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“Cliff-hanger!”
Prendendo in giro, per bocca del suo stesso supervillain per giunta, uno dei più diffusi espedienti narrativi del mondo televisivo, The Tick chiude la prima metà della sua prima stagione, con i prossimi sei episodi previsti per un non meglio definito 2018. L’impressione che si ha dopo aver visto questa prima mezza dozzina di puntate è di essere alla fine di un corposo, avvincente ma anche tronco pilot e che la vera storia inizierà soltanto adesso: impressione dovuta in parte alla natura puramente introduttiva delle puntate finora rilasciate, una sorta di origin story dell’aiutante del supereroe, come si è già detto, in parte al limitato numero di episodi e alla loro durata, di trenta minuti in luogo dei canonici quarantacinque, che ha impedito di sviluppare un discorso narrativo più ampio. Ma va bene così, questa prima tranche di puntate ha portato a termine più che degnamente il proprio compito, introducendo un mondo assurdo e bizzarro e personaggi ancora più assurdi e bizzarri, mescolando comicità, grottesco e toni più seri; toccherà ai prossimi sei episodi, quando saranno resi disponibili da Amazon, partire da queste buone premesse e confermare la qualità di uno show che ha finalmente introdotto degnamente la comedy nel filone televisivo dei supereroi (Powerless non conta, faceva pena e la teneva a galla solo Tudyk).
Il personaggio omonimo della serie continua a regalare la sua dose di assurdità e di sorrisi, con i suoi modi da bambino troppo cresciuto piuttosto che da supereroe, giocando con gli ologrammi di Dangerboat o ridendo di gusto per il nome strambo di un piatto. Arthur Everest, invece, prosegue nel suo percorso di piena accettazione del proprio ruolo di supereroe, che aveva conosciuto una svolta importante nel precedente “Fear of Flying” e che giunge a compimento proprio in “Rising”, attraverso uno dei più classici topos supereroici, ossia il salvataggio di un mezzo di trasporto (in questo caso un autobus) pieno di persone che sta per precipitare di sotto. Ovviamente The Tick non si limita a riproporre il cliché fatto e finito, ma ne realizza anche la parodia, perché il “bambino” che rimane nell’autobus dopo che tutti gli altri passeggeri sono stati evacuati e che Arthur corre a salvare in extremis in realtà si rivela essere un cane; anzi, paradossalmente Arthur viene acclamato come eroe più per aver salvato una bestiola carina e coccolosa, come direbbero i pinguini di Madagascar, che per le altre vite umane, secondo un atteggiamento tipico di questi tempi di fregarsene dei propri simili più sfortunati e impietosirsi invece per gli animaletti domestici.
The City si ritrova così ad avere due nuovi supereroi dopo esserne rimasta priva per quindici anni, da quando i Flag Five furono annientati da The Terror grazie alla sua weaponized syphilis (l’arma batteriologica più bizzarra della storia!), e difatti il mid-season finale mette su una gag anche su questa lunga mancanza di supereroi: quando The Tick e Arthur portano Ramses IV all’ufficio locale dell’A.E.G.I.S., l’agenzia governativa dei supereroi, scoprono che è chiuso e abbandonato da un decennio e mezzo, proprio perché non c’erano più supereroi in città! Piccola curiosità: l’A.E.G.I.S. prende il nome dalla mitica egida greca, scudo magico posseduto da Zeus e da Atena, su cui secondo una versione del mito era stata fissata la testa di Medusa recisa da Perseo; e la gorgone dalla chioma fatta di serpenti, infatti, compare come simbolo ufficiale dell’A.E.G.I.S. proprio quando The Tick e Arthur si recano all’ufficio.
Nello stesso tempo, però, The City si ritrova ad avere anche due supervillain. Da un lato c’è il ritorno di The Terror, ancora nell’ombra e non annunciato in pompa magna al mondo (per quello si dovrà verosimilmente aspettare la seconda metà della stagione); lo si è visto poco in azione, in questo episodio e nei secondi finali del precedente, oltre che nel flashback sul passato di Arthur, ma appare già chiaro che anche questo personaggio non va preso troppo sul serio, in linea con lo stile di The Tick. Dall’altro lato c’è Ms. Lint, per la quale ritrovare l’ex-boss significa fare i conti col proprio recente passato e rendersi conto di essersi “rammollita” negli ultimi tredici anni (tanto è passato dallo scontro apparentemente decisivo tra The Terror e Superian in cui il primo inscenò la morte), riducendosi a lavorare per un gangster di bassa lega che usa come nome d’arte quello di un faraone dimenticabile; ma alla consapevolezza segue la volontà di agire e nel finale Ramses viene tolto di mezzo proprio dalla scaglia-fulmini, che ha ritrovato se stessa e che ora è pronta a riprendere il proprio posto al fianco di The Terror.
Infine, qualche parola su Superian. Il world’s first superhero, come era presentato in un talk show con Whoopie Goldberg nel pilot, ha avuto un ruolo marginalissimo in questi primi episodi, ricevendo un po’ screen-time qua e là. In “Rising” lo si vede protagonista del tentativo di fermare l’omone gigante già visto al telegiornale in “Party Crashers”, ma il particolare più importante è la scoperta, da parte di Overkill, Dangerboat e Arthur, che la tuta da falena di quest’ultimo è stata creata dal dottor Karamazov per combattere una minaccia aliena; considerando che The Terror vorrà sicuramente togliere di mezzo un supereroe come Superian e avendo catturato Arthur proprio nel finale per portarlo nel suo covo segreto avrà messo le mani anche sulla tuta, non è da escludere che la parodia di Superman assuma un ruolo più importante in futuro.
