“I’ve always envied you for choosing your own path. Looked at the way men followed you and felt… inspired, if somewhat grudgingly. And now I wonder if you are as imprisoned as I am… unable to escape a life that was imposed upon you. Neither of us asked to be here. For my part, the choices are growing narrower. I have tried to find a solution here that respects the Mercians and keeps order. But events have turned against me… and I have to ask myself, does God want me to fight for this? I have followed the guidance of others too long. I have made mistakes, yes. I have lived somewhat in Alfred’s shadow.”
Povero, povero Uhtred. Un uomo senza una patria, disprezzato dai Sassoni perché troppo danese, disprezzato dai Danesi perché troppo sassone, bramato da donne che non può amare liberamente, invidiato da uomini che sanno di non poterne eguagliare il valore, diviso tra la fedeltà a due sovrani che, tra loro, sono ai ferri corti. Come se le precedenti sei puntate non si fossero accanite abbastanza sul veterano anglosassone, arriva anche l’ennesima punizione regale, l’ennesima prigionia, l’ennesima tortura. Deve provare ancora una volta sulla propria pelle cosa significa avere a che fare con gente ingrata, ambiziosa o anche semplicemente incapace di capire a chi dare ascolto e chi no.
Eppure, persino quando tocca il punto più basso Uhtred è capace di recare aiuto alla causa del Wessex. A voler guardare il bicchiere mezzo pieno, ci si rende conto che la sua carcerazione è servita quantomeno a mettere Edward contro il suocere Æthelhelm, o meglio a far capire al giovane re a quale razza di elemento abbia affidato il prezioso ruolo di suo braccio destro. Il problema non risiede tanto nelle motivazioni dell’aldermanno, che sicuramente agisce per rafforzare il proprio potere a corte ma anche per il bene del regno (e il bene del Wessex passa, al momento, prima di tutto dalla risoluzione della crisi dinastica in Mercia); il problema sta nei modi in cui Æthelhelm si è comportato, andando ben oltre la volontà del sovrano, permettendosi di stabilire da sé cosa fare e cosa non fare, come applicare gli ordini del sovrano e addirittura quali decisioni autonome prendere. Edward non ha bisogno di qualcuno che pretenda di alleggerire la sua coscienza facendo cose riprovevoli che il giovane re non farebbe; ha bisogno di qualcuno di cui fidarsi, che lo guidi con la sua esperienza ma che sappia anche dirgli quando sta sbagliando. E Uhtred da questo punto di vista sarebbe utilissimo, se solo ci si fidasse di più di lui.
Ma forse le cose stanno per cambiare. La decisione di nominare Uhtred nuovo signore della Mercia giunge incredibilmente inaspettata non solo perché fino a un attimo prima l’eroe era chiuso in una cella, sanguinante per il pestaggio, ma soprattutto perché si tratterebbe della prima, reale dimostrazione di gratitudine nei suoi confronti. Certo, Alfred donò a Uhtred la signoria di Coccam, che è sempre meglio di niente, ma non è mai andato oltre; e suo figlio Edward ha rifiutato di sostenerlo nella riconquista di Bebbanburg, non molte puntate prima. Adesso, però, lo stesso Edward è pronto a fare di Uhtred addirittura un re, per quanto si tratterebbe de facto di un governatore che agisce per conto della corona di Wessex; ma sempre meglio di niente, no? Inutile dire che la prospettiva di un Uhtred lord della Mercia è intrigante e, nel contempo, è sottinteso che qualcosa andrà storto all’ultimo minuto; ma cosa, per il momento, non è dato saperlo.
Molto meno interessanti sono le vicissitudini di Æthelflæd e di Ælfwynn. Si cerca di mantenere alto il livello di dramma e di suspense facendo ammalare la ragazzina e lasciandola a dibattersi fino all’ultimo tra la vita e la morte, ma la principessina di Mercia è un personaggio troppo etereo e sfumato perché ci si possa affezionare a lei e provare davvero apprensione per la sua sorte; anzi, se sorge un minimo di preoccupazione nell’animo dello spettatore, non è per il personaggio in sé ma per le conseguenze che la sua morte avrebbe potuto avere per gli equilibri geopolitici anglosassoni. Ben diverso è il discorso su Stiorra, la figlia di Uhtred che nonostante sia apparsa da poche puntate ha già dimostrato un bel caratterino e una vitalità degna di suo padre: probabilmente è un personaggio che darà parecchie soddisfazioni in futuro.
Sul fronte gallese, continua la prigionia di Brida nel castello del re di Deuebarth e non si risparmiano umiliazioni e sofferenze, che però hanno l’effetto di rendere quantomai gradevole il momento della liberazione della danese e della sua vendetta sui propri carcerieri. Era inevitabile che Brida tornasse prima o poi libera, ma la sorpresa risiede nel modo in cui ciò avviene: l’incursione vichinga preannunciata nello scorso episodio e consumatasi in questo porta in scena un nuovo personaggio, Sygtryggr, il famoso cugino di Cnut che tutti credevano morto e che invece è vivo, vegeto e assetato di rivalsa. E che sembra un po’ Ronnie James Dio, vabbé. Non è ancora possibile inquadrare la new entry, ma considerando la tua sontuosa entrata in scena e lo scontato sodalizio che avvierà con Brida, è lecito aspettarsi anche da lui grandi cose. Il Deuebarth è a un tiro di schioppo dalla Mercia, dove l’instabilità politica non è mai stata così alta, ed Eardwulf è ancora a piede libero: chissà che Edward ed Æthelflæd non debbano affrontare una nuova minaccia ancora prima di riprendersi da quella precedente.
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Episode 6 4×06 | ND milioni – ND rating |
Episode 7 4×07 | ND milioni – ND rating |
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Divoratore onnivoro di serie televisive e di anime giapponesi, predilige i period drama e le serie storiche, le commedie demenziali e le buone opere di fantascienza, ma ha anche un lato oscuro fatto di trash, guilty pleasures e immondi abomini come Zoo e Salem (la serie che gli ha fatto scoprire questo sito). Si vocifera che fuori dalla redazione di RecenSerie sia una persona seria, un dottore di ricerca e un insegnante di lettere, ma non è stato ancora confermato.