“In Blood Truth”, nel sangue c’è la verità, oppure come nel titolo italiano “Nel Sangue, La Verità”. Un titolo non casuale visto che si rivela vero in più di un senso in questo penultimo episodio di Dune: Prophecy.
Per analizzare bene i molteplici strati che compongono la vicenda però è meglio andare in ordine cronologico.
Si inizia con la magniloquente e soddisfacente scena di Desmond Hart che viene nominato capo della Guardia Imperiale (Sardaukar o come si chiamassero all’epoca).
Subito però cambia registro con l’arrivo di Francesca. Si tratta di una Sorella, ma soprattutto della madre di Constantine, il figlio illegittimo dell’imperatore Javicco Corrino.
Un po’ perché l’attrice che la interpreta, Tabu, è un’affascinante stella di Bollywood, un po’ perché il personaggio usa le arti della Sorellanza, l’imperatore inizia subito a farle le fusa. C’è di mezzo anche l’imprinting, quello delle paperelle di Konrad Lorenz. L’imperatrice, come si vede nell’immagine, non gradisce per nulla e il terzetto dà vita ad un gustoso momento di tv bene interpretato.
GIOVANI ALLA RISCOSSA
L’arrivo a sorpresa della signora porta al centro della scena suo figlio e, di conseguenza, tutto il gruppo di giovani della serie.
Constantine ci rimedia una nomina a comandante della flotta e la possibilità di farsi valere. Kieran Atreides e la Sorella in incognito Mikela, invece, decidono di passare all’azione ed organizzano un attentato con i loro amici del bar. La “scusa” dell’attentato produce una godibile sequenza di adrenaliniche scene d’azione e, finalmente, un Atreides combina qualcosa di notevole.
Apprezzabile è anche la serie di mosse intelligenti infilate da Harrow Harkonnen. Certo, agisce in tandem con zia Valya, ma si fa rispettare.
Tra una cosa e l’altra, viene poi nominato Arrakis, giusto per ricordare allo spettatore che si è nello stesso universo narrativo e che questa non è solo una serie tv che sfrutta il franchise per il vil denaro (cioè, lo è sicuramente, ma non è il solo motivo). Forse è questo uno dei problemi principali dello show: il pianeta desertico e i suoi iconici vermoni si vedono assai poco.
INTANTO, SU WALLACH IX
Sul pianeta della Sorellanza, intanto, le cose non stanno ferme, anzi.
Arriva Lila, completamente posseduta da Madre Raquella. Prima c’è la strepitosa scena in cui si pone davanti a Tula Harkonnen come chef Bruno Barbieri davanti a un concorrente di Masterchef che ha fatto un mappazzone. Poi scopre l’origine dell’incubo collettivo avuto da tutte le novizie nella puntata precedente: è un virus.
Qui c’è un altro punto debole della serie: richiede, per essere goduta appieno, di conoscere gli eventi della trilogia Leggende di Dune, altrimenti non si capisce (e di riflesso si perde) l’accenno en passant a Rayna Butler o al super computer definitivo, Omnius. Così come è stata messa però non risulta incisiva come potrebbe e dovrebbe.
Per fortuna almeno lo spirito dell’opera è preservato e tutto quello che sembra magia o stregoneria ha una spiegazione a base scientifica. Tutti i fatti, in casa Sorellanza, avvengono sotto gli occhi della novizia Jen, l’unica a non aver avuto l’incubo.
Purtroppo questo personaggio è un po’ sotto utilizzato, serve soprattutto come voce critica e scettica. A meno che non le venga riservato un grande colpo di scena nel season finale.
SVOLTA NEL FINALE
Intanto, di colpi di scena ce n’è uno, grosso, a conclusione di questa puntata. Mediante analisi genetica, si viene a sapere che Desmond Hart è metà Atreides, metà Harkonnen.
Dalla faccia di Tula quando scopre la cosa, potrebbe proprio essere il figlio da lei avuto mentre si era infiltrata tra gli Atreides per farne una strage. Lui, intanto, sa che sua madre è “una sorella che l’ha dato via”.
Questa rivelazione mette la storia narrata e forse anche la Storia in una prospettiva tutta nuova visto che anche in Paul Atreides, più diecimila anni dopo, si uniranno le linee di sangue delle due stirpi nemiche.
Magari potrebbe essere proprio questa l’ispirazione per le Bene Gesserit, sulla direzione da imprimere al loro programma genetico. O semplicemente una dimostrazione lampante di corsi e ricorsi storici.
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La serie si rivolge chiaramente a chi conosce già parecchie cose dell’universo creato qualche decennio fa da Frank Herbert e portato avanti dal figlio Brian. Questo al di là dell’aver visto i film di Denis Villeneuve.
Una simile “mancanza di coraggio” la penalizza un po’.
Stando comunque al prodotto in sé e all’episodio in oggetto, il tema proposto si sta svolgendo in maniera interessante.
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Casalingoide piemontarda di mezza età, abita da sempre in campagna, ma non fatevi ingannare dai suoi modi stile Nonna Papera. Per lei recensire è come coltivare un orticello di prodotti bio (perché ci mette dentro tutto; le lezioni di inglese, greco e latino al liceo, i viaggi in giro per il mondo, i cartoni animati anni '70 - '80, l'oratorio, la fantascienza, anni di esperienza coi giornali locali, il suo spietato amore per James Spader ...) con finalità nutraceutica, perché guardare film e serie tv è cosa da fare con la stessa cura con cui si sceglie cosa mangiare (ad esempio, deve evitare di eccedere col prodotto italiano a cui è leggermente intollerante).