The Following 3×14 – 3×15 – Dead or Alive – The ReckoningTEMPO DI LETTURA 7 min

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“I destroy everyone I love. I have to protect them from me.”


Dopo un percorso lungo tre anni anche The Following giunge alla conclusione, in maniera forzata vista la cancellazione tutta da additare al basso livello di ascolti registrato in questa stagione (forse dovuto anche all’eliminazione di Joe dalla serie, come abbiamo già più volte detto).
In questi tre anni la serie ha regalato tanto ai propri spettatori, donando loro però anche diverse scene (o intere puntate) votate al più blando no sense generalista e scarno. La serie era partita in maniera dirompente e con un pilot davvero convincente: un buono dall’anima combattuta e che deve cercare di riabilitarsi, un cattivo oltremodo astuto e spietato, il tocco della poesia di Poe per condire il tutto e cercare di rendere ogni cosa poetica/filosofica. Mano a mano che la trama procedeva però, ci si rendeva conto di quanto inconsistente fosse la storia: scene realmente mal costruite, morti senza un effettivo senso logico, personaggi che apparivano in maniera lampo prima di passare a miglior vita.
La prima stagione ha visto come unico vero centro che sprigionava odio e terrore Joe Carroll; la seconda al filone di trama riguardante l’ex professore ha aggiunto quello dei due gemelli psicopatici (Mark e Luke) e della loro madre (Lily); la terza stagione ha visto aggiungersi ulteriore carne al fuoco con prima l’introduzione nella lista dei cattivi di Strauss, utilizzata come strumento per presentare “il suo miglior studente“, tale Theo che sembra volesse far concorrenza a Joe in quanto a cattiveria e astuzia, ma sembra aver fatto semplicemente un grosso buco nell’acqua.
Dopo aver lasciato alto il pathos con il (terrificante) cliffahnger dell’ultimo episodio, in “Dead Or Alive” Mike viene mostrato in un terribile stato di salute, ma pur essendo in precarie condizioni mediche e vacillando tra la vita e la morte, rimarrà in vita ma bloccato a letto per entrambi gli episodi conclusivi della serie, non donando quindi nulla di suo a quest’ultima perla seriale firmata da Marcos Siega. Parallelamente a Mike, veniamo a conoscenza della definitiva dipartita di Mark che muore in maniera praticamente identica al fratello: Luke infatti in “Forgive” stava per sparare a Mike riverso a terra, prima che Max intervenisse salvandogli la vita; a parti invertite, questa volta è Mike a salvaguardare la vita “dell’amore della sua vita” uccidendo con due colpi di pistola il sociopatico interpretato da Sam Underwood. La morte del personaggio viene mal inserita nella trama e trattata in maniera troppo semplicistica: la notizia della morte arriva allo spettatore semplicemente perché Daisy stava ascoltando la radio. Trattandosi di un personaggio principale (e lo è davvero avendo caratterizzato per intero la seconda stagione e più di metà della terza), essere liquidato in maniera tanto rapida e frettolosa pare eccessivo e completamente fuori luogo. Soprattutto perché Mark era l’unico ad essersi fatto voce di un pensiero vero e giusto: la sua era una vendetta mascherata, ovviamente, ma quello a cui voleva dar voce era una richiesta di giustizia per l’omicidio a sangue freddo della mamma, Lily Gray, portato a compimento dall’agente dell’FBI Mike Weston che aveva poi insabbiato l’intero fatto.

