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Nella recensione del precedente episodio si constatava come Michael Hirst, mente della serie, fosse riuscito fino ad ora ad evitare i noiosi riempitivi della scorsa stagione, figli dell’allungamento dello show a 20 puntate. Purtroppo in questo episodio si è tornati invece ad antiche e cattive abitudini, con una trama in pieno sviluppo che di certo non necessitava questa battuta d’arresto. Il titolo dell’episodio avrà tratto in inganno molti, ma in realtà la puntata è eccessivamente interlocutoria e a conti fatti succede ben poco degno di nota.
Ubbe: “Our father lives through us Bjorn or he doesn’t live.”
Nonostante i bei discorsi, Ubbe continua ad essere uno dei personaggi peggiori della stagione, senza dimenticare la consorte Margrethe, il cui piano per far diventare il marito Re è più improbabile che mai, vista la presenza non solo di Bjorn e Lagertha, ma anche di Re Harald e Ivar. A Kattegat, nonostante il ritorno di Bjorn (finalmente), la Regina sembra essere più debole che mai. L’introduzione dei Sami (Lapponi), antica popolazione stanziata tra la penisola di Kola (Russia), Finlandia, Svezia e Norvegia, è un mero riempitivo di cui non se ne vedeva davvero il bisogno, considerate le già numerose sottotrame presenti nella stagione. L’unione matrimoniale tra Ironside e Snaefrid, principessa Sami e figlia del Re Svase, appare veramente senza senso. Non va certo meglio con il pellegrinaggio di Alfred, che nonostante l’altissimo valore simbolico risulta essere abbastanza scontato. È necessario un forte cambiamento di rotta per quanto riguarda le storyline degli eredi di Re Ecbert, personaggi bidimensionali e con poco appeal, che per ora rappresentano la parte peggiore in assoluto dello show.
A risollevare le sorti dell’episodio ci pensa Floki, che come Mosè deve sopportare il fardello di essere la guida del suo popolo verso la Terra Promessa. Le scenografie e la fotografia riguardanti la parte ambientata in Islanda rappresentano un vero e proprio capolavoro, fiore all’occhiello di questa stagione e uno dei punti più alti mai raggiunti dalla serie, tecnicamente parlando.
A risollevare le sorti dell’episodio ci pensa Floki, che come Mosè deve sopportare il fardello di essere la guida del suo popolo verso la Terra Promessa. Le scenografie e la fotografia riguardanti la parte ambientata in Islanda rappresentano un vero e proprio capolavoro, fiore all’occhiello di questa stagione e uno dei punti più alti mai raggiunti dalla serie, tecnicamente parlando.
Bjorn: “The war is coming and it will be like Ragnarok.”
Il vescovo Heahmund, nonostante continui a sembrare un cristiano invasato che blatera cose senza senso, accanto a Ivar acquista finalmente il suo perché e regala dei momenti di confronto molto interessanti, anche se lontani dallo scambio interculturale che vi era tra Ragnar e Athelstan. La partita a scacchi tra Ivar ed il Vescovo non è solo reale ma anche metaforica, segno che tutte le pedine sono ormai in campo e qualcuno (forse più di uno) è destinato a cadere rovinosamente. L’allargamento del parco character ha giovato enormemente alla serie di punta History, ma le diverse storyline faticano a ricollegarsi in una trama orizzontale convincente. Forse è arrivato il momento di tagliare qualche testa eccellente per potersi concentrare maggiormente su un numero ridotto di personaggi, dando modo ad Hirst di creare una più ampia e convincente caratterizzazione psicologica.
La guerra civile che incombe è stata paragonata da Bjorn al Ragnarok: nella mitologia norrena questo evento rappresenta la battaglia finale tra le potenze del Bene e quelle del Male; ogni cosa sarà distrutta da terremoti, alluvioni e catastrofi naturali. Heimdallr, il guardiano del Bifrost, suonerà il corno e chiamerà allo scontro finale Odino, le altre divinità e i guerrieri del Valhalla. Nel grande combattimento finale ogni divinità si scontrerà con la propria nemesi, in una distruzione reciproca. Il gigantesco lupo Fenrir divorerà Odino, Thor e il serpente Jǫrmungandr si uccideranno a vicenda e tutte le divinità periranno. Dopo la distruzione completa del mondo, la terra riemergerà e la vita per gli uomini avrà di nuovo inizio, con i figli di Odino e Thor che avranno ereditato i poteri paterni. Il paragone Ivar-Fenrir è quindi più importante che mai e, salvo sorprese negative, la guerra tra fratelli non solo distruggerà per sempre il lascito di Ragnar, ma scuoterà profondamente nella sua fondamenta l’interno universo vichingo.
La guerra civile che incombe è stata paragonata da Bjorn al Ragnarok: nella mitologia norrena questo evento rappresenta la battaglia finale tra le potenze del Bene e quelle del Male; ogni cosa sarà distrutta da terremoti, alluvioni e catastrofi naturali. Heimdallr, il guardiano del Bifrost, suonerà il corno e chiamerà allo scontro finale Odino, le altre divinità e i guerrieri del Valhalla. Nel grande combattimento finale ogni divinità si scontrerà con la propria nemesi, in una distruzione reciproca. Il gigantesco lupo Fenrir divorerà Odino, Thor e il serpente Jǫrmungandr si uccideranno a vicenda e tutte le divinità periranno. Dopo la distruzione completa del mondo, la terra riemergerà e la vita per gli uomini avrà di nuovo inizio, con i figli di Odino e Thor che avranno ereditato i poteri paterni. Il paragone Ivar-Fenrir è quindi più importante che mai e, salvo sorprese negative, la guerra tra fratelli non solo distruggerà per sempre il lascito di Ragnar, ma scuoterà profondamente nella sua fondamenta l’interno universo vichingo.
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A soli tre episodi dal mid-season finale, Micheal Hirst confeziona un episodio sotto tono e non all’altezza delle aspettative. La grande guerra che incombe genera automaticamente molt hype che si spera venga ripagato da uno scontro come non se ne vedono dagli assedi parigini del defunto Ragnar. A questi ultimi tre episodi prima della pausa il compito di restituire a Vikings il massimo dei voti.
The Message 5×06 | 1.75 milioni – 0.5 rating |
Full Moon 5×07 | 2.03 milioni – 0.5 rating |
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Venera due antiche divinità: Sergio Leone e Gian Maria Volontè.
Lostiano intransigente, zerocalcariano, il suo spirito guida è un mix tra Alessandro Barbero e Franco Battiato.