Il Buio Oltre La Serie #3 – La Chimera Del Rinnovo SerialeTEMPO DI LETTURA 7 min

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Lo spettatore medio verso inizio Maggio va molto spesso in chiesa a pregare, in fin dei conti gli Upfronts sono appena passati e ognuno ha lottato come meglio ha potuto, pregando o preparando preventivamente delle petizioni con cui inondare il network malvagio che ucciderà la serie di turno.
In realtà la situazione è già abbastanza delineata fin dai midseason invernali, quando i network hanno già una visione chiara degli ascolti medi e di conseguenza dei possibili introiti che potranno farci tra pubblicità e vendita dei diritti all’estero. Nell’ottica meramente commerciale di network generalisti quali ABC, CBS, FOX, NBC e The CW non è tanto la qualità di una serie a dettare il suo rinnovo, quanto piuttosto l’abilità della serie stessa nel generare un profitto sostenibile. Può sembrare riduttivo parlare di rinnovi e utilizzare solo il vil denaro come metodo di valutazione ma la realtà è che solo la moneta sonante definisce chi sarà degno di tornare l’anno successivo. I canali sono delle aziende e come tali devono prima pensare a rimanere in piedi e solo poi si preoccupano dell’opinione del pubblico circa la cancellazione di uno show. Va da sé che la passione manifestata dagli spettatori è un indice di apprezzabilità del prodotto che determina il legame e l’attaccamento allo stesso: più lo show è appetibile e più ci sarà possibilità di mantenere ogni singolo spettatore attaccato alla poltrona di settimana in settimana.
La qualità però non è sufficiente per garantire il rinnovo, lo scontro letale che avviene ogni sera della settimana è giocato tra sponsor, vendita dei diritti all’estero e slot pubblicitari perché sono questi a determinare quanto vale uno show, questo e i ratings ovviamente. In una sorta di circolo vizioso di un cane che si morde la coda, i ratings e gli ascolti determinano il valore di una serie che viene quantificata numericamente a suon di dollari. Può capitare quindi che uno show subisca dei cambi di quotazione sia durante l’anno (dopo i midseason) ma principalmente nel passaggio tra una stagione e l’altra quando, durante gli Upfronts, si parla poi di slot pubblicitari e si contratta la vendita degli stessi. I ratings qui la fanno da padroni perchè è la rappresentazione numerica del pubblico 18-49 anni che rappresenta il target per tutti gli spot pubblicitari in quanto più sensibili agli acquisti rispetto agli under 18 e gli over 49. Per capirci meglio prendiamo l’esempio dello scorso Martedì 5 Maggio nello slot orario delle 21:

