei soliti due protagonisti buono/cattivo
- I nuovi personaggi e le loro nuove storie.
CONTRO:
- La scena della Gibson in scompenso ormonale: va bene alternare e diversificare, ma perché metterla lì in quel modo, cosa ha significato?
- La moglie poco sveglia del protagonista: seriamente,una quindicenne si presenta a casa tua con un temporale che sembra sia venuto giù il Mondo, tuo marito le offre una birra pur essendo minorenne, e tu te ne vai senza avere il minimo dubbio?
- La polizia: il ritratto che ne esce da queste due puntate non è molto positivo. E inizia ad intravedersi una sorta di “mafia” in cui sono coinvolti alcuni elementi. Per favore, già visto e rivisto.
- Questo rifarsi al classico crime non può continuare a lungo: va bene uno, due episodi, ma volte si ha l’impressione di uno scopiazzamento generale di alcune serie. E non va bene.
Al voto ci aggiungerei un meno meno. Non me la sento di dare di più, perché come è vero che hanno allargato la storia, è pur vero che iniziano a intravedersi dei difetti. E allora meglio che vi siano poche cose ma buone.
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Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.