Le domande, più che lecite, che saranno venute in mente a chi segue The Stand (e soprattutto a chi non ha letto il romanzo dal quale è tratto) sono: cosa vuole Flagg? Da dove arriva? Gli unici sopravvissuti sono le persone radunate nel quartiere della casa di risposo dove soggiornava Mother Abigail?
In “The House Of The Dead” un accenno era stato dato e con il piano di andare a spiare e vedere cosa succedesse “dall’altra parte” le intenzioni degli autori sono quelle di scoprire pian piano gli eventi assieme ai protagonisti.
YEAH, YOU’RE A BEAUTIFUL FELLA
Oramai il dualismo che pervade la serie è chiaro, il bene e il male sono percepiti secondo una visione cristiana: Mother Abigail è la profeta, la portavoce di Dio mentre Flagg è il diavolo tentatore che sussurra all’orecchio. Randall è presente dalla prima puntata e ha cercato di portar con sé alcuni dei beniamini di Mother, tra cui Nick e Larry. Entrambi presentano più sfumature di quelle che si possono pensare. In particolare Nick. La tentazione di accettare ed avere una voce, sentire e tornare a vedere come una volta saranno state particolarmente forti.
La mancanza di una selezione stretta da parte di Flagg a vantaggio di cercare di radunare più gente possibile (Larry sembra essere la prima scelta per ricoprire il ruolo di “braccio destro”, non Lloyd), assieme a questa visione religiosa del male, avrebbero potuto far pensare a un immaginario diverso per la New Vegas.
La città dove sono radunati prende chiara ispirazione da Las Vegas, la meta dell’intrattenimento per eccellenza, ma con delle sostanziali modifiche. Amare la violenza è un sentimento da incoraggiare in questo post-pandemia, tramite la tortura e l’uccisione che avviene in un’arena adibita appositamente. Uno show notturno a base di sangue e motosega. Le scene splatter sono rese più potenti da Tom Cullen che è addetto alla pulizia dell’arena, il 42enne affetto da disturbo della personalità che raccoglie parti di cadaveri con un grembiule sporco di sangue fa la sua scena.
Gli abitanti di New Vegas sono veramente persone ritenute pericolose nella società, che si trovano a loro agio in un ambiente simile. Quel che sembra mancare ad una prima occhiata – probabilmente resa tale per creare un divario più largo possibile tra gli adepti di Mother Abigail e quelli di Randall – è una caratterizzazione psicologica più profonda nei cittadini di New Vegas.
Oltre a questa unica caratteristica interessante, New Vegas è un’orgia a cielo aperto con partecipanti che amano i glitter e il latex. Lloyd stesso inizia a temere Flagg e i suoi metodi, ma il tutto è diluito da glitter, scene di sesso imbarazzanti e, purtroppo bisogna ammetterlo, una recitazione non degna di nota.
Mentre gli altri si divertono, Flagg non sembra essere attirato dallo show. Rintanato nel suo attico, la sua unica preoccupazione è scovare la terza spia. Alexander Skarsgård (che già in Big Little Lies si era distinto) è una delle scelte relative al casting migliori, il suo Randall è carismatico e inquietante.
DON’T LISTEN WHEN I SCREAM
Quel che manca a New Vegas si trova in Harold e Nadine, i due gioiellini della season. Entrambi con i loro lati oscuri e i conflitti interiori, sono la rappresentazione che l’animo umano non è solo bianco o nero.
Il dispiacere di Harold per la morte di Teddy è reale, ma la legge del taglione è più forte: l’odio per Stuart e la possessività che prova nei confronti di Frannie si uniscono ad un rancore che ha messo le radici da anni, da quando era un ragazzino innamorato di Fran, vittima di bullismo e lasciato in disparte. C’è stato un momento in cui ha accarezzato l’idea di diventare un uomo migliore e lasciarsi tutto alle spalle. Ha scelto di coltivare l’odio che prova, motivo che lo rende molto più pericoloso di Lloyd o degli altri scagnozzi.
Nadine ha motivazioni differenti che la legano a Flagg e che la rendono temibile. Votata a Randall da quando è una bambina, l’unica luce che vede è perdere la verginità con un altro uomo per essere lasciata in pace (vergine e con un figlio, Kubrick non ci deve aver messo tanto a capire che King è cattolico), uomo che nei suoi sogni è il gentile e premuroso Larry.
DON’T FEAR THE REAPER
Certe scelte possono non convincere fino in fondo, ma The Stand si sta conquistando una nomina importante tra i fan di King grazie al suo adattamento estremamente curato.
Diminuiti i flashback che fungevano da presentazione ai personaggi principali, la storia sta iniziando a filare liscia. L’ottima regia, la colonna sonora azzeccata (tra cui Goodbye degli Apparat canzone cara a tutti i fan di Dark, Sospicious Minds e (Don’t Fear) The Reaper) e la presenza di personaggi ben delineati fanno ben sperare per una miniserie degna di nota.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Probabilmente il film di Death Note ha portato con sé qualche altra maledizione che ha colpito il povero Nat, ma devono essere introdotti altri personaggi nella New Vegas che dovrebbero rendere il Flagg Team più avvincente.
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Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.