Game Of Thrones è una serie… stressante. Come altro definire una serie che: passa per lenta quando gioca molto sui dialoghi, diventa veloce quando la butta sull’azione e sulla spettacolarità, fa discutere animatamente fedelissimi fan e detrattori, porta importanti testate giornalistiche a parlarne, induce a pensare male quando diversi episodi vengono o hackerati o trasmessi per errore. Quando le cose vanno male si urla al “mai na gioia”, quando le cose vanno bene tutto è fan-service, si discute se era meglio quando vi era una base cartacea o quando no, si discute sulla qualità della base cartacea contro quella della realizzazione televisiva, troppa violenza, poca violenza, tanto sesso, poco sesso.
Game Of Thrones è una serie stressante perché quando si guarda un episodio si vive una tensione continua, per un motivo o per un altro. Chi sta scrivendo ha deciso di guardarla il prima possibile sia per stendere la recensione in un tempo accettabile, ma anche per togliersi il pensiero, per rimandare le preoccupazioni alla prossima – lontanissima – stagione. Si stava in tensione anticamente per il fato dei personaggi, in costante pericolo, ora la si vive in maniera leggermente differente. E per capire la natura di tale tensione, oltre che per capire come è evoluto il fenomeno mediatico GoT, basta rileggere il capoverso superiore.
“Scusate c’era traffico e ho dovuto lasciare il drago in doppia fila.”
Non volendo scendere su un piano puramente soggettivo, occorre applaudire a scena aperta il confronto tra Cersei e Daenerys. Se non altro perché lo stato di tensione è palpabile e lo spettatore navigato fiuta il pericolo da ogni lato. L’elettricità tra le parti (i fratelli Clegane, Cersei/Tyrion, i Greyjoy…) rende il dialogo più labile che mai rendendo chiaro che ogni momento potrebbe essere quello decisivo per far sì scoppiare una battaglia, ma soprattutto per infilzare una figurata coltellata allo spettatore, sacrificando un personaggio qualsiasi, come fu per Ned Stark, o Rob Stark, o Cat Stark. Ma come si vedrà più avanti di Stark lì non ce n’era neanche uno, quindi effettivamente c’era poco da temere. Scherzi a parte, vedere il Mastino presentare lo zombie al pubblico crea un’enorme linea di demarcazione tra il GoT che fu e il GoT che è. Facile immaginare come una scena simile sarebbe potuta evolvere in una delle prime stagioni: zombie con le pile scariche, imbarazzo generale, sangue qui e lì. Invece tutto va come deve andare, persino il cattivo tempismo di Aegon Jon (che poi a proposito di cattivo tempismo… con la zia… vabbè…) sembra rientrare grazie alla diplomazia di Tyrion e al tanto sospirato confronto con la sorella.
Insomma, il punto è questo: è possibile, e non certo da questo episodio, percepire la direzione dello show, indovinare la traiettoria della trama. Che poi questo accada per una diversa scrittura o perché la fama della serie spinge gran parte degli appassionati a formulare teorie, poco importa. L’inquietudine (o lo stress, volendo riprendere il concetto iniziale della recensione) rimane, grazie ad una sempre buona realizzazione scenica, ma la parte più razionale di chi assiste non può non notare come gran parte delle previsioni possano rivelarsi azzeccate. Qualcuno ha realmente temuto per la sorte di Tyrion? Era pronosticabile un contrasto tra Jaime e Cersei? Avrebbe garantito una maggiore linearità cogliere tutti di sorpresa con lo zombie “funzionante” invece che con l’ipotetica scena sopra proposta? Altra ragione per cui, soprattutto in questa stagione, vi sono stati pochi sussulti è quella riconducibile al carattere quasi introduttivo di questa settima stagione. La si potrebbe guardare come un’enorme premiére di sette ore e qualcosa, utile a preparare il terreno ai sei capitoli finali.
La prima stagione presentava uno status quo riconducibile a eventi precedenti. Dopo quella, si puntò ad un’espansione del caos interno, con una dispersione sempre maggiore dei personaggi, oltre che con una conseguente imprevedibilità delle varie direzioni narrative. Si giunge così, oggi, a rimettere insieme i pezzi, puntando dritti verso la conclusione. Da qui è possibile inquadrare la “semplicità” di certe scelte narrative, oltre che l’attendismo di certe soluzioni (il confronto tra Cersei e Jaime era pronosticabile anche con sviluppi più drastici, ma tutto sembra rimandato). In questo senso era necessario che il Nord fosse unito e che si accantonasse l’inutile e dannoso contrasto tra Sansa e Arya. Se a questo si aggiunge il ruolo marginale raggiunto da Baelish nella settima stagione, la teatralità della sua esecuzione fa insieme sorridere e godere. Il “colpo di scena” old style, come quando nei vecchi gialli il detective sembrava aver individuato un colpevole per poi rivolgere la sua attenzione immediatamente verso un altro, porta tutti i pronosticatori del web a ridere a crepapelle, soprattutto considerando la presenza di Bran. Il giovane Stark è stato da settimane deriso dal fandom per il suo silenzio su situazioni importantissime, poteva forse non essere decisivo nel season finale? Si tornerà più avanti su questo argomento specifico.
Si può tuttavia essere soddisfatti per la chiusura di un intreccio che rischiava di essere stucchevole, oltre che per la vendetta verso il responsabile di uno degli eventi più shockanti dell’intera serie. Infine, si riscontra quella linearità narrativa utile a porre tutte le pedine in un determinato ordine (in questo caso: il Nord unito, sia tra le sorelle Stark, sia nella fedeltà verso Jon Aegon). Con soli 6 episodi al finale di serie sarà necessario non perdersi.
