A che ora è morto John Dutton? Alle 03:53, esattamente il titolo che è stato dato alla puntata e, giusto per essere ancora più chiari, Sheridan non si fa pregare troppo e decide di calcare la mano almeno un paio di volte durante il flashback per chiarire l’orario.
Yellowstone, ovvero Taylor Sheridan, continua a sorprendere con l’undicesimo episodio che offre una miscela di tensione, introspezione, flashback che non sembrano necessari e un finale carico di proiettili. Praticamente c’è di tutto in questo episodio (tranne Kevin Costner) ma la puntata, pur presentando alcuni elementi ridondanti tipo la morte di John Dutton ma senza mostrare John Dutton, si distingue per la qualità della narrazione e per alcuni momenti emotivamente molto coinvolgenti che fanno perdonare tutto il resto.
Il plot twist finale è ovviamente il punto di forza della puntata che sembra assestare quella svolta necessaria per gli ultimi tre episodi lasciando il pubblico stupefatto, un po’ come quando si viene presi a schiaffi in faccia e non ce lo si aspetta.
‘STI MALEDETTI FLASHBACK ORA SARANNO FINITI?
La puntata si apre con un flashback – un elemento ormai ricorrente in questa stagione – e, ancora una volta, lo spettatore (a questo punto un po’ frustrato) si ritrova a dover fare i conti con qualcosa che in qualche modo sa già e di cui non ha bisogno. O almeno questo è quello che si pensa per la prima metà dell’episodio, visto che mostrare l’uccisione di John Dutton ha in realtà un suo senso.
Si era già discusso ampiamente negli episodi precedenti (sia “The Apocalypse Of Change” che “Desire Is All You Need“) e nel podcast (qui c’è una discussione piuttosto accesa sulla gestione della morte di John Dutton) di tutte le problematiche relative all’assenza di Kevin Costner e anche di come è stata gestita la sua morte. Pertanto si può comprendere benissimo come l’ennesima aggiunta visiva sembri estremamente ridondante a prima vista. Tuttavia se si mette tutto in prospettiva, il flashback è necessario per rendere più credibile e meno raffazzonata l’improvvisa conoscenza di Kayce che, letteralmente, insegna all’anatomo-patologa come fare il suo lavoro.
Kayce che esamina il cadavere del padre e mette in discussione il referto autoptico è un deus ex-machina un po’ forzato ma necessario se si pensa al limitatissimo tempo rimasto a disposizione e quindi serve un’accelerazione della storia. Ecco quindi che la narrazione si fa improvvisamente più coinvolgente sfruttando le competenze di Kayce, ex militare, per indagare sulle incongruenze della morte del padre. Così viene quindi giustificata la rappresentazione visiva del flashback che diventa funzionale alla trama.
IL JAMIE PESTATO
Uno dei momenti più forti dell’episodio (e anche un po’ in ritardo se si pensa a quanta merda Beth abbia sparato contro il fratello) è il confronto tra Kayce e Jamie. La tensione accumulata indirettamente tra i due personaggi trova finalmente sfogo in uno scontro diretto che segna l’inizio di una nuova tradizione famigliare, in cui a turno i fratelli vanno a trovare Jamie a lavoro e lo pestano senza che lui opponga resistenza.
Sebbene la scena non sia lunga quanto ci si potrebbe aspettare, riesce comunque a essere efficace nel sottolineare la complessità del rapporto tra i due fratelli e la violenza latente che caratterizza i loro conflitti. È chiaro che questa resa dei conti non potesse essere definitiva in questo episodio, vista la necessità di lasciare aperte alcune questioni per le puntate finali della stagione.
IL JAMIE PIANGENTE
Il momento clou però arriva negli ultimi momenti della puntata, ed è ovviamente quello tra Jamie e la sua compagna Sarah Atwood, la vera mandante dell’omicidio di John. La loro relazione, sempre carica di ambiguità, rappresenta uno degli aspetti più affascinanti della puntata (oltre che soddisfare lo spettatore assetato di violenza nei confronti di Jamie).
Nonostante quest’ultimo cerchi di affermarsi come uomo forte e indipendente, continua a mostrarsi completamente alla mercé di Sarah, il cui atteggiamento enigmatico alimenta i dubbi sul suo reale coinvolgimento emotivo. Tuttavia i suoi sentimenti sono un qualcosa che non si potrà mai veramente analizzare visto che Sheridan gioca pesante e la fa fuori con un colpo di scena che eleva l’intero episodio.
E da qui si aprono nuove domande che aumentano la complessità di portare a termine la stagione senza lasciare quesiti aperti: chi è il responsabile della morte di Sarah e quali saranno le ripercussioni per Jamie?
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“Three Fifty-Three” conferma la capacità di Yellowstone di intrecciare faide tra fratelli, morti improvvise e “azioni” politiche in un mix piuttosto unico. Con solo tre episodi rimasti, il tempo che avanza non sembra sufficiente per coprire tutto quello che dovrebbe essere coperto, il che pone un po’ di ansia sia in chi sta scrivendo queste righe, sia (probabilmente) anche in tutti i lettori di queste righe. But… in Taylor Sheridan we trust!
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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.