The Following 3×09 – 3×10 – Kill The Messenger – EvermoreTEMPO DI LETTURA 5 min

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“Il dolore e l’odio e l’amore e la gioia e la guerra esistono perché siamo noi a volerli. E vogliamo che tutto sia così drammatico per prepararci alla prova finale che ci aspetta: affrontare la morte.”


In Cavie, Chuck Palahniuk, descriveva in tale modo la preparazione alla tappa ultima della vita di ogni essere vivente: la morte. The Following con il tema della morte e dell’orrore ci ha più volte giocato mediante loschi figuri, riferimenti letterari (l’intera prima stagione), riferimenti biblici (gran parte della seconda stagione) e una dose massiccia di scene di violenza, condite con abbondanti versamenti di sangue. Ma proprio in questi due episodi vede ricongiungersi in una sola strada le due trame presenti nella stagione: quella riguardante l’incarcerato Joe e quella riguardante l’abile e furbo Theo. Ed entrambe trovano il loro snodo fondamentale con la morte.
“Kill The Messenger” rappresenta una aperta dichiarazione di guerra da parte di Theo a Ryan: il giovane e brillante hacker riesce a mettere in pericolo l’agente dell’FBI e a creare grossi problemi sia a lui, sia alla sua amata Gwen. Il personaggio di Theo si dimostra non essere completamente fuori dai giochi, ma da abile prestigiatore era riuscito a celare la sua reale vita agli occhi della sua famiglia di cui si è brutalmente liberato nello scorso episodio. Ciò rappresenta una sicura rivalutazione del migliore studente di Strauss, relativamente al suo improvviso inserimento nella trama della stagione.
Il ragazzo sembra rimettersi totalmente in carreggiata specialmente se ripercorriamo in quanto poco tempo sia stato intercettato e messo sotto scacco dall’FBI e dalla squadra di Ryan.
I sogni di Ryan si fanno sempre più complicati lasciando intendere allo spettatore -che già ne era a conoscenza- di quanto l’agente e Joe siano collegati (“You are my real legacy, Ryan”) nel profondo: Hardy arriverà a sognare addirittura Joe che lo inizia alla pratica dell’omicidio (così come Strauss aveva fatto con lui e così come Joe stesso aveva fatto con Roderick).
La puntata coincide con la ricomparsa di due vecchie conoscenze tenute in naftalina per davvero troppo tempo: Daisy e Mark. Quest’ultimo è radicalmente cambiato, tanto da farsi chiamare Luke (seppur l’animo sembra far trasparire ancora qualcosa di Mark). Il loro ritorno serve sicuramente a tener viva la luce in quella porzione di trama che li vede come protagonisti, ma son stati allontanati dalla trama principale tanto da risultare quasi fuori luogo ed il ritorno assume le sembianze di un blando cameo degli attori.

“Evermore” rappresenta una (dovutissima) puntata monotematica: è il giorno dell’esecuzione di Joe Carroll, unico vero antagonista di Ryan Hardy in tutte le tre stagioni fino a qui andate in onda. Nessuno riuscirà soltanto ad avvicinarsi alla scia di terrore creata dall’ex professore mediante i suoi adepti abilmente deviati ed istruiti nelle orribili pratiche omicide. Nemmeno Theo che tanto sembra ben presentarsi: Joe aveva qualcosa che a chiunque mancherà. Aveva creato la formula perfetta con Ryan ed il vederli combattere rappresentava esser spettatore della più antica lotta mai esistita, quella tra bene e male. Joe lascerà sicuramente un vuoto, specialmente in Ryan (“And now that you admitted we are brothers, I can die, knowing that I will live on through you.”) che più di tutti accuserà il colpo della mancanza dell’antagonista. “Se muoio io, muori anche tu”, la frase ripetuta da Joe negli scorsi episodi, non è da intendere come tale: Joe non aveva alcuna intenzione di uccidere Ryan che anzi considera il suo più degno erede, nonché migliore studente, quello a cui Joe faceva riferimento era la morte dell’anima candida di Ryan e della completa sparizione di quell’enorme tassello di vita dell’agente di cui Joe è stato principale protagonista.
Sarà, molto probabilmente, su tale punto che gli sceneggiatori punteranno i riflettori: lo scontro tra Theo e Ryan rappresenterà la lotta tra i migliori “studenti” di Strauss e Joe. A prevalere non è dato sapere chi sarà, ma al finale manca ormai poco e quindi non resta che attendere.
La puntata rappresenta un sontuoso commiato al personaggio per eccellenza della serie perché è inutile negarlo: non era Ryan a tenere gli spettatori con il fiato sospeso, non era Ryan a creare panico e ad infondere nello spettatore quel sentimento misto tra devozione e paura. Era Joe Carroll, interpretato da un formidabile James Purefoy, che sembra (mai dare nulla per scontato, il finale della prima stagione insegna) aver abbandonato il palcoscenico di The Following, pur comparendo in modo sporadico e casuale nei sogni e nelle visioni di Ryan.
Molto poetica e toccante la scena dell’esecuzione e degna di nota è anche la ripresa di Poe da parte degli sceneggiatori: prima (in “Kill The Messenger”) viene rivisto Joe insegnante mentre parla proprio del poeta statunitense, successivamente in “Evermore” egli conclude il suo viaggio nella serie citando proprio il poeta da cui tutto era partito.
“Quoth the raven…’Nevermore'”.

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Sam Underwood
  • L’addio a Joe Carroll
  • James Purefoy
  • La ricomparsa di Poe nella serie
  • Il contatto tra Joe e Theo
  • Il ritorno di Daisy e Markù
  • Tutorial: trasforma la montatura dei tuoi occhiali in un’arma
  • I sogni di Ryan
  • La scena in cui Theo si libera del sorvegliante
  • Il voler gettare carne al fuoco semplicemente per allungare la puntata
  • Ritorno di Daisy e Mark
  • Squadra SWAT bloccata da una porta
“Tutti gli uomini vengono a questo mondo da soli e lo lasciano soli.”
Flesh and Blood 3×08 3.46 milioni – 1.1 rating
Kill The Messenger 3×09 3.41 milioni – 1.1 rating
Evermore 3×10 3.46 milioni – 1.1 rating

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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.

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