Pumba: “Chi diavolo è Scar?”
Nala: “No no no Scar è suo zio.”
Timon: “La scimmia è suo zio?”
Nala: “No! Simba sta tornando per sfidare suo zio e riprendersi il regno.”
“The Dragon And The Wolf”, più che chiudere trame, le apre. Sembra una contraddizione con quanto detto finora a proposito di una linearità (prevedibilità) narrativa che tende a riportare ordine per lasciare spazio a decisivi scontri finali. Eppure questi scontri finali devono essere aperti in qualche modo.
Per questo motivo, nel conforto degli Stark riuniti, nel fomento di un Theon Greyjoy che sfrutta la sua mancanza di attributi (in tutti i sensi), nella conferma di una Cersei non più in grado di ragionare lucidamente, al contrario di un Jaime che finalmente sembra capire quello che vuole, il finale della settima stagione riesce comunque a garantire un’altissima percentuale di attesa. In questo senso le rivelazioni su Jon Aegon Targaryen concludono quanto introdotto nello scorso season finale. Bran, grande esperto di serie TV, capisce che le cose importanti devono succedere nel season finale e decide di riportare l’argomento proprio nella 7×07, parlando con Sam, arrivato anche lui proprio a ridosso dell’ultima stagione, sempre per ridurre al minimo la dispersione tra personaggi. Se è stato fatto un mea culpa da parte del regista del precedente episodio riguardo la gestioni di alcuni tempi scenici, è possibile anche in questo caso notare come la velocità di trama su Bran della scorsa stagione abbia coinciso con una brusca frenata in questa. Non sarebbe stato male dilatare il suo percorso mistico anche in questa settima stagione e far coincidere la rivelazione su Jon (ma anche su Baelish) con l’arrivo del giovane Stark. Risparmiando così inquietanti dialoghi sul vestito di Sansa e sulla simpatica prima notte di nozze consumata dolcemente da Ramsay Bolton.
Sta di fatto che Game Of Thrones, durante il suo percorso, è rimasta coerente nel suo bisogno di tessere determinate trame per portarle da un punto A ad un punto B. Non è stato fatto con l’armonia di scrittura di The Sopranos o The Wire, ok, però ciò che prima avveniva con statici dialoghi e con un ritmo più compassato, oggi è avvenuto con un altissimo tasso di spettacolarità e alcune forzature licenze sceniche. Dipende poi dal gusto di ciascuno esprimere una preferenza.
In conclusione: l’attesa per l’ultima stagione aumenta a dismisura anche grazie all’epilogo di questa 7×07, con la distruzione della barriera. Eppure, qualsiasi persona cresciuta con i Pokémon non potrà mai guardare a questi draghi (di fuoco o ghiaccio che siano) con la meraviglia dovuta dall’imponente realizzazione grafica a loro riservata.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Nel bene o nel male, non è roba da poco.
Beyond The Wall 7×06 | 10.2 milioni – 4.7 rating |
The Dragon And The Wolf 7×07 | 12.1 milioni – 5.2 rating |
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Approda in RecenSerie nel tardo 2013 per giustificare la visione di uno spropositato numero di (inutili) serie iniziate a seguire senza criterio. Alla fine il motivo per cui recensisce è solo una sorta di mania del controllo. Continua a chiedersi se quando avrà una famiglia continuerà a occuparsi di questa pratica. Continua a chiedersi se avrà mai una famiglia occupandosi di questa pratica.
Gli piace Doctor Who.
Sono completamente d'accordo.
Nelle ultime recensioni ho sempre pensato che foste un po' troppo severi nei vostri giudizi, ma con questo season finale credo di essere io il più cattivo.
Diciamo che con GoT io mi gioco sempre la possibilità del "questa cosa avrà un senso più avanti nella storia", ma temo che ormai dovrò arrendermi al fatto che non tutto ha un motivo a livello di trama, anche se magari lo trova a livello del cosiddetto "fan service".
Esempio lampante è la morte di Littlefinger che, dopo una stagione in cui praticamente non ha fatto nulla, vede la sua fine come solo il Karma (e i fan) potevano desiderare. Scena godibilissima, ma che non mi ha convinto al 100%.
Un'altra scena interessante dal punto di vista dello spettatore è stato il colloquio tra Tyrion (pazzo suicida) e Cersei. Prima o poi doveva succedere, ma in questo momento non ha avuto la minima utilità. Perché non potevano fare in modo che Cersei decidesse la falza alleanza da subito? Spero ci sia sotto qualcosa che avrà la sua importanza in futuro, ma non ne sono sicuro.
Infine, la scena di sesso della stagione. Apparentemente senza un vero motivo scatentante, i due volevano solo "stare insieme". Avrei preferito che una conversazione fosse sfociata in passione, piuttosto che un Jon che bussa alla porta di Daenerys con il chiaro e solo intento di fare sesso. Inoltre molti hanno apprezzato come sono state sovrapposte le due storie d'amore e la rivelazione-nonrivelazione dell'intera serie. Io ho qualche ripensamento sul fatto che la frase clou, ovvero quel "Jon è il vero erede del Trono di Spade" sia stata pronunciata mentre inquadravano lui ansimante sopra Daenerys (dopotutto è morto e risorto, non avrà più la resistenza di un tempo). Il momento, diciamo, ha perso di solennità.
E la cosa che mi lascia più esterreffatto è che, guardando il "making of" dell'episodio, sembri proprio che tutte queste scene che mi hanno lasciato una non indifferente quota di WTF in testa siano state pensate nei minimi dettagli dagli sceneggiatori e quindi volute proprio così. Boh.
Grazie per il commento! Tra l'altro interessante notare come si vada a creare incesto in entrambe le fazioni.