Come si era visto negli episodi precedenti, ormai i sopravvissuti si sono divisi in due gruppi:
- i “buoni” (con la partecipazione speciale di figure più complesse, come Nadine), sono di stanza a Boulder, dove tutto è più luminoso e pacifico;
- i “cattivi” sono di stanza a New Vegas, dove vale tutto, pure il cannibalismo, come sembra di intuire in questa puntata.
Tutto sembrerebbe predisposto per una ricostruzione della società umana com’era prima di Captain Trips, ma così non è.
Trashcan Man: “My life for you!”
DISTURBATO E DISTURBANTE
Questi aggettivi si addicono perfettamente tanto al cold opening quanto al suo protagonista: il Trashcan Man, l’Uomo spazzatura, all’anagrafe Donald, di professione piromane.
Si può mettere a confronto la sua figura con quella di un altro sopravvissuto con problemi mentali, come Tom Cullen. Ancora una volta Stephen King sembra dire che un buono non è tale per quanto gli viene donato dalla vita, ma piuttosto per come reagisce alle avversità.
Sicuramente è un segno di ricchezza e complessità della trama, se ad un punto così avanzato della narrazione resta ancora da introdurre un personaggio, ma nel nuovo arrivato non c’è nulla di gradevole né di accattivante. Trashy (così lo chiamano a New Vegas, suo habitat naturale) è destinato ad avere un ruolo importante nell’economia della vicenda, come si evince dal suo dialogo con Randall Flagg: il Signore del Male ha qualche idea su come utilizzare certi ordigni nucleari rimasti incustoditi nel deserto del Nevada. Si preparano tragici sviluppi per le prossime puntate.
MOTHER ABAGAIL
L’episodio, comunque, non regala momenti di luce e relax nemmeno a Boulder, sul fronte del Bene. Piatto forte è il fronteggiamento tra Mother Abagail e Randall Flagg, ricco di citazioni bibliche. “Il mio nome è Legione, perché siamo in molti” proviene infatti dal Vangelo secondo Marco, mentre le risposte dell’anziana portavoce del Bene sono certamente ispirate al salmo 139.
Del dialogo va notato il momento in cui Randall s’indispettisce perché lei “guarda oltre” lui, come se fosse trasparente: un tratto di fragilità e vanità che non è automatico abbinare ad un demone. Forse risulta meno sorprendente se si pensa a mondi fantasy come quelli ideati da Tolkien o da Terry Brooks, dove “Male” e “vuoto” sono praticamente sinonimi.
Lo scontro, per ora, si è concluso con un volo di pipistrelli a solennizzare il momento e la sparizione di Mother Abagail, ma non finisce qui.
ALL WORK AND NO JOY MAKE HAROLD A DULL BOY
Il vero personaggio negativo della puntata, peggio ancora del Trashcan Man, si rivela però Harold Lauder. Il ragazzo non ne può più di far tappezzeria e decide di mettere una bomba a Boulder.
Si crea così un parallelo con il Signore del Male in persona: reagire nel modo più distruttivo possibile alla sensazione di non venire adeguatamente riconosciuto, apprezzato e onorato. Si potrebbe anche tracciare un parallelo con gli atteggiamenti da bimbi ambiziosi e frustrati di certi politici, i quali mandano i loro fan vestiti da sciamano a invadere i palazzi del potere, o scatenano crisi di governo a Ferragosto, piuttosto che nel bel mezzo di una pandemia.
Il discorso però, porterebbe lontano, per cui meglio analizzare la scena in cui Frannie ritrova il manoscritto di Harold, mettendola a confronto con una analoga presente in Shining. Qui non si raggiunge l’effetto agghiacciante del vedere la moglie di Jake Torrance mentre scopre le pile su pile di fogli riempite dal marito sempre e solo con la stessa frase, ma ha ugualmente una sua funzionalità drammatica.
Perché lo spettatore non abbia neanche per sbaglio la tentazione di simpatizzare con Harold, a fare le spese del suo insano progetto è il povero Nick. Le reazioni della comunità dei buoni all’esplosione, però, saranno mostrate nella prossima puntata.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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La serie procede bene, anche perché ha archiviato i flashback e si è buttata a capofitto nell’azione, senza per questo rinunciare a offrire spunti di riflessione e permettendo al pubblico di tracciare paralleli decisamente intriganti. Sempre alta resta la qualità della colonna sonora vintage, che si arricchisce di perle come Black Betty e A Perfect Day (canzone dove Lou Reed analizzava anche il suo rapporto complicato con le droghe). Visto, infine, che questa miniserie va in onda in un periodo di pandemia di cui non si intravede ancora la soluzione certa, non sembra fuori luogo concludere citando Frannie: “It is our responsibility to keep trying, Harold, to keep going, to survive, and that means more now than it ever has, you understand? We can’t do it alone, the only way to do it is together.“
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Casalingoide piemontarda di mezza età, abita da sempre in campagna, ma non fatevi ingannare dai suoi modi stile Nonna Papera. Per lei recensire è come coltivare un orticello di prodotti bio (perché ci mette dentro tutto; le lezioni di inglese, greco e latino al liceo, i viaggi in giro per il mondo, i cartoni animati anni '70 - '80, l'oratorio, la fantascienza, anni di esperienza coi giornali locali, il suo spietato amore per James Spader ...) con finalità nutraceutica, perché guardare film e serie tv è cosa da fare con la stessa cura con cui si sceglie cosa mangiare (ad esempio, deve evitare di eccedere col prodotto italiano a cui è leggermente intollerante).