“In the eyes of a ranger
The unsuspected stranger
Had better know the truth of wrong from right
‘cause the eyes of a ranger are upon you
Any wrong you do he’s gonna see
When you’re in Texas look behind you
‘cause that’s where the rangers are gonna be.”
(la storica intro di Walker Texas Ranger)
In questa stagione televisiva così atipica (di un anno altrettanto atipico) ci si poteva aspettare di tutto tranne il reboot di una delle serie televisive più iconiche degli anni ’90: Walker Texas Ranger. Uno show che è rimasto impresso nel cuore degli spettatori per vari motivi e che The CW ha deciso, con molto coraggio, di riportare in vita in una veste del tutto nuova e ovviamente riadattata per il suo tipo di pubblico.
Uno dei motivi per cui era particolarmente difficile pensare ad un reboot del genere è il fatto che l’immagine di Walker Texas Ranger sia indissolubilmente legata al suo creatore-protagonista: Chuck Norris. L’ex-karateka (acerrimo rivale di Bruce Lee) ed icona degli action-movies anni ’80 era di fatto l’unica e vera star dello show che voleva allo stesso tempo:
- omaggiare l’attore stesso la cui fama era in declino nei primi anni ’90
- dare risalto ai valori positivi delle forze dell’ordine americane di cui i texas ranger sono la divisione più antica
- rappresentare in senso positivo l’America WASP e repubblicana di cui lo stesso Norris era la perfetta incarnazione.
È indubbio, infatti, che lo show portasse con sé un certo tipo di visione del mondo molto puritana e manichea e che fosse (come in realtà molte serie tv di quegli anni) molto ingenuo e ripetitivo a livello di trama e sviluppo orizzontale (praticamente assente). Sostanzialmente tutto si sviluppava nei classici “casi del giorno” prontamente risolti dal protagonista a suon di calci rotanti, elemento che, anni dopo, sarebbe stato oggetto dei primi meme e di un vero e proprio fenomeno di massa su internet.
E qui sorgono i primi problemi per quanto riguarda questo reboot: come sostituire una figura così mitica e come aggiornare la storia del ranger Cordell Walker alla serialità contemporanea?
L’EFFETTO THE CW
Non si tratta infatti semplicemente di cambiare il volto di un attore rispetto all’altro ma di operare più in profondità a livello di struttura del prodotto. E in questo gli autori (e la regista Jessica Yu che comunque non è proprio l’ultima arrivata nell’ambiente) si dimostrano abbastanza intelligenti non cercando in alcun modo di “imitare Chuck Norris” ma piuttosto cercando di rifarsi alla “filosofia” dello show.
Walker è una serie che indaga più a fondo sull’origine e sulle motivazioni del personaggio di Cordell Walker, qui incarnato dall’attore Jared Padalecki, volto noto e amato delle produzioni mainstream (da Gilmore Girls a Supernatural). Praticamente una sorta di “garanzia” vista la rischiosità del progetto.
L’ex Sam Winchester in effetti non se la cava neanche troppo malaccio nel ruolo dell’assiduo difensore della giustizia: il phisique du role di Padalecki è senz’altro adatto ad un personaggio del genere, aggiungendo inoltre una certa aurea malinconica che Norris non poteva avere e quindi, in un certo senso, una tridimensionalità ed una consistenza maggiore per il personaggio.
Il vero problema è che Cordell Walker è abbastanza statico e, proprio per questo motivo, necessiterebbe di un interprete che abbia quantomeno il carisma di Chuck Norris, cosa che Padalecki ha solo in parte (paradossalmente Jensen Ackles sarebbe stato meglio). L’attore fa il proprio dovere ma non aggiunge nulla a quello che era il personaggio di Norris, il che lo rende abbastanza anonimo rispetto ad altri protagonisti-poliziotti già visti e rivisti in numerose serie tv. La storyline orizzontale poi non aiuta più di tanto poiché cozza con la rappresentazione stessa del protagonista.
