“As you know, I have fought side by side with the men of Mercia. That you accept me as your Lord, it is an honor I will never forget. And that’s what makes what I have to say even more difficult. However, there is someone better suited to rule Mercia than I. Someone who cares for Mercia more than themselves, someone who can be an equal ruler alongside our Lord King Edward. And so, as my first act as Lord of Mercia, I feel I have no choice but to relinquish the throne… in favor of lady Æthelflæd.”
Meno di un’ora: tanto è durato, facendo il calcolo tra la scena della decisione di Edward nello scorso episodio e quella della cessione della corona da parte di Uhtred, il sogno di vedere il legittimo signore di Bebbanburg sul trono di Mercia. Ci saranno rimasti molto male Finan, Sihtric e Osferth, che già assaporavano il pensiero di andare avanti per anni con birra gratis in quanto aiutanti del nuovo sovrano, ma dopotutto è giusto così: il destino di Uhtred non può rimanere vincolato a una terra come la Mercia, sia perché è stato sempre uno spirito libero, sia perché c’è quella piccola questioncina del castello di famiglia in Northumbria che richiede una risoluzione. Ormai è chiaro che il capitolo Bebbanburg, per quest’anno, è chiuso (chissà il prossimo), ma intanto non manca il lavoro da fare per l’eroe della serie, il cui operato e le cui decisioni sono ancora una volta di vitale importanza per il futuro dell’Anglosassonia Inghilterra.
Si può dire che il nocciolo tematico dell’ottavo episodio sia il dovere. Nel mondo medievale di The Last Kingdom, il dovere regna sovrano. Nessuno è libero di fare davvero ciò che vuole. C’è chi deve combattere perché ha giurato fedeltà a un sovrano, c’è chi deve sposare una persona che non ama perché così vuole la politica, c’è chi deve mettersi contro la famiglia per difendere la propria patria, c’è chi deve mettere da parte orgoglio e principi per un bene più grande. Quest’ultimo è proprio il caso di Uhtred, che per essere incoronato signore di Mercia deve sottoporsi ancora una volta (sarà la terza o la quarta dall’inizio della serie?) al rito cristiano del battesimo, lui che si è sempre battuto, anche a costo di scornarsi col re di turno, per mantenere la propria indipendenza dalla fede della croce. Questa volta no, deve immergersi nel fonte battesimale, nudo come mamma l’ha fatto per la gioia di tante spettatrici, e ingoiare il boccone.
Neanche Æthelflæd può esimersi dal dovere. Non ha mai agito per ambizione ma solo per difendere la patria acquisita, la Mercia, e questo l’ha messa nella posizione di essere la candidata più adatta a occuparne il trono dopo la morte del marito; eppure, paradossalmente proprio nel momento in cui diventa la persona più potente del regno deve fare il sacrificio più grande: rinunciare all’amore di Uhtred. Ancora una volta, The Last Kingdom mette bene in luce la vera natura della monarchia anglosassone, in cui non esiste alcun potere assoluto e ogni re (o regina, in questo caso) deve scendere a compromessi con la nobiltà; ma l’evento è ancora più carico di drammaticità perché segna di fatto la fine della liaison tra Uhtred e la regina, proprio nel momento in cui sembrava che la vedovanza di Æthelflæd potesse consentire ben altri sviluppi. E ancora il dovere impone alla neo-regina, tra i suoi primi atti, di esiliare dal regno la povera Eadith, la cui sola colpa è stata di avere un fratello come Eardwulf più ambizioso che amorevole; ma si sa, nel Medioevo le colpe dei padri ricadevano sui figli e quelle dei fratelli sulle sorelle, ed Eadith ha pagato più di quanto avrebbe meritato.
Anche Edward deve sottostare al proprio dovere di re e di erede del grande disegno politico di Alfred. Tutto ciò che ha compiuto e che compie anche in questo episodio in Mercia è finalizzato, nella sua visione, ad assicurare la sopravvivenza degli Anglosassoni. Deve scavalcare le volontà dei nobili locali e imporre il proprio candidato perché solo così può evitare di perdere l’unico altro regno cristiano indipendente dell’Inghilterra; e deve mettersi contro la sorella (e la madre), sfiorando la guerra civile oltre che la disgregazione familiare, perché è convinto che la scelta migliore sia non dare il trono a Æthelflæd. Entro la fine dell’episodio si rimangerà tutto e si renderà conto di aver sbagliato a dubitare della propria famiglia, ma del resto è giusto che anche i re procedano a tentativi ed errori, e che aprano gli occhi.
Ma di tempo per sbagliare e imparare dai propri errori sembra essercene sempre meno. A ovest, nelle terre gallesi, i Danesi preparano un nuovo attacco e il ritorno in scena di Eardwulf è provvidenziale, perché il personaggio sembra scritto apposta per recitare la parte del traditore della propria stessa gente. Sygtryggr, invece, continua a essere una bella incognita: è un villain molto pragmatico, che ha imparato dalla disavventura in Irlanda la necessità di consolidare le proprie conquiste invece di gettarsi a capofitto in imprese potenzialmente gloriose ma altrettanto potenzialmente mortali; eppure quel carismatico mix di follia e di genialità che sfoggia con la strategia per respingere le forze del re di Deuebarth promette grandi cose nei prossimi due episodi. Si spera che le aspettative non restino deluse.
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Episode 7 4×07 | ND milioni – ND rating |
Episode 8 4×08 | ND milioni – ND rating |
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Divoratore onnivoro di serie televisive e di anime giapponesi, predilige i period drama e le serie storiche, le commedie demenziali e le buone opere di fantascienza, ma ha anche un lato oscuro fatto di trash, guilty pleasures e immondi abomini come Zoo e Salem (la serie che gli ha fatto scoprire questo sito). Si vocifera che fuori dalla redazione di RecenSerie sia una persona seria, un dottore di ricerca e un insegnante di lettere, ma non è stato ancora confermato.