Sono quei pomeriggi estivi, fatti di caldo e sonnolenza che ben si prestano alla visione di determinati prodotti. Seppur Netflix si sia dato alla pazza gioia con le uscite in questo giugno afoso, lo spettatore medio che ha già completato il recupero di Peaky Blinders, la visione della prima parte di Stranger Things e la maratona di The Umbrella Academy, si ritrova nuovamente a sfogliare pigramente il catalogo in attesa di nuovo materiale. In questi casi, per una visione senza impegno, non c’è niente di meglio che dare uno sguardo alla top 10 di giornata di Netflix e prendere spunto da lì.
Rientra a pieno titolo in questa descrizione You Don’t Know Me, crime di quattro episodi targato BBC One – network sul quale è andato in onda per la prima volta nel dicembre 2021 – e distribuito a livello internazionale da Netflix soltanto a giugno 2022.
A BRITISH CRIME STORY
Come spesso accade in questi casi, You Don’t Know Me si presenta come adattamento dell’omonima crime novel dello scrittore britannico Imran Mahmood. Un romanzo che ha vinto svariati premi letterali, risultando tra le migliori crime novel del 2017 nella classifica stilata da The Guardian.
Un’opera, questa, che in realtà svetta d’interesse grazie ad una precisa peculiarità che ne caratterizza lo svolgimento narrativo. You Don’t Know Me, infatti, viene raccontato attraverso l’arringa del suo protagonista, accusato di omicidio e deciso a prendere in mano in prima persona la propria difesa in tribunale.
Durante l’arringa finale, il protagonista cercherà di scagionarsi ripercorrendo la sua storia recente e quelle della sua misteriosa ragazza, legata a doppio filo con l’omicidio in questione. Una scelta narrativa che ha le sue radici nella carriera dello scrittore Imran Mahmood, avvocato di professione, che per questo romanzo ha ammesso di essersi proprio ispirato ad un caso su cui ha lavorato in passato.
Ma nonostante la particolarità del racconto, che ben riesce ad unire presente e passato con il protagonista in versione narratore e i flashback degli eventi che lo hanno condotto in tribunale, la serie manca di una vera e propria anima. La storia risulta suddivisa ampiamente in due filoni. Nella prima parte vi è al centro il racconto del protagonista, che nel tentativo di difendersi dall’accusa di omicidio ripercorre la sua storia partendo dall’incontro con la sua ragazza. Una prima parte che in realtà si dimostra abbastanza lenta e che tenta di alzare leggermente il ritmo solo dopo la prima mezz’ora. La seconda tranche, infatti, è caratterizzata dal mistero che avvolge la figura di Kyra che traina il resto dell’episodio, soprattutto a seguito della sua scomparsa. “Episode 1” si presenta così essenzialmente come una puntata di presentazione, e anche l’omicidio stesso passa in secondo piano, dando più spazio ai due interpreti principali per far sì che sia lo spettatore a casa che la giuria in aula abbiano un primo quadro generale su fatti e personaggi.
Come detto, però, questa decisione non favorisce molto la dinamicità del pilot e, seppur non manca la giusta curiosità verso l’accaduto, la narrazione fin troppo insofferente tarpa essenzialmente le ali all’intero sviluppo della storia.
IL PROTAGONISTA
Tra gli interpreti principali di You Don’t Know Me, emergono in primo piano Sophie Wilde nei panni dell’enigmatica Kyra, Bukky Bakray interprete di Bless e Roger Nsenengiyumva che presta il volto a Jamil.
Tuttavia, è il protagonista a mantenere prepotentemente la scena e ad interpretarlo vi è l’attore Samuel Adewunmi, che per questo ruolo specifico si è anche guadagnato una nomination ai BAFTA 2021. Nomination meritata dato che, in assenza di una storia con il giusto pepe, è la sua interpretazione a mantenere alta la curiosità durante la visione. Adewunmi si ritrova infatti ad interpretare un personaggio sulla carta quasi trascurabile, tant’è che di tale character, sia nel libro che nella serie, non si conosce il nome, riferendosi ad esso sempre con i termini “imputato” o “eroe”. Una scelta interessante, che vuole spingere ancora di più il focus non sulla persona in sé ma su ciò che sta raccontando. E il lavoro svolto da Samuel Adewunmi nel pilot riesce nell’intento di rendere la sua arringa il vero fulcro della narrazione, prendendo in mano un episodio che altrimenti si presenterebbe in maniera molto più scialba e fiacca.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Sulla carta You Don’t Know Me può passare come un buon crime drama con tutti gli elementi al posto giusto. Peccato però che la mancanza di mordente faccia parecchio retrocedere la sua capacità di coinvolgere lo spettatore.
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Nata con la passione per telefilm e libri, cresciuta con quella per la scrittura. Unirle è sembrata la cosa più naturale. Allegra e socievole finché non trova qualcosa fuori posto, il disordine non è infatti contemplato.
Tra una mania e l'altra, si fa carico di un'estenuante sensibilità che la porta a tifare per lo sfigato di turno tra i personaggi cui si appassiona: per dirla alla Tyrion Lannister, ha un debole per “cripples, bastards and broken things”.