“Santa Sofia. Costruita per mostrarci che misteri e miracoli possono essere veri, e per permettere a noi mortali di provare un istante di eternità”
(tradotto in italiano perché in originale non si capiva… parlavano arabo!)
Arriva anche in Italia la prima serie Netflix turca (approvata direttamente da Erdogan).
Dire che la si stava aspettando con ansia sarebbe veramente da bugiardi. Però il trailer aveva mosso una certa curiosità in effetti, ma non in senso positivo.
Era più una curiosità data dal vedere come una serie che s’ispira palesemente a prodotti ormai stantii (e che andavano di moda 40 anni) potesse comunque avere in sé una qualche dose di qualità, anche solo per l’ambientazione particolare.
Non capita infatti tutti i giorni di poter vedere una serie supereroistica di ambientazione non-USA.
Soprattutto perché Istanbul non ha poi nulla da invidiare a Gotham City in quanto criminalità e grattacieli iper-moderni, con in più quel tocco di esotismo dato dai bazar antichi e dalle stradine tipiche.
Ma questo purtroppo non basta per rendere la serie un minimo decente.
Tralasciando lo scarso livello recitativo degli attori e i buchi di sceneggiatura ben evidenti, è proprio la mancanza di spessore narrativo il vero problema principale.
Il protagonista Hakan (ÇAGATAy Ulusoy, nomen omen?) si definisce come un giovane commerciante turco esperto nella meccanica di precisione e in tecnologie avanzate al servizio di progettazioni particolari e specifiche (in realtà è un semplice commesso nel negozio di antiquariato di famiglia).
Il suo sogno però è quello di fare fortuna lavorando nell’azienda del suo idolo, il miliardario self-made-man Faysal Erdem. Il quale viene mostrato fin da subito come colluso in riciclaggio di denaro (probabilmente mafioso) legato alla ristrutturazione della Basilica di Santa Sofia (una a caso insomma, altro che terreni di Ostia), spoilerando quindi fin da subito il fatto che, con molta probabilità, egli sarà il villain della serie.
E qui cominciano i veri problemi della serie: a parte la completa mancanza di climax narrativo e di tridimensionalità dei personaggi, per cui è possibile fin da subito capire chi è il buono, chi il cattivo, chi la futura fiamma del protagonista, chi lo “zio Ben” di turno… è il protagonista principale il vero problema.
Già odioso a partire dai primi cinque minuti del pilot (come chiunque che si sveglia così carico e ottimista di prima mattina!), non riesce minimamente a creare una qualche empatia con lo spettatore.
Per di più l’acquisizione dei suoi “poteri” ha la pecca di essere già scritta nel suo destino quasi inconsapevolmente.
Dopo l’assassinio del padre/zio Ben infatti, viene soccorso da una famiglia di farmacisti che nascondono una sorta di Bat-caverna all’interno del bagno (ottima location) e si fanno chiamare i “Fedeli”. Il loro compito era quello di attendere l’arrivo del futuro protettore di Istanbul (Hakan, per l’appunto) che, con l’aiuto di una “veste magica” (leggasi “il super-costume più brutto di sempre”) dovrà un giorno sconfiggere Ciro l’Immortale che minaccia la città.
Al di là della grande fantasia per i nomi, tutta questa serie di coincidenze talmente fortuite fa pensare che tutto ciò sa stato pianificato in largo anticipo. E in effetti è così!
Viene così tolto di mezzo, in questo modo tutto quello che poteva essere un possibile percorso di formazione dell’eroe, l’acquisizione dei poteri, i dubbi amletici, insomma tutto quello che da Spiderman in poi caratterizza qualsiasi supereroe possibile e immaginario.
Perfino Elseworld, il crossover DC di quest’anno, è riuscito a rendere meno monolitici e piatti i propri protagonisti! (il che è tutto un dire)
Chiaro che non si può mettere a confronto un franchise consolidato come l’Arrowverse a questa che, in fondo, è la classica serie tv fatta per un intrattenimento leggero, ma tuttavia è necessario far notare che queste soluzioni narrative così semplicistiche e banali non sono più adatte alla serialità contemporanea dove, dato il surplus di prodotti sempre nuovi, si richiede un minimo di impegno in più, anche per le serie più “commerciali”.
The Protector appare dunque come qualcosa di già vecchio ancora prima di partire, un pessimo tentativo di introdurre le tematiche supereroistiche in ambito europeo.
Esattamente come un kebab riempito di troppa roba, e con poca amalgama tra i vari ingredienti!
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Episode 1 1×01 | ND milioni – ND rating |
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Laureato presso l'Università di Bologna in "Cinema, televisione e produzioni multimediali". Nella vita scrive e recensisce riguardo ogni cosa che gli capita guidato dalle sue numerose personalità multiple tra cui un innocuo amico immaginario chiamato Tyler Durden!