“Sabia mea fredoneaza de argint.”
“La mia spada risuona d’argento.”
L’uroboro, il serpente che si morde la coda creando un cerchio perfetto, è un simbolo antichissimo che ha attraversato la storia della civiltà occidentale dall’antico Egitto (la sua più antica raffigurazione si trova nella tomba del faraone Tutankhamon) all’età contemporanea, venendo usato da gnostici, alchimisti, esoteristi e artisti; tra i suoi vari significati vi è quello della rappresentazione della ciclicità dell’universo e del tempo, dell’eterno ritorno, del susseguirsi di morti e rinascite. Anche The Strain è un grosso serpente che si morde la coda, un cerchio che si sta chiudendo, una storia che era iniziata a New York, con un pugno di uomini in lotta contro il Maestro e le autorità umane che lo sostenevano e che adesso, dopo una momentanea fase di dispersione geografica e narrativa, concentra nuovamente i suoi protagonisti nella città dove tutto ebbe inizio, per dare una degna (si spera) conclusione a quella lotta.
Lo stesso inizio di “Ouroboros”, accompagnato dalle note della mitica Paint It Black dei Rolling Stones, sa tanto di déjà-vu, di ciclico ritorno: un velivolo atterra a New York, così come il pilot “Night Zero” iniziò con l’arrivo al John F. Kennedy International Airport di un aereo; ma se quello del primo episodio trasportava passeggeri infetti e la cassa contenente il Maestro, dando così vita all’epidemia di strigoi, quello del presente episodio trasporta l’arma nucleare che, si presume, dovrà distruggere i succhiasangue e mettere fine, una volta per tutte, alla loro piaga. Un aereo per portare l’epidemia, uno per distruggerla: un ciclo che si ripete, uguale eppure diverso.
“The Master took my wife. Tricked me… into leaving her alone, so he could turn her because he wanted me to live with that guilt. You’ve carried yours for nine months. I’ve carried mine for more than fifty years. This… is what the Master odes to those who defy him. This… is the price we pay. But you must not allow this to weaken your resolve. You did not put that detonator in Zach’s hand. The Master did. It was he who turned your wife and used her to warp your son’s mind. Not you! You must hold tight to that truth.”
La reunion degli eroi, rimasti separati negli ultimi nove mesi, non può più essere ritardata e così, mentre Fet e Quinlan rimangono bloccati sull’isola di Manhattan dalla distruzione di tutti i ponti che la collegano alla terraferma -mossa orchestrata dai nemici per impedire il trasporto della testata nucleare dall’altra parte del fiume Hudson- gli altri protagonisti si ricongiungono (meglio sorvolare sulla fortunata casualità con cui Eph Goodweather e Alex entrano nella stessa chiesa dove hanno trovato rifugio anche Setrakian e Dutch, evidentemente è una chiesa rinomata tra quanti vogliono sfuggire agli strigoi), portando così ad un paio di importanti confronti: tra Eph e Dutch, che hanno ancora una pseudo-relazione in sospeso (e chissà se verrà mai ripresa o se piuttosto sarà battuta la pista Fet); tra Setrakian e Gus, col primo che tenta ancora una volta di spingere il secondo a unirsi alla battaglia contro gli strigoi, invece di pensare solo a sopravvivere nel nuovo mondo; infine, tra Setrakian e Eph, accomunati dalla perdita delle persone amate per mano del Maestro, una sorta di punizione che il capo degli strigoi infligge a coloro che osano mettersi sulla sua strada nel tentativo di farli sentire in colpa per aver lasciato che ciò accadesse.
Ovviamente, Eichhorst e il Maestro non rimangono con le mani in mano e ricorrono al più classico degli stratagemmi per catturare un individuo pericoloso: mettono delle taglie sulle teste dei loro nemici (sorprende che ci abbiano pensato solo ora). A condannare Setrakian e compagni è il tradimento di Alonso Creem, ampiamente preparato dalla caratterizzazione del personaggio (avido e ingordo fin dalla sua prima apparizione) e dagli screzi creatisi con Gus, che ha minato la sua leadership sulla gang ispano-nigeriana creata negli ultimi mesi; ma come spesso accade nelle opere di finzione, il traditore non fa una bella fine e in questo caso è trasformato in uno strigoi, dando anche vita ad un siparietto leggero, riguardante l’argento di cui sono ricoperti i suoi denti, che smorza la tensione e i toni cupi della puntata.
