“I have been a witness to human mortality for more than 2,000 years. I know that a single human life is too often just a flicker in the darkness. We should not mourn this man. His death was inevitable. Instead, we should remember what it is that he showed us. That the real impact of a life depends on willl. The determination to keep on fighting, no matter che cost. His life was a beacon. For all of us.”
Era inutile aspettarsi un miracolo: The Strain avrà tanti difetti, ma non è una di quelle storie in cui i buoni non muoiono mai e possono sopravvivere a qualsiasi ferita, non ci sono salvataggi in extremis o provvidenziali deus ex machina (vero, ultime stagioni di Game of Thrones?). Nel momento in cui Setrakian, nello scontro finale in “Ouroboros”, si è lasciato mordere da Eichhorst per avvelenarlo con l’anticoagulante contenuto nelle sue medicine ha firmato la sua condanna a morte, perché gli unici esiti possibili a quel punto erano essere trasformato in uno strigoi o farsi uccidere prima che la trasformazione si completasse. Com’è prevedibile, il vecchio cacciatore di strigoi interpretato da un ottimo David Bradley ha optato per l’eutanasia, lasciando a Quinlan l’onere e l’onore di vibrare il colpo che l’ha decapitato (ma era una scelta obbligata, chi altro nel gruppo avrebbe avuto la forza di ucciderlo?) con la spada di Sardu, la stessa che poi il “discepolo” Fet ha ereditato, in un simbolico passaggio di consegne della missione di distruggere il Maestro da una generazione all’altra. Qualcuno potrà lamentarsi della scarsa epicità della morte di Setrakian, eppure il pawnbroker più tosto e carismatico della televisione (con buona pace di Les Gold) ha lasciato questo mondo nella maniera a lui più adatta, privando il Maestro in un colpo solo del suo miglior sottoposto, della soddisfazione di vedersi trasformato a sua volta in strigoi e nel contempo è riuscito a dare un ultimo contributo alla causa suggerendo al gruppo di eroi un nuovo piano d’azione.
E quale sarà mai questo piano, l’ultimo lascito del vecchio Setrakian? Lo spettatore lo vede, negli ultimi minuti di vita, armeggiare febbrilmente con fogli e matite, scribacchiare qualcosa, lottare contro l’infezione dilagante nel suo corpo in un ultimo disperato slancio vitale e si aspetta, quando comunica ai compagni di lotta che non avendo più tempo deve rivelare loro il resto a voce, che debba fare chissà quale incredibile rivelazione o che abbia elaborato chissà quale grande piano complicato. Invece tutto si riduce alla scoperta che per sconfiggere il Maestro bisogna (rullo di tamburi) separarlo dai suoi alleati umani! E’ un piano di una banalità talmente sconcertante che sorprende che ci siano arrivati solo ora, attraverso un libro vecchio di secoli, mentre invece era la prima cosa a cui una qualsiasi persona con un Q.I. normale avrebbe pensato. Certo è un piano di molto migliore del precedente che consisteva, stando alle parole di Quinlan, nel lanciare l’ordigno nucleare sull’isola di Manhattan, dando per scontato che il Maestro si sarebbe trovato lì e sarebbe morto nell’esplosione.
La seconda parte dell’episodio è dedicata proprio alla cattura di uno dei collaboratori umani del Maestro, Sanjay Desai, col duplice scopo di interrogarlo per scoprire la posizione del suo capo e di indebolire quest’ultimo privandolo di un prezioso alleato. Desai era un personaggio perfetto per indagare quella zona grigia tra oppressi e oppressori in cui si muovono i collaborazionisti, per portare in scena i sentimenti contrastanti di chi è costretto a tradire la propria stessa specie per sopravvivere; è triste, dunque, constatare che si sia preferito trasformarlo in un cattivo fatto e finito, da B movie, viscido e vigliacco. Forse si vuole colmare il vuoto lasciato da Eichhorst, con pessimi risultati, sia perché l’ex-nazista era in scena fin dalla prima puntata della prima stagione e lo spettatore gli si era in qualche modo affezionato, mentre Sanjay è in giro da molto meno tempo, sia perché l’indiano non ha nulla della raffinatezza, del sadismo, della squisita perversità del tedesco e si riduce ad essere un omuncolo viscido e vigliacco. Per la morte di Eichhorst si esultava ma ci si dispiaceva anche di perdere un così splendido villain; per la morte di Sanjay, adesso, si esulterebbe e basta, senza rimpiangerlo.
