«Di solito queste serie si fanno quando uno muore. Io invece sono vivo e posso dire esattamente quanto c’è di me» esordisce così Rocco Siffredi nella sua intervista per Vanity Fair, dove chiarisce quanto di vero ci sia nella nuova serie tv targata Netflix uscita il 6 marzo e dedicata alla sua vita.
Francesca Manieri la creatrice della serie, si è spinta in una avventura non semplice, quella di raccontare un personaggio noto, controverso, ancora vivo e quindi capace di poter intervenire sul progetto. Rocco Siffredi al secolo Rocco Tano, si scoprirà che la distinzione tra questi due nomi-cognomi è fondamentale, è sempre stato tutto tranne che riservato avendo mostrato al mondo ogni lato di sé. E anche in questa occasione non si è tirato indietro, mettendosi letteralmente a nudo e confermando che tutto quello che si vede nella serie è reale, solo le tempistiche sono leggermente slittate.
Oltre a Manieri la serie vede alla regia Matteo Rovere, Francesca Mazzoleni e Francesco Carrozzini che si sono alternati nella firma dei sette episodi che compongono la serie. La casa di produzione che ha dato vita al progetto è Groenlandia, (una realtà solida e tutta italiana) dello stesso Mattia Rovere insieme al collega e produttore Sydney Sibilia.
Come si fa a rendere interessante il racconto di un personaggio di cui sembra si sappia già tutto? Super Sex è in primo luogo la storia di una famiglia, una storia di radici e di abbandono e di come il più famoso super divo del porno abbia passato la sua esistenza facendosi questa domanda “Si possono davvero abbattere le barriere che dividono la vita e il porno?”.
Se Alessandro Borghi (che interpreta Rocco) è ormai una sicurezza, un attore che ha un talento innato nell’interpretare personaggi realmente esistiti, una menzione speciale va fatta per gli attori che gli ruotano intorno in questo primo episodio. Dal piccolo Marco Fiore che interpreta Rocco Tano da bambino, a tutte le anime di Ortona, il paesino abruzzese che ha dato i natali al porno divo.
COMING OF AGE
In italiano si chiama romanzo di formazione, sì anche Rocco Siffredi ha un cuore e una storia da raccontare.
Il sesso è ovviamente il protagonista assoluto, ma i rapporti con la sua famiglia d’origine, in particolare la madre e il fratellastro Tommaso, come la relazione con Lucia, una donna fondamentale nella sua formazione, o la morte del fratello Claudio, sono gli aspetti su cui l’occhio del regista si è voluto posare con molta attenzione, prendendo spazio e dando senso a quasi tutte le scelte della rocambolesca vita di Siffredi.
Francesca Manieri e Matteo Rovere (regista del pilot) raccontano l’inizio di questa storia catapultando lo spettatore da Parigi, dove Rocco nel 2004 sta ricevendo un premio importante, a Ortona trent’anni prima. Le case popolari di Ortona sono il teatro di posa della prima parte della vita di Rocco e di questo primo episodio che vuole raccontare allo spettatore la nascita del mito, anzi del super eroe. Quasi troppo marcato questo elemento narrativo di volere attribuire al sesso un vero e proprio super potere che Rocco ha scoperto da piccolo e che, si intende, gli ha salvato la vita.
Suo mentore e idolo assoluto, il fratellastro Tommaso ha un ruolo importante nella crescita di Rocco che stravede per lui e che vorrebbe emularlo. È lui a insegnargli, con frasi forse troppo didascaliche e innaturali, che ciò che muove il mondo è quello che abbiamo in mezzo alle gambe. La voglia di evasione dalla bruttezza di Ortona di Tommaso sarà poi il motore che muoverà Rocco alla scoperta del mondo.
LE DONNE
Nella nascita del mito non si poteva trascurare il rapporto con la figura femminile che da sempre ha contraddistinto l’esistenza di Rocco Siffredi. Il primo episodio gira tutto intorno alla figura della madre, una donna devota alla numerosa famiglia, assoggettata al padre bighellone, ma con una carattere da madre padrone. I suoi figli maschi lei li vuole vicino a sé, non vorrebbe che si allontanassero mai da Ortona e soprattutto più volte fa menzione che avere rapporti con le donne è peccato e che le donne sono il diavolo. Chissà che questo non abbia indelebilmente influenzato la vita di Rocco? La figura della madre, così oscura seppur accogliente a suo modo, si contraddistingue alla “bella del paese”, Lucia, sui cui tutti sognano compreso Rocco. Lei è la fidanzata di Tommaso, un personaggio che come Siffredi ha riferito nella sua intervista «rappresenta tutta la miriade di personalità femminili che ho incontrato, perché, al contrario di quello che magari la mia persona può far sembrare, cioè che tutte le donne sono uguali, che basta che ‘aprano le gambe’, in realtà da ognuna ho imparato qualcosa».
Le due donne sono le protagoniste, volutamente contrapposte, della scoperta del mondo femminile da parte di Rocco.
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La vita di Rocco Siffredi non può che essere affascinante perché Rocco Siffredi, si può facilmente concordare, è un personaggio affascinante.
Il pilot si presenta come un classico episodio di formazione dove lo spettatore viene avvicinato all’infanzia del protagonista e dove si tessono le trame delle future avventure, scelte e decisioni di quest’ultimo. Niente di originale e si sente che qualcosa non ha perfettamente funzionato, ma si può dire che il primo episodio si tira con sé il secondo e che la serie può solo che crescere e diventare più interessante.
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Vivo a Milano, ma sono una romana doc, guardo tante serie tv e film e nel mio tempo libero lavoro, faccio sport e viaggio tanto.
Mi piacciono molto i cani e amo le mezze stagioni, anche se non ci sono più.