Dopo un’ottima season premiere, Vikings riparte con una puntata ricchissima di eventi che permette fin da subito una rapida evoluzione narrativa di questa quinta stagione. La serie dopo la morte di Ragnar è cambiata profondamente e per supplire alla sua assenza era iniziato un ricambio generazionale molto ampio. Con la comparsa sul campo di battaglia dei figli di Re Aethelwulf si può dire che questo lungo processo è ormai giunto al termine, senza dimenticare la totale autonomia ormai raggiunta da tutti i figli maschi della dinasta Lothbrok. Interessante notare come ormai la serie abbia diverse storyline principali che parallelamente proseguono in direzioni diverse, destinate sicuramente a incontrarsi. L’ampliamento del parco di personaggi è sotto gli occhi di tutti, senza dimenticare che forse prima o poi rivedremo anche Rollo. L’utilizzo con il contagocce di Floki, Bjorn e Lagaertha fa capire come la situazione sia radicalmente cambiata dalle prime stagioni e la serie possa permettersi ormai interi episodi senza i suoi pezzi da 90. D’altronde le 20 – già 20 – puntate che ci attendono sono tante ed è auspicabile che non ci siano meri riempitivi come accaduto in passato (l’oppiomane cinese tanto per citarne uno) ma, anzi, vista la varietà della narrazione, si auspica una stagione di altissima qualità.
Ivar: “Slave know who I am?”
Slave: “Of course, you are Ivar.”
Ivar: “Ivar?”
Slave: “No, Ivar the boneless.”
Le parole profetiche della schiava sono le stesse pronunciate da Ragnar al figlio e questo non può essere un caso per uno show come Vikings dove nulla viene detto senza un motivo. Ancora una volta il senz’ossa dimostra tutto il suo genio militare, perché Ivar è storpio si, ma non certo uno sprovveduto. Infatti sin da “The Reckoning” risulta lampante l’intelligenza, superiore alla media, che unita alla sua sagacia in campo militare (senza dimenticare un’evidente follia) lo rendono senza alcun dubbio il personaggio più pericoloso tra gli uomini del nord. Al contrario ancora una volta Ubbe delude e, nonostante sia un grande guerriero, fallisce clamorosamente; optando per una strategia sbagliata che lo umilia di fronte a Ivar e a tutti i suoi uomini, la stragande maggioranza dei guerrieri infine decidono di seguire lo storpio e geniale stratega invece che l’abilissimo guerriero. Lo scontro tra i due sembra ormai inevitabile e le sorti di Kattegat e la sfrenata ambizione di Re Harald saranno, molto probabilmente, gli ulteriori fattori che potrebbero dare il via a una guerra civile.
La parte riguardante Floki è più affascinante che mai, con una fotografia praticamente perfetta e delle ambientazioni a dir poco spettacolari. L’unica vera nota stonata è rappresentata da Astrid: la sua storyline è ben poco credibile e a meno che la guerriera non stia recitando una parte, sembra inverosimile che abbia improvvisamente scelto di voltare le spalle alla sua amata Regina di Kattegat. Anche tra i cristiani non è tutto oro quel che luccica, poiché la grande delusione è rappresentata dal vescovo Heahmund. Un character per ora piatto, quasi macchiettistico, che oltre ad altisonanti e sterili discorsi, non è stato adeguatamente approfondito a livello psicologico, risultando ad ora la parte peggiore di questa nuova stagione.
Una piacevole sorpresa è rappresentata dalla qualità e dalla quantità di scene di azione che per un inizio stagione risultano abbastanza inaspettate. Nonostante qualche difetto, questi primi tre episodi fanno ben sperare per una prima metà di stagione ben al di sopra rispetto ai primi dieci episodi di quella passata. Le ambientazioni, i paesaggi, la fotografia, i dialoghi mai banali (vescovo a parte), le storyline, senza dimenticare i riferimenti storici, romanzati ma non troppo: tutto procede nella giusta direzione. È lecito aspettarsi una grande stagione e qualche morte eccellente, perché lo scettro di Re dei Re è uno solo e al momento ci sono ben troppi pretendenti a reclamarlo.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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The Departed – Part Two 5×02 | 2.17 milioni – 0.6 rating |
Homeland 5×03 | 2.97 milioni – 0.7 rating |
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Venera due antiche divinità: Sergio Leone e Gian Maria Volontè.
Lostiano intransigente, zerocalcariano, il suo spirito guida è un mix tra Alessandro Barbero e Franco Battiato.