La domanda da porsi è: come fa la serie ABC ad ottenere solo un decimo in meno della serie CBS con 9 milioni in meno di spettatori? La risposta è semplice: di quei 13.35 milioni, moltissimi sono over 49 e quindi non rientrano nel calcolo del rating. A livello di quotazioni agli sponsor interessa solo guardare il rating e quindi i due show avranno degli slot pubblicitari in vendita con prezzi molto simili nonostante il divario abnorme di pubblico effettivamente davanti allo schermo.
Sempre per capirci meglio, uno show in crescita esponenziale come The Walking Dead che nel 2013/14 vendeva slot pubblicitari a 326.000$, nel 2014/15 vendeva gli stesso slot a 413.695$ l’uno, con un rincaro del 26,9%. Show che invece stanno registrando cali demografici come Grey’s Anatomy subiranno invece un processo di deflazione in quanto meno attraenti per i grandi marchi, infatti lo show di Shonda Rhymes nel 2013 30 secondi li vendeva a 209.542$, nel 2014 a 158.411$, un calo sensibile del -24,4%. Anche queste sono le logiche di un mercato che spesso non appare poi così chiaro e limpido agli occhi degli spettatori.
Certo, fare di tutta un’erba un fascio può essere riduttivo, infatti la storia dimostra che esistono rari casi di serie cancellate che sono poi risorte 1 o addirittura 2 volte. Emblematico, oltre che abbastanza recente, è il caso di Unforgettable: cancellato da CBS dopo la 1° stagione (Maggio 2012), è stato salvato dalla stessa emittente per essere mandato in onda nell’estate successiva (Luglio 2013) per una 2° stagione; rinnovato per una 3° stagione è ora stato cancellato sempre da CBS ma, e qui squillino le trombe, è stato acquistato dal canale via cavo A&E che ne produrrà una 4° stagione. Se con Unforgettable a guidare le (confuse) strategie del network sono stati i probabili cambi di palinsesto, leggasi “serve una serie tappabuchi”, e la necessità di mandare in onda qualcosa in estate, vi sono altri esempi di come, nonostante la serie non porti risultati profittevoli, si possa trovare un accordo per soddisfare tutti ma soprattutto i fan desiderosi di un series finale decente. L’invasione di “nuts“, avvenuta nella sede della CBS nel 2007, ha permesso agli spettatori di ottenere una 2° stagione ridotta di 7 episodi che desse una degna conclusione.
Altre volte ancora invece, la salvezza di una serie passa per l’acquisto dei diritti da parte di un altro network che vede in uno show già rodato e amato l’opportunità per entrare nelle orbite dei fan e, in quest’ottica, si può notare la cancellazione di The Mindy Project alla FOX con relativa resurrezione miracolosa dopo solo 1 giorno da parte del colosso dello streaming Hulu. Ovviamente anche Community, ora in onda su Yahoo, ha subito questo trattamento. Il tam-tam mediatico e l’annuncio di eventi simili garantisce sicuramente una certa attenzione, attenzione che genera richiesta di spot pubblicitari, che a sua volta fa lievitare il prezzo degli slot che a sua volta garantisce al network di guadagnarci qualcosa. Insomma la speranza alcune volte sconfigge le regole dettate dal Dio Denaro, che però ne esce sempre vincitore.
In maniera diversa, ma pur sempre giocata sul filo di lana da parte dei network, bisogna parlare per quanto riguarda la tematica della syndication. Generalmente i canali generalisti come ABC, CBS, FOX, NBC e The CW vedono, nell’avere una serie di successo nel loro palinsesto, una doppia opportunità per far soldi: tramite gli slot pubblicitari e tramite la vendita dei diritti agli altri network via cavo. In questo secondo caso si parla di syndication ed è un’opportunità fruibile solamente se per la serie di cui si sta vendendo i diritti si sono raggiunti i 100 episodi. La soglia, molto psicologica, è calcolata dai canali via cavo per una trasmissione no-stop di 20 settimane che ovviamente viene diluita dagli stessi network come meglio ritengono opportuno. Il concetto alla base della syndication è però quello di vendere ciascun episodio ad un determinato prezzo in modo da guadagnarci il più possibile, un fattore decisamente tenuto in considerazione da parte delle 5 grandi sorelle. Basti ricordare cosa successe con Fringe nel 2011 quando, in odore di cancellazione già da un po’ anche a causa della messa in onda nel venerdi sera, FOX ed i produttori si sedettero ad un tavolino calcolando meticolosamente entrate ed uscite di una possibile (e poi realizzata) 5° stagione che permettesse allo show di arrivare a 100 puntate. Il miracolo della syndication avvenne, e tutti ne fummo molto contenti. Allo stesso modo quest’anno si può pensare ad un futuro simile anche per la sfortunata Person Of Interest, una delle serie più sottovalutate, che a causa del calo dei dati d’ascolto ha visto venire ridotto il numero degli episodi della prossima stagione a 13, fatalità giusto quella tranche di puntate necessaria alla serie per raggiungere il traguardo dei 100.
Ecco giusto qualche numero per capire meglio cosa si intende per “miracolo della syndication”:

  • Le 331 puntate di E.R. sono state acquistate da TNT al prezzo di 1.2 milioni di dollari l’una = 397.2 milioni di dollari
  • The X-Files è stato acquistato da FX al prezzo di 600.000 $ ad episodio = 121.2 milioni di dollari guadagnati grazie ai 202 episodi
  • Walker Texas Ranger con i suoi 203 episodi è passato a USA Network al costo di 750.000 $ a puntata = 152.2 milioni di dollari
Considerando le spese che ci sono dietro la produzione di uno show non c’è poi molto di cui sorprendersi se i prezzi per la vendita dei diritti si aggirano su queste cifre.
Parlare di rinnovi sicuri non è quindi un argomento così facile dal momento che non si è a conoscenza di tutti i ricavi e le spese per ciascuno show, si può solo immaginare delle cose, ragionare per assiomi ma la certezza non è mai da dare per scontata. Il mondo seriale è ricco di competitors, accordi, magheggi e numeri; sopravvivono non solo gli show con il rating più alto ma anche quelli che fruttano di più al canale. Si può avere anche 20 milioni di spettatori ma se il rating dello show è 0.9 allora il guadagno non è poi così elevato come si potrebbe immaginare.
Gli Upfronts di quest’anno (ABC, CBS, FOX, NBC, The CW) in questo senso hanno dimostrato ogni punto sopra descritto: il Dio Denaro regna sovrano.

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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.

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