The Strain 4×03 – One ShotTEMPO DI LETTURA 4 min

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La precedente recensione si era chiusa chiedendosi se, dopo due episodi quasi puramente introduttivi quali “The Worm Turns” e “The Blood Tax“, la narrazione di The Strain avrebbe finalmente proceduto spedita e rapida o se, come negli anni passati, si sarebbe impantanata in filler e allungamenti di brodo vari concentrando il meglio nelle ultime due-tre puntate; l’attuale recensione deve quindi aprirsi con l’amara constatazione che per il momento la serie vuole procedere con esasperante calma, senza fretta, per di più rispettando la stessa divisione delle storylines già vista nei due precedenti episodi, dedicandosi in questo episodio a Fet, Quinlan, Eph, il Maestro, Eichhorst e Zack e lasciando eventualmente Setrakian, Dutch e Gus per il prossimo. Basti pensare che in quaranta minuti di episodio l’unico evento degno di nota è l’attentato di Eph e della cellula partigiano-terroristica di Philadelphia contro gli strigoi, immettendo nelle tubature in cui circola il sangue di cui si nutrono un composto che li avvelena: una vittoria per la resistenza, ma anche per il Maestro e il suo fido braccio destro, che così scoprono che uno dei loro nemici (ma di preciso non sanno chi) si trova in Pennsylvania e possono dare inizio alla caccia.
Sul fronte northdakotiano (ma potrebbe benissimo essere uno spezzone di un episodio di The Last Ship, e non solo perché c’è Rhona Mitra), l’arrivo di Fet e Quinlan alla base missilistica porta a un inutile scontro a fuoco che, oltre a sprecare inutilmente minutaggio, sbatte in faccia allo spettatore il solito, esagerato e raffazzonato patriottismo americano, nella figura del giovane soldato che apre bocca solo per dire che non si arrenderà o che deve difendere quel posto perché è una proprietà del governo statunitense. L’intera operazione si rivela tutt’altro che risolutiva, dal momento che il missile su cui gli eroi mettono le mani è privo del nocciolo nucleare, portato via quasi sicuramente da un convoglio di strigoi: di conseguenza, una quest che poteva essere conclusa in cinque minuti finisce per essere prolungata, nel migliore dei casi, di un altro episodio, se non di più, a seconda delle intenzioni degli autori. L’unico particolare degno di nota è il comportamento di Quinlan, che non si fa scrupoli ad uccidere un avversario inerme (il soldato patriottico di cui si è fatta menzione prima), giusto per ricordare allo spettatore che nella sua metà umana alberga tutto fuorché la compassione.
In quel di New York, protagonista assoluto è indubbiamente il figlio del demonio l’Anticristo Zach Goodweather, il ragazzino più odioso della storia della televisione (anche più di Joffrey Baratheon, sì), cui viene dato ampio spazio facendolo interagire con la sua domestica Abby. Lo scopo dell’operazione è chiaramente quello di umanizzare e approfondire il personaggio, di mostrarlo come un adolescente alla ricerca di una compagnia umana e un ragazzo di buon cuore che vuole aiutare gli altri ragazzini (e poco importa che questi abbiano perso genitori e amici per colpa della bomba nucleare fatta esplodere proprio da Zach o che si siano ammalati a causa del susseguente fallout nucleare), di rimbalzo quindi si cerca di suscitare una qualche forma di empatia col pubblico; il problema è che il risultato è semplicemente noioso, una parentesi piatta e incolore dai dialoghi banali e scontati, privi del minimo guizzo, poco accattivante e resa ancora peggiore dalle “capacità” recitative di Max Charles. Una serie come The Strain, che non può vantare una qualità di scrittura eccelsa, dovrebbe mettere da parte simili momenti e concentrarsi su quelle scene d’azione e di orrore che le riescono tanto bene, ma evidentemente nemmeno nell’ultima stagione gli autori hanno compreso questa semplice verità.

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • La scoperta del Maestro sulla presenza di uno degli uomini di Setrakian a Philadelphia, l’unico sostanzioso avanzamento della trama
  • Quinlan spietatamente disumano
  • Episodio sostanzialmente filler
  • Il patriottismo americano da due soldi del giovane soldato nella base missilistica
  • Inutile allungamento della ricerca dell’ordigno nucleare
  • Il noioso tentativo di umanizzare Zach
  • Le capacità recitative di Max Charles
The Strain avrebbe dovuto ingranare le marce e invece procede col freno a mano tirato, almeno in questo terzo episodio, e se è vero che la speranza è l’ultima a morire, è anche vero che vedere una puntata per metà Zach-centrica e per l’altra metà degna più di un The Last Ship poco ispirato che di una serie horror creata da Del Toro rischia di far perdere fiducia nel lavoro degli autori.
The Blood Tax 4×02 0.91 milioni – 0.3 rating
One Shot 4×03 0.86 milioni – 0.3 rating

 

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Divoratore onnivoro di serie televisive e di anime giapponesi, predilige i period drama e le serie storiche, le commedie demenziali e le buone opere di fantascienza, ma ha anche un lato oscuro fatto di trash, guilty pleasures e immondi abomini come Zoo e Salem (la serie che gli ha fatto scoprire questo sito). Si vocifera che fuori dalla redazione di RecenSerie sia una persona seria, un dottore di ricerca e un insegnante di lettere, ma non è stato ancora confermato.

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