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Orange Is The New Black 4×02 – Power SuitTEMPO DI LETTURA 4 min

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Nel grande racconto corale che è Orange Is The New Black, durante il corso corso delle stagioni si è dato spazio un po’ a tutte le detenute e alle rispettive “comunità” di appartenenza. Nella seconda stagione, con l’arrivo di Vee, ci si è concentrati in particolare sulla comunità nera. Stavolta, invece, con l’arrivo di un numero spropositato di nuove detenute, l’attenzione si sposta verso la comunità latina e le sue sfaccettature.
A introdurre lo spettatore a questi temi c’è la storia di un personaggio secondario che ha avuto poca rilevanza nelle precedenti stagioni: Maria Ruiz. Tutto ciò che di importante l’ha riguardata negli anni precedenti comprendeva la sua gravidanza in carcere e il non poter vedere più suo figlio a causa del compagno Yaladriel e della sua reticenza ad un ambiente del genere.
I flashback su Maria esplorano le sue origini e la sua vita sin da bambina: il padre, fondatore di un’organizzazione chiamata Dominican Pride, si propone di proteggere e valorizzare la cultura e la comunità dominicana. Ma fin da subito si nota che Maria in questa organizzazione vede soltanto ipocrisia, non riuscendo a riconoscere alcuna differenza rispetto alle comunità ispaniche di origini diverse (messicane, portoricane, cubane…), non facendo altro che perpetuare i luoghi comuni che la caratterizzano, compreso il dedicarsi allo spaccio di droga. Maria vede questo attaccamento morboso alle proprie origine come finto e lontano dalla vera realtà e arriva, nell’ultimo flashback, a rinunciare alla sua identità dominicana per seguire Yaladriel e darsi la possibilità di liberarsi dall’educazione e dalla cultura ereditata dal padre.
Ma Maria in prigione è profondamente cambiata e con l’abbandono del figlio ormai non ha più nulla da perdere e vede nell’aumento delle detenute ispaniche (come dice Blanca: “ora siamo la maggioranza”) un’opportunità di riscatto e per fare ciò riprende in mano la sua identità e si mette alla guida della comunità latina di Litchfield per intraprendere, in seguito, delle attività “commerciali” tutte loro.
Orange Is The New Black inizia ad approfondire un tema che molto raramente viene affrontato: la diversità nella comunità ispanica. Si è abituati a pensare ai personaggi ispanici che si vedono nel piccolo e grande schermo come se venissero tutti da quei grandi territori sconosciuti e indefiniti che sono il Centro e Sud America, come se tutti i Paesi che li compongono avessero una stessa cultura e una stessa storia e il fattore linguistico bastasse per fare di tutta l’erba un fascio. E fino ad ora anche in Orange Is The New Black il problema non si era posto, nessuno si è mai chiesto se Maritza, Daya e Gloria avessero effettivamente la stessa origine. Il problema, quindi, viene posto e scaturisce una riflessione nello spettatore, ma non viene veramente affrontato, in quanto alla fine Maria decide di mettersi a capo delle detenute latine, di tutte le detenute latine. Sarà interessante, a questo punto, vedere come si evolverà la situazione e che sviluppi avrà.
Si vede in questa puntata come l’aumento delle detenute e la progressiva polarizzazione delle varie comunità del carcere sia un mezzo per affrontare e raccontare razzismo, identità, appartenenza e la vita in quel Melting Pot che sono gli Stati Uniti. Dunque ci si può aspettare nelle prossime puntate un’attenzione ancora maggiore a questi temi, sempre alla maniera di Orange Is The New Black.
Cambiando personaggi, anche in questa puntata, Piper è sempre più piena di sé e convinta di essere un pezzo grosso, una specie di Padrino di Litchfield che ora ha bisogno anche di una guardia del corpo personale. Questa sua evoluzione, che nella scorsa stagione era ben articolata e con un senso, si sta ora trasformando in qualcosa di ridicolo. Si auspica che non sia tutto qui quello che c’è da dire su questo personaggio.
Punto di forza di questa puntata, ma in generale della serie, sono i dialoghi feroci, ancora più spinti degli scorsi anni, senza mezzi termini, che non hanno paura di offendere. Puntano direttamente alla pancia e al cervello dello spettatore, riuscendo a provocare in seguito un’analisi ed una riflessione immediata sui temi trattati. 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • La rivincita delle ispaniche
  • I deliri di onnipotenza di Piper

 

L’obiettivo di affrontare tematiche importanti come razzismo e identità continua anche quest’anno, stavolta dal punto di vista delle ispaniche. Puntata pienamente riuscita, come sempre col punto di forza nei dialoghi ma anche con interpretazioni sfaccettate e di un certo livello.

 

Work That Body Of Mine 4×01 ND milioni – ND rating
Power Suit 4×02 ND milioni – ND rating

 

 
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Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.

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