Cordell Walker viene presentato come un uomo che ha subito un lutto e che si è lasciato andare per anni alla depressione; allo stesso tempo è un individuo violento a cui piace andare “sopra le righe” (così viene descritto da praticamente tutti i personaggi). Una descrizione che però non ci azzecca con la faccia ed i modi da bravo ragazzo di Padalecki fin troppo curato e “pulito” per uno che ha vissuto esperienze del genere.
Il character appare semplicemente un po’ burbero e antisociale ma niente di più. In questo senso la rappresentazione da parte di Chuck Norris era forse più ingenua ma senza dubbio molto più coerente con quanto veniva detto e mostrato.
PIÚ FAMILY DRAMA, MENO CALCI ROTANTI
La principale innovazione dello show di The CW è quello di aver voluto dare più consistenza alla storyline orizzontale del personaggio. Se nella serie degli anni ’90 il personaggio di Cordell Walker non subiva alcuna evoluzione (e, di converso, tutti gli altri personaggi che ruotavano attorno a lui), qui la trama orizzontale richiede uno sforzo maggiore. Ed è anche una necessità dovuta all’evoluzione ed ai bisogni degli spettatori.
In Walker, il protagonista viene presentato fin da subito come un marito e un padre di famiglia, elemento che già di per sé lo discosta molto dal personaggio di Chuck Norris. Il MacGuffin principale è la perdita della moglie Emily (Genevieve Cortese, moglie di Padalecki anche nella vita reale) che porta il texas ranger nel baratro della depressione, facendo sì che decida di allontanarsi dalla sua famiglia per circa due anni, lavorando come agente sotto copertura contro i narcos.
La storyline orizzontale parte dunque dal “ritorno a casa” di Walker dopo questi due anni e si sviluppa sul suo percorso di riconciliazione con la famiglia (in particolare con i suoi due figli) e con il suo ritorno sulla “scena del crimine” con una nuova partner, Micky Ramirez (Lindsey Morgan, versione aggiornata agli anni ’00 del Trivette di Clarence Gilyard), per investigare sui vari “casi del giorno” ma soprattutto su cosa si nasconda dietro l’omicidio della moglie.
UN REBOOT ANONIMO
Tralasciando le forzature e gli evidenti buchi di trama presento in quest’introduzione, la differenza più palese in questo reboot è il cambiamento stesso dello show da police-procedural a family-drama ambientato in un contesto poliziesco. Se da un lato aiuta nella costruzione del personaggio stesso e dell’orizzontalità della serie, dall’altro rischia di annoiare in quanto toglie un consistente minutaggio alle scene più “action” e alle indagini stesse. Ovviamente questa è anche una scelta voluta per discostarsi dall’originale e non presentarsi come una mera copia, pur sfruttando la nomea. E sarebbe stato sbagliato aspettarsi il contrario.
Rimane comunque qualcosa di già visto e per questo c’è il rischio che lo show risulti fin troppo anonimo. Di personaggi come “questo” Cordell Walker la tv ne è piena, per cui non c’è oggettivamente alcun motivo per preferire questo reboot rispetto ad un altro poliziesco.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Non si può dire che non ci sia stato un certo impegno nel tirare fuori qualcosa di buono, e senz’altro la serie funziona come show da guardare senza troppe pretese. Il problema è che manca un reale motivo per cui qualcuno dovrebbe decidere di vedere questo reboot, se non per una qualche forma di nostalgia verso un certo tipo di prodotto televisivo che però oggi non esiste quasi più.
Non si sentiva il bisogno di un reboot di Walker Texas Ranger prima di questo “Pilot”. Tantomeno se ne sente il bisogno dopo la visione dell’ennesimo poliziesco/family drama che si rivela abbastanza dimenticabile. E poi mancano i calci rotanti, e questa è la mancanza “più grave” da parte dello show.
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Laureato presso l'Università di Bologna in "Cinema, televisione e produzioni multimediali". Nella vita scrive e recensisce riguardo ogni cosa che gli capita guidato dalle sue numerose personalità multiple tra cui un innocuo amico immaginario chiamato Tyler Durden!