Il personaggio omonimo della serie continua a regalare la sua dose di assurdità e di sorrisi, con i suoi modi da bambino troppo cresciuto piuttosto che da supereroe, giocando con gli ologrammi di Dangerboat o ridendo di gusto per il nome strambo di un piatto. Arthur Everest, invece, prosegue nel suo percorso di piena accettazione del proprio ruolo di supereroe, che aveva conosciuto una svolta importante nel precedente “Fear of Flying” e che giunge a compimento proprio in “Rising”, attraverso uno dei più classici topos supereroici, ossia il salvataggio di un mezzo di trasporto (in questo caso un autobus) pieno di persone che sta per precipitare di sotto. Ovviamente The Tick non si limita a riproporre il cliché fatto e finito, ma ne realizza anche la parodia, perché il “bambino” che rimane nell’autobus dopo che tutti gli altri passeggeri sono stati evacuati e che Arthur corre a salvare in extremis in realtà si rivela essere un cane; anzi, paradossalmente Arthur viene acclamato come eroe più per aver salvato una bestiola carina e coccolosa, come direbbero i pinguini di Madagascar, che per le altre vite umane, secondo un atteggiamento tipico di questi tempi di fregarsene dei propri simili più sfortunati e impietosirsi invece per gli animaletti domestici.
The City si ritrova così ad avere due nuovi supereroi dopo esserne rimasta priva per quindici anni, da quando i Flag Five furono annientati da The Terror grazie alla sua weaponized syphilis (l’arma batteriologica più bizzarra della storia!), e difatti il mid-season finale mette su una gag anche su questa lunga mancanza di supereroi: quando The Tick e Arthur portano Ramses IV all’ufficio locale dell’A.E.G.I.S., l’agenzia governativa dei supereroi, scoprono che è chiuso e abbandonato da un decennio e mezzo, proprio perché non c’erano più supereroi in città! Piccola curiosità: l’A.E.G.I.S. prende il nome dalla mitica egida greca, scudo magico posseduto da Zeus e da Atena, su cui secondo una versione del mito era stata fissata la testa di Medusa recisa da Perseo; e la gorgone dalla chioma fatta di serpenti, infatti, compare come simbolo ufficiale dell’A.E.G.I.S. proprio quando The Tick e Arthur si recano all’ufficio.
Nello stesso tempo, però, The City si ritrova ad avere anche due supervillain. Da un lato c’è il ritorno di The Terror, ancora nell’ombra e non annunciato in pompa magna al mondo (per quello si dovrà verosimilmente aspettare la seconda metà della stagione); lo si è visto poco in azione, in questo episodio e nei secondi finali del precedente, oltre che nel flashback sul passato di Arthur, ma appare già chiaro che anche questo personaggio non va preso troppo sul serio, in linea con lo stile di The Tick. Dall’altro lato c’è Ms. Lint, per la quale ritrovare l’ex-boss significa fare i conti col proprio recente passato e rendersi conto di essersi “rammollita” negli ultimi tredici anni (tanto è passato dallo scontro apparentemente decisivo tra The Terror e Superian in cui il primo inscenò la morte), riducendosi a lavorare per un gangster di bassa lega che usa come nome d’arte quello di un faraone dimenticabile; ma alla consapevolezza segue la volontà di agire e nel finale Ramses viene tolto di mezzo proprio dalla scaglia-fulmini, che ha ritrovato se stessa e che ora è pronta a riprendere il proprio posto al fianco di The Terror.
Infine, qualche parola su Superian. Il world’s first superhero, come era presentato in un talk show con Whoopie Goldberg nel pilot, ha avuto un ruolo marginalissimo in questi primi episodi, ricevendo un po’ screen-time qua e là. In “Rising” lo si vede protagonista del tentativo di fermare l’omone gigante già visto al telegiornale in “Party Crashers”, ma il particolare più importante è la scoperta, da parte di Overkill, Dangerboat e Arthur, che la tuta da falena di quest’ultimo è stata creata dal dottor Karamazov per combattere una minaccia aliena; considerando che The Terror vorrà sicuramente togliere di mezzo un supereroe come Superian e avendo catturato Arthur proprio nel finale per portarlo nel suo covo segreto avrà messo le mani anche sulla tuta, non è da escludere che la parodia di Superman assuma un ruolo più importante in futuro.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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La sfida che The Tick doveva vincere non era facile, ma per ora si può dire superata, in attesa dei prossimi sei episodi che dovranno confermare tale risultato. Con un universo narrativo semplicemente assurdo, bravi attori perfettamente calati nella parte (a cominciare da Peter Serafinowitz e Griffith Newman) e un soddisfacente bilanciamento tra comicità e il lato più “serio”, il nuovo show Amazon ha tutte le carte in regola per offrire una storia di supereroi godibile e sui generis, che si differenzi da tutte le sue concorrenti di ABC, The CW, Fox e Netflix.
Fear Of Flying 1×05 | ND milioni – ND rating |
Rising 1×06 | ND milioni – ND rating |
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Divoratore onnivoro di serie televisive e di anime giapponesi, predilige i period drama e le serie storiche, le commedie demenziali e le buone opere di fantascienza, ma ha anche un lato oscuro fatto di trash, guilty pleasures e immondi abomini come Zoo e Salem (la serie che gli ha fatto scoprire questo sito). Si vocifera che fuori dalla redazione di RecenSerie sia una persona seria, un dottore di ricerca e un insegnante di lettere, ma non è stato ancora confermato.