“Exposed” ha preso uno dei pochissimi spunti narrativi validi dello scorso episodio e l’ha fatto a pezzi: smembrato e gettato via senza alcun tipo di ritegno.
La puntata è scarna e priva di qualsivoglia spunto narrativo dal quale poter attingere nelle puntate a venire. Certo, Mark ha potuto esternare la sua verità tramite un’intervista pilotata, ma è cosa di poco conto se teniamo in considerazione il punto focale al quale gira attorno l’intera trama dell’episodio.
Analizziamo meglio la situazione. The Following si trova in una fase di stasi dall’inizio di questa sua terza stagione: nessun chiaro punto di riferimento, ma solo vaghe figure dalle quali sembra tutto dipendere. L’esclusione (momentanea o definitiva?) di Joe Caroll ha fatto sì che il gioco dei cattivi pesasse tutto sulle spalle del giovane psicopatico Mark. Il che permette a Sam Underwood di intrattenere lo spettatore con la sua ottima recitazione e presenza scenica: è sempre un colpo al cuore vederlo scattare d’ira o reagire a notizie ed avvenimenti. Rimasto in sordina nella passata stagione (pur facendosi notare, sia chiaro), il ragazzo ha modo nella presente di conquistare il pubblico; cosa non difficile dato l’interessantissimo personaggio affidatogli. La sua lotta per la verità, per svelare a tutti quanto marcia sia l’FBI (più precisamente Ryan, Mike e Max) è appassionante e calamita l’attenzione per il suo essere in un certo tal senso giusta: la linea tra buoni e cattivi in The Following è sempre stata sottilissima, ma nell’esecuzione a sangue freddo di Lily Gray è possibile affermare che sia andata in frantumi. La pura e sanguinaria vendetta era quella a cui tanto aspirava Mike, così come ora è pretesa da Mark, che però la denomina “giustizia“, sbagliando la sua connotazione.
I riflettori sembrano essersi allontanati da Ryan, ora semplicemente alle prese con l’ennesima donna della sua vita, lasciandolo quindi libero ma pur macchiato dei crimini commessi dal giovane collega che più passa il tempo, più sembra ridisegnarsi ad immagine e somiglianza dell’investigatore-scrittore che ci era stato presentato nel pilot della serie.
Tralasciati quindi i personaggi primari, rimangono i comprimari, i quali, almeno da una prima analisi, appaiono ben più interessanti, ovvero Neil, Daisy, Kyle. In attesa di puntate ben più approfondite riguardo la giovane coppia di sposini, nello scorso episodio abbiamo assaporato lo spietato sadismo che contraddistingue Neil. Il ragazzotto di provincia che a casa si preoccupa di seguire e accudire il padre affetto da forte senilità (probabilmente anche Alzheimer), fuori si trasforma in un vero e proprio macellaio. Proprio per tale motivo nella scorsa recensione era stato definito “novello Ed Gein“. Ma ovviamente, perché mai provare a sfruttare un personaggio che dalle premesse era ottimo, quando invece lo si può far morire male come qualsiasi personaggio in The Following una volta che ci si è stufati della loro presenza? Basti ricordare la setta di Korban nella passata stagione: ottimi personaggi, tutti molto caratteristici ed interessanti, eliminati in un’unica puntata e senza dedicare loro una qualsivoglia scena di commiato. La domanda sarebbe “perché?” ma ha così poco senso porsela per The Following che l’unica cosa da fare resta cercare di passar sopra a tali disastri di sceneggiatura, sperando in qualcosa di migliore, semmai arriverà.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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La nuova fiamma di Ryan è sincera oppure è anch’essa implicata nel piano?
Boxed In 3×02 | 3.51 milioni – 1.1 rating |
Exposed 3×03 | 3.53 milioni – 1.1 rating |
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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.