The Following 3×01 – New BloodTEMPO DI LETTURA 4 min

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“While you lie, more die.”

“New Blood” è il risultato del travagliatissimo lavoro del quale è stato vittima The Following: sceneggiatori e produttori cambiati e sostituiti, trama revisionate e riadattata per varie esigenze. Il risultato? Una blanda premiere che non ingrana, coinvolge solo parzialmente e riesce a salvarsi in corner grazie a rare scene e a determinati personaggi, i quali già spiccavano per bravura e caratterizzazione nella passata stagione.
Ma vediamo meglio da vicino: Joe Carroll si trova nel braccio della morte, pronto ad essere giustiziato tra meno di un mese. James Purefoy non compare (se non per qualche foto segnaletica) nella puntata e ciò coincide con una delle più grosse carenze dell’episodio stesso: la mancanza del sociopatico per eccellenza con il quale Ryan ha combattuto duramente per due stagioni. Joe si trova in isolamento, là, gettato nel dimenticatoio. Messo in naftalina fino al momento in cui occorrerà il suo aiuto, se mai arriverà. Lasciato da parte per un momento il povero Joe, ci ritroviamo davanti ad un altro ottimo e spietato bad guy: quel Mark tanto introverso e strano della seconda stagione, ora maturato (relativamente al suo lato sociopatico) e cresciuto in quanto a cattiveria e sadismo. Sam Underwood, che lo interpreta, sfodera una prestazione maiuscola e oltremodo coinvolgente. Di una bravura eccezionale, specificatamente parlando nelle riprese in cui Mark -il quale sembra ancora scosso dalla perdita del fratello, tanto da non averla assimilata- immedesima entrambe le personalità dei gemelli. Terrificante e scenicamente perfetto. Da questo lato gli sceneggiatori hanno azzeccato in pieno.
Tenuto in considerazione Mark, la sua nemesi per antonomasia all’interno della serie non potrebbe che essere Mike Weston. Il giovane, da semplice agente in aiuto a Ryan come lo era nelle passate stagioni, ora sembra aver preso totale autonomia. E’ facile notare la forte somiglianza tra l’attuale Mike ed il “vecchio” Ryan Hardy: scontroso, solitario e pronto a sacrificare i propri affetti pur di inseguire e porre fine al male. Rappresentativa è infatti la scena di Mike che mette lo zaino in spalla e se ne va dalla casa di Max per andare alla ricerca del gemello cattivo ancora in vita. Ora, tralasciando il forte sentimentalismo presenta nella ripresa, sorge subito un forte dubbio sulla logica della stessa: lo zaino in spalla rappresenta certamente il fatto che Mike se ne debba andare per tanto tempo, ma risulta un tale cliché da rasentare il patetico ed pedante.
Friedrich Nietzsche disse: “Chi combatte con i mostri deve guardarsi dal non diventare egli stesso un mostro” (frase già citata in un altro serial crime, Bosch): ed è proprio secondo tale principio che Mark cerca vendetta ed addita come bugiardi i nostri tre protagonisti e compagni di sventura. Nelle passate recensioni delle scorse stagioni, abbiamo più volte ripetuto quanto fosse sottile la linea di demarcazione tra buoni e cattivi all’interno di questa serie; quella di Mark è una reale e concreta presa di coscienza riguardo a questo determinato punto. Se Joe, Lily, Luke, i follower di Joe e la setta di Korban rappresentano gli assassini, Ryan e la sua squadra dopo i molteplici omicidi portati a compimento cosa rappresentano? Il bene? Secondo il punto di vista di Mark, no di certo, in quanto pure la polizia stessa si è macchiata del sangue di diverse persone. Alcune che avevano semplicemente perso il contatto con la vita reale.
E’ un forte punto di partenza quello di Mark, perché da diverse angolazioni di ragionamento ha completamente ragione ed il torto è difficile da evidenziare dal suo punto di vista: perché Ryan, Mike e Max devono essere trattati e ritenuti diversi dai killer ai quali davano e danno ora la caccia?
Tralasciata la ragione che spinge Mark alla vendetta, il resto della trama appare confusa e scadente. Si tratta di un nuovo inizio (infatti il titolo è abbastanza chiarificatore): niente più Joe, si passa ad un nuovo sociopatico, con un carattere ed una tendenza alla violenza completamente diversa da quella dell’ex professore-scrittore.
Nota a margine: attorno al minuto quarantuno, Ryan sembra ripercorrere le passate due stagioni osservando le fotografie dei vari personaggi comparsi all’interno della serie (si passa da Joe, ovviamente, ad Emma). E’ una scena stilisticamente ben fatta e molto significativa.
La stagione è ancora agli albori e quindi non ci resta che attendere speranzosi ulteriori sviluppi.

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Mark e la sua sete di vendetta
  • Sam Underwood con una recitazione sublime quando interpreta entrambi i gemelli nella stessa ripresa
  • La scena, verso fine episodio, in cui Ryan ripercorre i vari morti delle passate stagioni di The Following
  • Joe Carroll/James Purefoy assenti nella puntata
  • Claire accantonata definitivamente
  • Puntata lenta e non eccessivamente coinvolgente
  • Trama che fin qui lascia l’amaro in bocca
  • Il misterioso autista che aiutò Mark a fuggire: dissolto un grande cliffhanger non regalando niente al pubblico
Domani sarà fantastico. Perché domani…uno di loro morirà.
Chi dei tre vedrà la propria vita in pericolo? Ma guardando più avanti con la stagione: gli sceneggiatori riusciranno a cavare qualcosa di buono da questa nuova trama riguardante Mark e la sua vendetta oppure si cadrà nel ridicolo e nel blando come più volte già accaduto in questa serie?

Forgive 2×15 4.81 milioni – 1.5 rating
New Blood 3×01 4.86 milioni – 2.6 rating

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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.

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