The Twilight Zone 1×05 – The WunderkindTEMPO DI LETTURA 4 min

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The Twilight Zone 1x05Mai come in questi ultimi anni la politica è entrata a far parte delle serie televisive: che si parli del dramma del potere in House Of Cards o della favoletta del buon presidente onesto in Designated Survivor o ancora della sfrenata satira in Veep e in BrainDead, gli ambienti della Casa Bianca, il Campidoglio e Washington D.C. offrono ambientazioni e spunti per la fantasia galoppante di sceneggiatori e showrunner. Per non parlare poi del terremoto Trump, vero e proprio fulmine a ciel sereno che ha mandato all’aria sondaggi e pronostici e che ha posto a capo della più potente nazione della Terra un uomo che di politica era digiuno ma che in compenso poteva vantare nel curriculum vitae comparse in film come Mamma Ho Riperso L’Aereo e Zoolander (e, giusto per rimanere in tema seriale, anche The Fresh Prince of Bel-Air).
Era inevitabile, quindi, che anche nella nuova incarnazione di The Twilight Zone ci fosse un episodio esclusivamente dedicato alla politica, in cui più che negli altri la situazione irreale su cui si imbastisce l’intera vicenda affonda le proprie radici nel tempo presente, nelle sue paranoie e nei suoi problemi. Nella corsa alla presidenza di Oliver Foley non è difficile scorgere un riferimento proprio a Trump, l’outsider venuto dal nulla (politicamente parlando) che senza la minima esperienza e parlando direttamente alla “pancia” dell’elettorato riesce a imporsi su candidati probabilmente meno telegenici, ma sicuramente più preparati ed esperti. Tuttavia, Oliver non è un magnate dell’imprenditoria: è un ragazzino di undici anni che si è candidato quasi per gioco sul proprio canale YouTube, e in questa assurdità di fondo sta la forza e nel contempo la debolezza dell’intera puntata.
È fuori di dubbio che la giovanissima età del candidato renda ancora più caustica e incisiva la parabola del potere che corrompe e fa emergere il peggio delle persone, soprattutto di quelle che non sono sufficientemente preparate a esercitarlo; così come è innegabile la feroce e spietata stoccata contro l’ingenuità del popolo, pronto a cedere al sentimentalismo fino al punto da votare un ragazzino semplicemente perché suscita simpatia o compassione. E si può cogliere anche una certa critica alla cieca obbedienza delle sfere militari, attraverso il personaggio del generale che non mette in discussione i capricci del presidente teenager semplicemente perché “he’s commander-in-chief”.
Ma è altrettanto indubbio che accettare una simile premessa richieda una dose di sospensione dell’incredulità davvero alta, forse troppo, soprattutto alla luce di certi dettagli che rendono l’intera vicenda troppo irrealistica persino per una serie come The Twilight Zone: ad esempio, non viene in alcun modo giustificato come possa Oliver competere per la Casa Bianca nonostante la Costituzione imponga espressamente un’età minima di trentacinque anni per candidarsi, e anche il ribaltamento totale delle sorti elettorali dopo la disastrosa débâcle del primo dibattito pubblico del ragazzino risulta, nonostante il significato sottinteso e già accennato, decisamente forzato.
In ogni caso, il vero protagonista di “The Wunderkind” non è Oliver ma Raff Hanks, il consulente politico che rende possibile la vittoria di quest’ultimo. Il suo percorso personale parte all’insegna della redenzione e del riscatto personale, della rivincita sui politici tradizionali che l’hanno deluso e umiliato ma anche della fiducia nei confronti dell’ingenuità e dell’innocenza infantile; ma una volta raggiunto l’obiettivo della Casa Bianca si trasforma in una progressiva presa di coscienza del male creato dando troppo potere a un ragazzino viziato e spocchioso. Quaranta minuti sono decisamente pochi per esplorare come si deve la storia in questione, ma si tratta di un difetto comune anche ai precedenti episodi di The Twilight Zone e in generale di tutte le serie antologiche di questo tipo e con questo formato. Ciò su cui invece non si può chiudere un occhio è il senso di delusione che si prova quando si arriva alla tragica conclusione dell’episodio.
Le scene ambientate in ospedale, che vedono Raff convalescente su un lettino d’ospedale, riescono a creare un soddisfacente misto di inquietudine e di aspettative per la sorte del personaggio: mentre i continui flashback ci mostrano il passato, facendoci capire come Raff sia finito in quelle condizioni, cresce la tensione perché ci si domanda cosa gli capiterà ancora, se avrà modo di fare ammenda per quanto indirettamente ha causato (mettere la nazione più potente della Terra nelle mani di un adolescente capriccioso) o se il suo destino sarà molto, molto più tragico. Peccato che il plot twist finale, per quanto truculento, sia decisamente troppo debole e poco d’impatto rispetto alle attese che l’episodio fino a quel momento aveva creato e non ripaghi completamente le aspettative.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • L’assurdità della vicenda si presta ad affrontare tematiche connesse alla politica e a riflessioni sul potere e sulla natura umana…
  • Le sequenze di Raff in ospedale creano un crescendo di tensione e curiosità…
  • … ma richiede una dose di suspension of disbelief troppo elevata persino per The Twilight Zone
  • … ma il finale scialbo e poco incisivo rovina tutto

 

Nel tentativo di trattare temi non solo impegnativi ma anche di scottante attualità, The Twilight Zone fa il passo più lungo della gamba e confeziona un episodio grottesco e caustico ma debole proprio per la sua assurdità di fondo, oltre che incapace, col suo twist finale, di sfruttare al meglio le ottime premesse costruite nell’arco di quaranta minuti. Non è da buttar via, ma nemmeno da incorniciare.

 

A Traveler 1×04 ND milioni – ND rating
The Wunderkind 1×05 ND milioni – ND rating

 

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Divoratore onnivoro di serie televisive e di anime giapponesi, predilige i period drama e le serie storiche, le commedie demenziali e le buone opere di fantascienza, ma ha anche un lato oscuro fatto di trash, guilty pleasures e immondi abomini come Zoo e Salem (la serie che gli ha fatto scoprire questo sito). Si vocifera che fuori dalla redazione di RecenSerie sia una persona seria, un dottore di ricerca e un insegnante di lettere, ma non è stato ancora confermato.

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