“And as for you, Herr Eichhorst… my name is Abraham Setrakian… and you should know I’m not a number anymore.”
Lo scontro tra Setrakian e Eichhorst è sicuramente la parte più importante e avvincente dell’episodio, un altro ciclo che si ripete e che, stavolta, si conclude definitivamente: un ciclo di continui incontri e scontri, di parziali vittorie e parziali fallimenti da un lato e dall’altro, iniziato nel campo di sterminio di Treblinka nel 1942 e protrattosi fino ai giorni nostri con una vittoria agrodolce di Setrakian, che si lascia trafiggere dal pungiglione dello strigoi allo scopo di trasmettergli, tramite il sangue, l’anticoagulante contenuto nelle pillole precedentemente assunte, auto-condannandosi all’infezione pur di sconfiggere l’avversario di una vita. Non è un caso che qualche scena prima Eph avesse citato l’anticoagulante come strumento per uccidere i topi (dando probabilmente, tra parentesi, l’idea a Setrakian): il parallelismo tra strigoi e topi c’è sempre stato, fin dalla prima stagione, basti pensare alla loro predilezione per le fogne nelle prime stagioni o allo stesso personaggio di Vasily Fet, che di mestiere faceva il disinfestatore di ratti; dunque, è più che naturale che Eichhorst tiri le cuoia ucciso come un lurido sorcio, dopo aver dato allo spettatore un ultimo assaggio del suo viscido sadismo, divertendosi a torturare e umiliare il vecchio ebreo invece di dargli il colpo di grazia subito. Un plauso doveroso va ai due attori, Richard Sammel e David Bradley, perfetti nei panni dei rispettivi personaggi fino all’ultimo: il primo, purtroppo, esce di scena definitivamente e non delizierà più lo spettatore con le sue crudeltà (salvo flashback dell’ultimo momento), il secondo probabilmente farà altrettanto nel prossimo episodio, perché l’infezione non può essere fermata e lo scenario più probabile al momento è che si faccia uccidere dai suoi compagni per non trasformarsi in strigoi.
L’attacco al rifugio di Setrakian si rivela anche l’occasione perfetta per dare una bella sfoltita al cast, eliminando in un colpo ben tre personaggi secondari: Alex Green, Raoul Elizalde e Alonso Creem, i primi due per mano di Eichhorst stesso e il terzo ucciso da Gus. Viene spontaneo chiedersi perché introdurre nella storia personaggi secondari del genere per poi toglierli di mezzo così banalmente: si spreca minutaggio prezioso per portarli sulla scena e nel contempo si danno loro caratterizzazioni e backstory così piatte e malamente abbozzate da impedire qualsiasi empatia dello spettatore, col risultato che la loro dipartita non crea la minima reazione emotiva o il minimo stupore. Evidentemente chi produce questa serie ne ha di soldi da buttare assumendo attori che interpretino personaggi inutili.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Tainted Love 4×06 | 0.79 milioni – 0.3 rating |
Ouroboros 4×07 | 0.89 milioni – 0.3 rating |
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Divoratore onnivoro di serie televisive e di anime giapponesi, predilige i period drama e le serie storiche, le commedie demenziali e le buone opere di fantascienza, ma ha anche un lato oscuro fatto di trash, guilty pleasures e immondi abomini come Zoo e Salem (la serie che gli ha fatto scoprire questo sito). Si vocifera che fuori dalla redazione di RecenSerie sia una persona seria, un dottore di ricerca e un insegnante di lettere, ma non è stato ancora confermato.
Eichhorts ha avuto una buona morte, meritata anche per l’attore Sammel che per me si è caricata tutta la serie sulle spalle, speriamo che la sua mancanza non si senta troppo nelle ultime puntate