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Vikings 6×12 – All ChangeTEMPO DI LETTURA 4 min

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Vikings 6x12 recensione

“Many times on the battelfield i looked to him for leadership  and courage and he never failed. I loved him, we all love him. He was our hero. Now Bjorn Ironside is in Valhalla with Ragnar, so there’s no need to be sad.”

Dopo i grandi eventi della puntata precedente era lecito aspettarsi un classico episodio di raccordo e infatti così è stato.
La scelta di far morire Bjorn a così tanti episodi dal termine è sicuramente coraggiosa ma altrettanto rischiosa, visto che tra morti eccellenti e Floki ormai dato per disperso, rimangono veramente pochi personaggi degni di nota su cui concentrare la narrazione.
Lo scontro tra Norreni e Rus sembra ben lontano dall’essere risolto, visto anche i dissidi interni alle fazioni, ma la sensazione è che in pieno stile Vikings, tutto finirà in un bel bagno di sangue, come è giusto che sia quando si parla di vichinghi d’altronde.

OLEG PRINCIPE DEGLI INTRIGHI


Oleg, principe dei Rus, si conferma nettamente il personaggio non norreno migliore dello show, grazie non solo ad un innato carisma, ma anche a una buona dose di psicopatia, come si è visto in passato con il trattamento riservato ai fratelli.
La decimazione dei suoi ufficiali, dopo la cocente sconfitta di Kattegat ne rappresenta l’ulteriore dimostrazione, senza contare che nonostante i complotti di Igor, Ivar e Dir, il sovrano reggente sembra essere sempre un passo avanti e non è da escludere che Katia, che ha sedotto Ivar e ottenute tutte le informazioni necessarie, torni proprio dal marito, nel più classico esempio di abile doppiogiochismo.
A non convincere invece, tanto per cambiare, è la pessima gestione di Hvitserk, che oltre a cambiare fazione ogni momento, si abbandona ai piaceri delle droghe, qualcosa di già visto, sperando si tratti di una condizione limitata a una sola puntata e non diventi invece un tratto distintivo del character, come era stato per l’infelice parentesi oppiomane di Ragnar.

WHO WANTS TO BE KING?


E’ indubbio che con la morte di Lagertha in “Death and The Serpent” e quella di Bjorn nell’undicesimo episodio, a Kattegat vi è un enorme vuoto di potere (e di personaggi degni di nota si potrebbe aggiungere) che necessariamente deve essere colmato, resta solo da vedere chi sarà il nuovo Re.
Visto che Ubbe, legittimo erede al trono, non è interessato a rivendicare la corona, conscio della lezione di Ragnar sul fardello del trono, a sorpresa Erik non perde tempo e si fa avanti, conquistando subito la fiducia delle due mogli di Bjorn, con un doppiogiochismo che ancora non si capisce dove voglia andare a parare.
Certo è che Gunnhild, personaggio con un enorme potenziale se solo avesse un adeguato screen time a disposizione, sembra essere la figura perfetta per essere la nuova regina di Kattegat, ma visto l’andamento delle ultime elezioni regie tra i Norreni, l’esito è tutt’altro che scontato.
Ben venga un maggior focus narrativo sia su Erik che su la shield-maiden, anche perché dopo le tante morti eccellenti lo show di casa History ha disperatamente bisogno di nuovi personaggi degni di tal nome, anche se con solo 9 episodi a disposizione, sarà arduo sviluppare nuovi character in maniera adeguata.

 

POVERA ISLANDA


La colonizzazione islandese di Floki doveva rappresentare il fiore all’occhiello dello show, con un enorme potenziale narrativo visto lo scenario completamente nuovo in cui si poteva creare qualsiasi intreccio narrativo.
Purtroppo così non è stato, ma la cosa incredibile non è tanto la pessima riuscita della storyline, quanto l’immobilità della stessa, ancora ferma alle ambizioni di potere di Kjetill Flatnose e relative atrocità commesse, come se non si potesse fare nient’ altro: ad ora le vicende islandesi rimangono purtroppo la parte peggiore di tutto lo show, sperando in un miracoloso ritorno di Floki che in qualche modo possa risollevare le sorti di tale scempio.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • I giochi di potere che caratterizzano entrambi i fronti
  • Oleg si conferma un ottimo personaggio, carismatico e psicopatico al punto giusto per reggere da solo la scena
  • Le apparizioni del Veggente sono sempre graditissime
  • Le vicende islandesi rimangono purtroppo la parte peggiore dello show
  • Hvitserk tossicodipendente è qualcosa di già visto, sperando si tratti di una condizione limitata a una sola puntata
  • Il ritmo della narrazione è veramente blando

 

Succede ben poco in questi 45 minuti, per la classica puntata di transizione dove non convincono diverse scelte narrative relative ai personaggi, mentre i giochi di potere nelle opposte fazioni mantengono viva la narrazione, per un episodio comunque caratterizzato da un ritmo narrativo molto blando. La valutazione è sufficiente, ma nulla di più, in attesa dell’elezione del nuovo sovrano di Kattegat.

 

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Venera due antiche divinità: Sergio Leone e Gian Maria Volontè.
Lostiano intransigente, zerocalcariano, il suo spirito guida è un mix tra Alessandro Barbero e Franco Battiato.

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