Un altro personaggio la cui morte non sarebbe affatto rimpianta è Zach, che in “Extraction” smette di fare il mantenuto del Maestro e dietro suo ordine si riunisce al padre Eph, presumibilmente per boicottare in qualche modo il lancio dell’ordigno nucleare. Inutile, per lo spettatore che si è ormai ridotto a odiare questo ragazzino più di Joffrey Baratheon, Ramsay Snow Bolton, Pete Campbell e Skyler White messi insieme, aspettarsi che Eph o qualcun’altro del gruppo lo freddino (ci sarebbe Quinlan, ma sicuramente gli altri si opporrebbero): Zach continuerà a vivere e sfrutterà la situazione per combinare qualche danno, anche se la scena dell’abbraccio con Abby (ormai vampirizzata) prima di lasciare la sede della Stoneheart fa sperare in una qualche ribellione finale della ragazza, che dia all’odioso ragazzino il benservito in una sorta di meritato contrappasso dantesco.
“Extraction” è anche l’episodio che vede la riunione completa del gruppo di eroi, perché Fet, Quinlan e Roman (quest’ultimo poi lasciato a guardia della testata nucleare) passano il fiume in barca per poi ricongiungersi con Eph, Dutch, Gus e, appunto, il moribondo Setrakian. La morte di quest’ultimo, di Alex e di Raul forniscono l’occasione per qualche interessante interazione tra i membri del quintetto: Gus e Eph hanno forse il primo dialogo l’uno con l’altro in quattro stagioni, scoprendosi improvvisamente accomunati dall’aver perso per mano di Eichhorst una persona cara; Dutch e Fet, invece, hanno un sentito riavvicinamento, dopo la fine non proprio pacifica della loro liaison nella seconda stagione e lo scontro che era scaturito dalla relazione tra la bionda ed Eph, che per fortuna non sfocia nel patetico o nel melodrammatico, come ci si sarebbe invece aspettati da uno show che ha sprecato una buona parte della seconda stagione proprio in storie sentimentali. Insieme, i cinque fanno una bella squadra e soprattutto ottengono buoni risultati; peccato solo che si sia dovuto aspettare otto episodi, ben oltre la metà della stagione, per arrivare a tale risultato.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Ouroboros 4×07 | 0.89 milioni – 0.3 rating |
Extraction 4×08 | 1.01 milioni – 0.38 rating |
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Divoratore onnivoro di serie televisive e di anime giapponesi, predilige i period drama e le serie storiche, le commedie demenziali e le buone opere di fantascienza, ma ha anche un lato oscuro fatto di trash, guilty pleasures e immondi abomini come Zoo e Salem (la serie che gli ha fatto scoprire questo sito). Si vocifera che fuori dalla redazione di RecenSerie sia una persona seria, un dottore di ricerca e un insegnante di lettere, ma non è stato ancora confermato.
Ma senza Setrakian ed Eichorst che diavolo rimane di questa serie? Il parrucchino di Fet ereditato da Nicholas Cage?O Eph senza parrucchino?(la scorsa stagione..l'avevano fatto rasare con la scusa di doversi mimetizzare essendo ricercato…ma nello scenario postapocalittico di questa stagione…il personaggio dove lo troverebbe il tempo di rasarsi ogni giorno?Fet infatti ha giustamente il parrucchino lungo. La verità è che a Corey Stoll seccava girare col parrucchino ed essendo ormai un nome di calibro anche nel cinema l'hanno accontentato). In mezzo a questo casino…l'unico altro personaggio carismatico e interessante era Jonathan Hyde – Eldritch Palmer..e l'hanno trasformato in un inutilissimo Padrone!!!! Dovrebbero pagare tutti questo disastro!!!!
Persino a Gus sono cresciuti, evidentemente Eph è testimonial di una marca di rasoi post-apocalittici. Purtroppo questa è una serie che si reggeva ormai quasi esclusivamente su due-tre personaggi carismatici e li han fatti fuori tutti, fortuna che la fine è vicina.