The Stand 1×07 – The WalkTEMPO DI LETTURA 4 min

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THE STAND 1x07 recensioneThe Stand riprende esattamente dalla fine della puntata precedente in un episodio cruciale diretto con stile da Vincenzo Natali, già regista di film come Cube e Splice, ma anche di episodi di alcune celebri serie tv come Westworld, Wayward Pines e The Strain.
Anche questa volta ci sono stati alcuni cambiamenti rispetto al materiale d’origine, raggiungendo però punti di tensione molto alti. Emerge infatti quello che è il nucleo tematico di questa serie: combattere il male a tutti i costi, piuttosto che nascondersi e attendere che il male avanzi e distrugga.

LA CARATTERIZZAZIONE DEI PERSONAGGI


In “The Walk” si assiste alla fine brutale di due personaggi chiave, ma anche al viaggio verso New Vegas di quattro membri sopravvissuti all’esplosione a Boulder, insieme alla trasformazione definitiva di un altro character molto importante. Il cast è finalmente più a fuoco, anche se un progetto più lungo di nove episodi avrebbe dato la possibilità di esplorare più a fondo la loro psicologia e le loro motivazioni. La storia e il loro destino avrebbe avuto probabilmente più impatto sul pubblico.
In molti si chiederanno per quale motivo Ezra Miller abbia accettato il ruolo del Trashcan Man, quando tutto ciò che fa è lamentarsi e sembrare disgustoso: non c’è attualmente un vero e proprio sviluppo per il suo personaggio, diversamente da quanto presentato invece nell’opera di King dove il prode Pattumiera riusciva a prendere il proprio spazio narrativo accaparrandosi svariati capitoli all’interno del romanzo. Lo stesso vale per Madre Abigail che spira lasciando la sensazione di non averla mai realmente conosciuta a fondo. Il suo discorso in punto di morte è stato forse il momento in cui si è saputo più di lei: un discorso che è suonato un po’ prevedibile.
Analoga è la situazione di Frannie e Stu che sono legati da un rapporto che non è (ancora) stato analizzato e raccontato.

UN EPISODIO “ON THE ROAD”


La parte più interessante della puntata è quella relativa alla lunga traversata compiuta dai leader di Boulder verso Vegas. E’ qui che i protagonisti mostrano veramente di quale pasta sono fatti, in particolare Stu. E’ sempre stato detentore di quella saggezza e intelligenza che hanno fatto di lui, episodio dopo episodio, un leader naturale. Non è una sorpresa scoprire quindi che sarà proprio lui il personaggio che verrà lasciato indietro e che non potrà continuare il viaggio richiesto da Madre Abigail. In un certo senso, lui si basta da solo, mentre il resto del gruppo avrà bisogno di restare compatto per raggiungere l’obiettivo, collaborare per compensare alle rispettive mancanze.
L’altro personaggio importante che esce di scena è Harold e lo fa in modo più che dignitoso. Sia lui che Nadine, infatti, portano il peso dell’attentato compiuto, ma sarà solo lui che avrà una possibilità di redenzione nell’Aldilà. Nadine si è aggiunta alla lunga lista di persone che lo hanno manipolato per raggiungere i propri obiettivi e non ha mai considerato i suoi sentimenti. La stessa Nadine diventa a tutti gli effetti una “sposa cadavere” che porta in grembo il figlio del Male. Per lei non c’è redenzione e, soprattutto, non potrà più tornare indietro.
Le ultime parole di Harold lasciate scritte prima di esalare l’ultimo respiro sono catartiche e testimoniano la sua redenzione, in uno dei momenti più commuoventi dell’intera serie.

Harold: “I apologize for the destructive things I’ve done, but I do not deny that I did them on my own free will. The Dark Man is real. I let myself be mislead. I sign these my final word by a name given to me in Boulder. I couldn’t accept it then, but i take it now freely. Hawk.

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • La redenzione di Harold
  • Le musiche
  • La regia di Vincenzo Natali
  • Emerge il nucleo tematico della serie
  • Stu Redman come leader naturale
  • Scarsa caratterizzazione di alcuni personaggi

“The Walk” è un episodio denso di avvenimenti che porta a compimento il percorso di molti personaggi. E’ una vera è propria “camminata” per ognuno di loro. La scelte registiche sono azzeccate, anche se c’è sempre qualche sbavatura nella caratterizzazione dei personaggi.
Sempre d’impatto è la scelta musicale che si rivela essere di gran classe e azzeccata: “I Promise” dei Radiohead accompagna i superstiti on the road, “You Must Have Been A Beautiful Baby” di Bing Crosby chiude l’episodio.
I nodi sono venuti al pettine e rimangono solo due episodi per dare una degna conclusione a questo prodotto che (tra alti e bassi) ha saputo distinguersi e convincere.

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