La puntata viene cosparsa dei più blandi cliché e risulta poco credibile (esempio lampante di cliché è sicuramente la casa completamente isolata e tagliata fuori dal mondo in cui vive Gina Mendez), soprattutto lascia adito a dubbi il fatto che Theo cerchi di colpire Ryan nei suoi affetti più cari, ma prende di mira l’agente che ha lasciato il servizio (Gina), tralasciando la sorella dell’agente, o Gwen, oppure Max o Mike. Certamente Gina è quella più vulnerabile tra tutti, ma essendo un personaggio accantonato da diversi episodi non convince troppo la scelta di riprenderla in considerazione per questa sua apparizione lampo.
Theo finalmente sembra lasciare la strada della razionalità e del suo essere saggio e astuto, seguendo le orme di quelli che sono stati i suoi predecessori (Joe, ma anche Luke e Mark) facendosi trascinare dalla più profonda e cruda sociopatia. Il suo perdere la ragione ed il suo diventare imprevedibile è davvero ben presentato all’interno degli episodi, così com’è molto toccante (per quanto il termine non sembra coerente con il personaggio di Theo) la scena nella quale l’uomo ricorda la sorella, morta dopo un colpo di pistola sparato da Ryan nello scorso episodio.
Il cliffhanger di fine episodio è ben costruito, anche se musica e cambio di scene (nei quali compariva Gwen) facevano presagire qualcosa.
La puntata conclusiva della serie è cosparsa di intensi rimandi ad una serie che per otto anni ha raccolto tanti elogi, ma che ha diviso i fan con il proprio finale di serie: Dexter. Ebbene, The Following ci ripresenta lo stesso finale con dei parallelismi che non lasciano adito a troppi dubbi.
Dexter abbandonava il proprio figlio, Harrison, lasciandolo solo al mondo con Hannah. Motivazione? Il suo passeggero oscuro era un essere indomabile e dovunque andasse, Dexter era come un cancro: portava solo dispiacere e dolore alle persone che amava. In tal modo difende loro da egli stesso.
Ryan Hardy abbandona il proprio figlio e Gwen. Motivazione? Non tornando da loro li protegge dalle persone che lo vogliono morto.
Per entrambi, l’ultimo fotogramma dell’episodio li vede con il volto sconvolto e completamente trasformati.
Certo, per Dexter quello era il finale definitivo, mentre per Ryan questo avrebbe dovuto rappresentare un finale “momentaneo” in attesa di una quarta stagione dove presumibilmente avrebbe dato la caccia ad Eliza in cerca di vendetta e proteggendo così i suoi cari. Ciò nonostante come conclusione è davvero troppo cinematografica e poco credibile, così com’è davvero esagerato il fatto che Ryan torni solo per uccidere Lisa Campbell di cui aveva il sospetto (non aveva la certezza, ma solo il sospetto) che fosse una spia di Theo/Eliza. Così com’è abbastanza dubbio il fatto che la stessa Lisa venga abbandonata nel bosco, dove si trovava il covo dei rapitori di Ryan, senza essere richiamata dall’agente e da Max prima che quest’ultimi se ne andassero in auto.
In ultimo vediamo più da vicino due scene riguardanti Theo. La prima vede lui che spara a Lisa e agli agenti di scorta di Gwen, rapendo poi quest’ultima: in dieci episodi in cui Theo (Michael Ealy) compare, ogni singolo personaggio che gli si para davanti e a cui egli stesso spara, muore. Tutti, nessuno escluso. Casualmente l’unico personaggio che sopravvive sarà proprio Lisa che servirà semplicemente come informatrice di Ryan prima di spirare definitivamente. Ora, come situazione pare un po’ troppo tirata per i capelli, ma son pur sempre coincidenze.
L’altra scena riguardante Theo avviene durante lo scontro con Ryan nella quale quest’ultimo sembra avere la meglio, sparando in testa al killer. Ora, chirurgicamente parlando come cosa è possibile, nel senso che il proiettile potrebbe essersi arrestato dopo aver intaccato la calotta cranica, quindi senza aver trapassato lo stesso infilandosi nel cervello. Chirurgicamente è possibile, ma la scena successiva con Theo che si alza in piedi scagliandosi contro Ryan sembrava una ripresa tagliata da qualche stagione di The Walking Dead.
“Come faccio a coinvolgere un bambino in questo caos? Pensavo di poter avere una famiglia. Pensavo che l’universo me lo dovesse.
Cavolo, quanto mi sbagliavo. Non posso essere felice, Max. Quello non e’… il mio mondo. Ora lo so.”
The Following, come abbiamo ampiamente detto, ha regalato diverse scene e puntate convincenti e ben costruite, ma ha rappresentato in più punti ed in percentuale maggiore il vero no sense televisivo. Resta quindi l’amaro in bocca per una serie tv buttata alle ortiche.

“Distruggo tutti quelli che amo e non posso permettere che a Gwen e a mio figlio succeda questo: li devo proteggere. Da me.”

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Theo Noble
  • The Following si è concluso
  • Troppo semplicistica la morte di Mark
  • Cliché
  • La scena in cui la spalla di Theo spara più colpi ad un’auto blindata dell’FBI
  • Sparatorie tra i cunicoli
  • Theo ancora vivo dopo il colpo di pistola
  • Finale dell’ultimo episodio
A Simple Trade 3×13 3.07 milioni – 1.0 rating
Dead Or Alive 3×14 3.13 milioni – 1.0 rating
The Reckoning 3×15 3.05 milioni – 1.0 rating
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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.

2 Comments

  1. Grazie per il commento, Patrick, e scusa per il disdicevole ritardo nella risposta.
    Purtroppo hai ragione: il Pilot che ci era stato presentato ci aveva fatto fin troppo ben sperare riguardo una serie che invece ha lasciato ben poco ai propri spettatori. Davvero molto triste tutto ciò.

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