Yellowstone 5×09 – Desire Is All You NeedTEMPO DI LETTURA 5 min

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A distanza di quasi due anni dalla messa in onda di “A Knife And A Coin“, Yellowstone torna con i rimanenti sei episodi della quinta ed ultima stagione.
Un ritardo nella produzione provocato dagli scioperi di sceneggiatori e attori che hanno successivamente intaccato la schedule lavorativa di Costner (John Dutton), tanto da aumentare ulteriormente il delay e incrinare i rapporti nel dietro le quinte dello show.
Kevin Costner, già impegnato nella sua trilogia western Horizon finanziata di tasca propria (che, peraltro, si è rivelata un flop al botteghino ndr), avrebbe avuto numerosi diverbi con Taylor Sheridan, co-creatore di Yellowstone e showrunner, oltre che con i produttori del network. Una vera e propria battaglia epica: da un lato, una star premiata con l’Oscar e protagonista di uno degli show di maggior successo del broadcast; dall’altro, l’uomo che sembra creare ogni nuova serie originale di Paramount+.
Alla fine, Costner ha confermato che non sarebbe tornato per la seconda metà della quinta stagione (nonostante le criptiche interviste rilasciate dalla regista proprio di questa puntata, Christina Alexandra Voros). Consci di questo plot twist off screen era solamente una la strada percorribile all’interno dello show: una eliminazione, per quanto drammatica, per non far più comparire John Dutton. Un omicidio/suicidio con cui si decide di aprire l’episodio proprio per prendere fin da subito in esame l’elefante nella stanza: John Dutton è morto, Kevin Costner non sarà parte di questi ultimi episodi e prima si accetta questa cosa, prima si può tornare ad assaporare l’aria (pericolosamente carica di piombo) del Montana.

L’ADDIO INASPETTATO E UNA GESTIONE QUESTIONABILE


La grande paura ricade sul fatto che lo show è un’opera corale: i personaggi principali sono tanti, ricoprono vari ruoli e tutto, fino a questo momento, ha funzionato perché le varie interconnessioni risultavano utili ai fini della narrazione. Può uno show di questo genere riuscire a sopperire (senza risentirne) la mancanza di uno dei tasselli fondamentali, se non IL tassello fondamentale?
Questa sarà la domanda a cui questa seconda parte di stagione dovrà trovare risposta. Resta un peccato dover vedere un prodotto azzoppato (un po’ come era stato per House Of Cards quando Kevin Spacey venne tagliato fuori per l’ultima stagione), quando si sarebbe potuto gestire la dinamica Sheridan-Costner in maniera differente salvaguardando l’opera, il risultato finale e la visione del pubblico.
La scelta di aprire la puntata affrontando già l’uscita di John Dutton è probabilmente una decisione saggia soprattutto perché il problema era già noto a tutto il pubblico, quindi non aveva senso mentire o fingere. Lascia abbastanza interdetti, più che altro, la narrazione su duplice piano temporale, prendendo in esame le sei settimane antecedenti i fatti riguardanti l’omicidio/suicidio: aiutano a creare background al tutto, ma risultano una cornice veramente blanda e mal composta.
Dovrebbero dare background ai fatti riguardanti un personaggio (John), introducendoci alla sua morte…ma il personaggio stesso non compare né viene menzionato mai.
La speranza è che questa narrazione divisa a metà sia servita solo per introdurre i fatti e che non venga mantenuta nei successivi episodi, diversamente si incapperebbe in una tediosità narrativa davvero esagerata, senza considerare la ridondanza di voler a tutti i costi tentare di parlare di un personaggio che morirà senza poterne parlare direttamente, visto che non può comparire.
Quello che Sheridan e CO. si sono trovati tra le mani da gestire (l’addio di Costner) non è sicuramente un problema da nulla, ma sulle modalità meglio stendere un velo per il momento e cercare di concentrarsi su tutto il resto che Yellowstone ha mostrato in “Desire Is All You Need”.

MA LA PUNTATA COM’È?


Accantonata la questione suicidio-omicidio (ma se volete sentire altre opinioni vi rimandiamo al minuto 14:53 di questo episodio del podcast), l’episodio catapulta lo spettatore all’interno delle medesime dinamiche da quotidiana vita nel Montana se sei un cowboy o un Dutton.
Rip è in viaggio verso il Texas alle prese con la gestione del bestiame oltre che dei suoi compagni di viaggio (i cowboy del ranch). Dello Yellowstone viene mostrato veramente poco o nulla, complice il fatto che solitamente le riprese del luogo riguardavano John: mancando l’elemento centrale, decade la motivazione principale per ispezionare la vita all’interno delle mura di casa.
Kayce e Monica sono alla ricerca dell’ennesima abitazione in grado di poter essere finalmente definita “casa”. Più interessante la gestione di Beth in questo primo episodio: visceralmente legata al padre, la sua morte la devasta nel profondo e nonostante riesca a trattenere le lacrime per l’intera puntata (fino al ritorno a casa di Rip), il suo terrore e al contempo il suo desiderio di rivalsa sono percepibili senza troppa difficoltà.
L’episodio presenta già in partenza “l’antagonista”, Jamie: per quanto questo personaggio sia stato spostato tra “bene” e “male” più volte nel corso di questo show, questa evoluzione definitiva, ossia con il figlio (adottato) che assolda tramite terzi un sicario per eliminare la persona che lo ha cresciuto, assume rilievo e funziona in termini di narrazione. Visto e considerata, però, la debolezza mentale del personaggio di Jamie sarà interessante vedere quanto tutto reggerà: sarà il confronto con fratello e sorella a tradirlo oppure cederà al cuore da “buono” che più volte ha dimostrato di avere?

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • John Dutton eliminato di scena
  • Beth, Kayce e Jamie: la contesa è iniziata
  • Rip: Cole Hauser resta una certezza
  • John Dutton eliminato di scena
  • La gestione del salto temporale depotenziato da un personaggio che di fatto non si può mostrare
  • Teeter non è semplicemente incomprensibile è puro fastidio uditivo

 

“Desire Is All You Need” è l’episodio che ha l’ingrato compito di introdurre in scena quanto si è consumato off-screen, tra litigi e discussioni tra Sheridan, Costner e la produzione.
Un ingrato compito che viene gestito con qualche difficoltà ed una coraggiosa (nonostante obbligata) scelta. Resta da discutere sulla bontà del salto temporale di sei settimane così come è stato impostato a livello narrativo, tuttavia i compiti principali della puntata sono stati svolti tutti: eliminazione di John, presentazione del villain, esposizione dei sentimenti degli altri personaggi (seppure in parte) e progressione della storia. Ora non resta che avere fiducia e speranza verso i rimanenti ultimi cinque episodi.

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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.

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