Laura Palmer: “Ti rivedrò ancora tra 25 anni.”
Torna finalmente alla regia David Lynch, accompagnato alla sceneggiatura dal fido Mark Frost, co-creatore della serie.
La sua assenza si era fatta sentire in queste ultime puntate dove lo show era degenerato non poco, diventando una banale soap opera che cercava (nonostante tutto) di accattivarsi il pubblico usando toni grotteschi e comedy, di fatto banalizzando e appiattendo i personaggi stessi dello show. Pochi giorni fa l’emittente americana che ha trasmesso l’ultima puntata de I segreti di Twin Peaks ha annunciato l’abbandono definitivo del regista che non ha digerito l’idea di aver dovuto rivelare l’assassino di Laura Palmer a metà degli episodi previsti, sacrificando, di fatto, la base che teneva in piedi tutta la serie.
Prima di lasciare però il bizzarro paesino dello stato di Washington, il regista americano regala un’ultima lezione di suspense cinematografica applicata al piccolo schermo e una serie di scene che difficilmente verranno dimenticate dagli spettatori.
A cominciare dal tanto atteso arrivo all’interno della Loggia Nera, uno spazio metafisico dal quale provengono tutte le forze malvagie che circondano la cittadina. L’agente Cooper ci arriva inseguendo Windom Earle per cercare di liberare Annie. Da qui il personaggio comincia un percorso “oltre la vita e la morte” (per l’appunto), in un crescendo di tensione continua, intraprendendo una specie di percorso dantesco all’interno di essa. Le scene nella Loggia Nera sono l’emblema del delirio lynchiano e appaiono difficilmente spiegabili con la sola visione superficiale.
In generale ci si trova di fronte a un nuovo modo di fare televisione che non ha niente a che vedere con tutto ciò che si è prodotto finora e, presumibilmente, farà da scuola per le serie a venire.
La ricostruzione degli ambienti e i dialoghi sono puro frutto dell’inconscio del regista e non hanno la minima intenzione di essere didascalici o spiegare allo spettatore quello che sta succedendo, come vorrebbe la prassi di scrittura televisiva. Eppure il risultato è efficace, Lynch riesce a tenere alta l’attenzione con luci, suoni, musiche, effetti distorti. E soprattutto grazie all’interpretazione magnetica dei suoi due attori migliori: Kyle Maclachlan (l’agente Cooper) e Sheryl Lee (la rediviva Laura Palmer, qui in una veste inedita).
Nota di demerito, invece, per tutto il resto. Pare quasi che il regista e gli sceneggiatori abbiano voluto accelerare la narrazione per chiudere il prima possibile tutte le trame. I personaggi recitano ormai consapevoli dei propri cliché e sembrano scherzarci su come a voler dare l’idea di un happy ending forzato e sbrigativo, continuando così la generale decadenza che ha avuto la serie dalla seconda metà di stagione in poi. Alcune poi rimangono in sospeso (la disobbedienza civile di Audrey per esempio) e non si sa quando mai si potrà sapere che fine hanno fatto questi personaggi con cui da tempo lo spettatore ha empatizzato.
Non rimane che essere ottimisti e sperare che la profezia di Laura Palmer (Ti ritroverò tra 25 anni)si avveri, anche se 25 anni sono forse troppo lunghi per aspettare la fine della serie non sapendo come si evolverà il mezzo televisivo e se l’interesse per la serie scemerà nel tempo o la sua aura di serie cult (dal momento che già lo è) si manterrà intatta.
LATI POSITIVI:
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LATI NEGATIVI:
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VOTO 4/5
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Laureato presso l'Università di Bologna in "Cinema, televisione e produzioni multimediali". Nella vita scrive e recensisce riguardo ogni cosa che gli capita guidato dalle sue numerose personalità multiple tra cui un innocuo amico immaginario chiamato Tyler Durden!