Servant 2×01 – DollTEMPO DI LETTURA 4 min

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Servant 2x01 RecensioneDopo poco più di un anno dalla prima stagione (andata in onda dal 28 novembre 2019 al 17 gennaio 2020), Servant torna con il suo secondo ciclo per cercare di far luce sulla misteriosa figura di Leanne e la setta alla quale la ragazza appartiene.
Con un nome altisonante come quello di M. Night Shyamalan (in doppia veste di produttore e regista), la piattaforma streaming AppleTV+ è riuscita ad attirare e fidelizzare molti estimatori dei prodotti di Shyamalan, ma anche amanti dell’horror psicologico, i quali preferiscono spogliare l’anima dei personaggi strato dopo strato piuttosto che sorbirsi il classico efferato serial killer armato di machete. Lo stile del regista di Unbreakable, Signs, Il Sesto Senso e The Village – solo per citarne alcuni – è diventato ormai il suo marchio di fabbrica, grazie alla capacità di creare suspense, angoscia, mistero e di rimescolare continuamente le carte in tavola con i suoi inaspettati twist ending. In Servant, Shyamalan fa solo da apripista, in quanto viene supportato da una crew di registi e sceneggiatori che sembrano leggergli nel pensiero e portano avanti il progetto in maniera impeccabile.

DOVE ERAVAMO RIMASTI?


La stagione precedente si concludeva con la sparizione di Leanne, la quale – riunitasi con la sua famiglia/setta – toglieva alla famiglia Turner anche l’ultimo barlume di speranza alla quale aggrapparsi: il piccolo Jericho. Come la maggior parte delle opere di Shyamalan, anche Servant presenta al suo interno un chiaro riferimento alla fede, alla morte e ad una componente sovrannaturale, che tinge di mistero il canovaccio della trama. Tangibili sono i richiami alle atmosfere inquiete e disturbanti di The Visit o The Village, così come potente è il connubio tra regia e fotografia e l’importanza che viene data alle immagini, ai dettagli, i quali diventano vere e proprie allegorie.
In Servant la trama avanza lentamente, si dischiude piano piano, prendendosi i suoi tempi e giocando sul simbolismo, mentre i dialoghi vengono centellinati a dovere, cercando di far prevalere l’estetica sulla parola. L’enigma dietro la figura di Leanne e i suoi poteri soprannaturali sono solo un espediente, una cornice per narrare un incubo molto più profondo e raccapricciante, ovvero la perdita di un figlio.

UN LUTTO NON ANCORA METABOLIZZATO


Il re dell’horror Stephen King si è subito proclamato grande appassionato della serie horror in onda su AppleTV+, affermando sul suo profilo twitter che “M. Night Shyamalan, spaventoso come l’inferno, striscia fino alle tue terminazioni nervose”. D’altronde, era chiaro fin dall’inizio che l’intento di Shyamalan e di Tony Bagsgallop – showrunner principale – non fosse quello di presentare una horror story assurda ed irrealizzabile, ma scavare a fondo nelle anime e nella psiche di due genitori normali, costretti ad affrontare una vera e propria eterna condanna. Servant, quindi, non è altro che la storia di due persone chiamate a sopravvivere al proprio figlio e che ancora non hanno imparato ad elaborare il lutto, a dare una forma alle emozioni, al dolore.
Sebbene il mistero principale della serie sia capire il ruolo giocato da Leanne e le vere intenzioni della Chiesa dei Santi Minori, a pesare come un macigno è la disperazione sommersa di Dorothy e Sean, quest’ultimo legatosi in maniera viscerale al bambino portato da Leanne, molto più di quanto voglia ammettere agli altri e a sé stesso. La scena del bagnetto alla reborn doll è una straziante metafora del limbo in cui si ritrova intrappolato Sean. Lo stesso limbo che condivide con la moglie e dal quale sarà molto difficile uscire.

SI POTEVA FARE DI PIU’


Nonostante da Servant non ci si possa aspettare un ritmo serrato ed episodi ricchi di avvenimenti, sicuramente una premiére di stagione avrebbe dovuto premere leggermente sull’acceleratore, almeno per placare la curiosità accumulata nell’anno di pausa dallo show. “Doll” è una puntata introduttiva ed introspettiva, funzionale a Sean per rendersi conto del trauma vissuto e fino ad ora negato. L’intensità visiva, l’atmosfera claustrofobica e le inquadrature intimiste elevano il comparto tecnico ma non riescono a catturare del tutto lo spettatore che si sente come se gli fosse stato rifiutato un succulento dessert.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Comparto tecnico ineccepibile
  • Una storia di dolore umano, in una coppia comune
  • Il vero orrore è la realtà
  • Puntata molto introspettiva, ma carente dal punto di vista di gestione della trama
  • Nessun passo in avanti nel mistero di Leanne e la Chiesa dei Santi Minori

 

Sebbene in linea con il ritmo morigerato della scorsa stagione, la seconda première di Servant risulta troppo carente e sotto tono rispetto alle aspettative. Un guizzo di mistero in più non avrebbe guastato.

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Se volete entrare nelle sue grazie, non dovete offendere: Buffy The Vampire Slayer, Harry Potter, la Juventus. In alternativa, offritele un Long Island. La prima Milf di Recenserie, ma guai a chiamarla mammina pancina.

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