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Come era facile prevedere, la fase action di questa ottava stagione del morto che cammina, caratterizzata nei suoi primi quattro appuntamenti da una netta predisposizione allo scontro, subisce una brusca battuta d’arresto. Il quinto capitolo stagionale è la consueta puntata introspettiva durante la quale intime confessioni e sprazzi di umanità hanno la meglio sulla componente survivor che tanto si è attesa e altrettanto presto è stata tolta. Non certo un inizio memorabile quello registrato da questo ottavo arco narrativo, tante sberle da parte nostra, tanta noia da parte di Rick e compari. Con “The Big Scary U” probabilmente l’intenzione era quella di distrarre lo spettatore puntando tutto sull’unica personalità in grado di suscitare un reale interesse, ci si riferisce naturalmente a Negan, ma il risultato, purtroppo, è sempre lo stesso: tanto fumo e niente arrosto.
Fin dalla sua primissima apparizione, il personaggio interpretato da Jeffrey Dean Morgan ha rappresentato la proverbiale ventata d’aria fresca, in grado di restituire un po’ di vitalità ad uno show che oramai si portava dietro la stessa puzza di morto che Gabriel e Negan avranno addosso per almeno un altro mesetto buono. Piano piano, però, e questa affermazione non risulta motivata da una pregressa lettura dell’opera fumettistica da cui il telefilm trae ispirazione, il villain in giacca di pelle ha perso gran parte della sua forza a causa di uno schema fin troppo ripetitivo in termini di scrittura, pur contando sulla presenza scenica e sul carisma di un attore come Jeffrey Dean Morgan il quale, senza dubbio, ha regalato ai fan il cattivo più rappresentativo della serie. E proprio per questo motivo, nonostante il focus sul passato di Negan funzioni a livello di storytelling e coinvolgimento spettatoriale, al termine della visione ci si ritrova, tanto per cambiare, con quel senso di vuoto e insoddisfazione che da anni è possibile percepire al termine di (quasi) ogni episodio di The Walking Dead.
Tralasciando la piccola parentesi dedicata a Rick e Daryl, che vede i due protagonisti intenti ad azzuffarsi mentre il mondo continua ad andare in rovina, il primo quarto d’ora, dedicato invece al meeting tra i massimi esponenti delle due comunità principali, non fa altro che confermare quanto appena detto: ci si trova per l’ennesima volta di fronte ad un Gregory visibilmente sottomesso di fronte ad un Negan cinico e pronto a tutto, intento a sventolare la sua Lucille nel tentativo di consolidare ulteriormente il già radicato immaginario di villain senza pietà desideroso di vedere Rick e compari trucidati nel peggior modo possibile.
Per fortuna la sequenza che precede l’opening non ha nulla a che fare con quanto seguirà. Tarpando le ali a qualsivoglia pregiudizio che il recensore potrebbe avere in merito alla serie, la lunga confessione tra padre Gabriel e Negan riesce nell’intento di risollevare (relativamente) la situazione di stallo in cui la serie riversa fin dalla premiere di questa ottava stagione. Sarà un po’ per l’improbabile complicità tra i due personaggi, sarà un po’ per le rivelazioni, poche ma azzeccate, circa il passato di Negan, sarà per il cazzottone che padre Gabriel riceve sul naso (senza dubbio il momento migliore dell’episodio), ma la sequenza, nell’insieme, funziona. Si tratta di una scelta molto interessante, che finalmente permette allo spettatore di comprendere qualcosa in più sul conto del cattivo in giacca di pelle e che restituisce un’immagine del personaggio molto più complessa e articolata rispetto a quanto visto finora. Non più un semplice psicopatico armato di mazza chiodata, bensì una personalità molto più articolata, un prodotto dell’apocalisse, segnato dalla scomparsa della moglie malata e addirittura con un passato lavorativo che in qualche modo ha a che fare con l’educazione di bambini problematici. Si tratta indubbiamente di una prospettiva intrigante per quanto concerne lo sviluppo del personaggio di Jeffrey Dean Morgan, ora bisogna soltanto sperare che il focus sul character prosegua in maniera coerente e non scada nuovamente nella macchietta a cui purtroppo era stato ridotto nelle fasi conclusive della precedente stagione.
Infine, come ultima considerazione, non si può che storcere il naso di fronte all’oramai stra-abusato stratagemma di mimetizzazione zombie che prevede una bella doccia nelle interiore dei non-morti e che sembra essere la soluzione ideale ogniqualvolta un personaggio chiave si trova a dover affrontare un pericolo apparentemente letale. Nulla da dire sulla sensatezza del metodo ma allora, ci si chiede, perché tutti quanti non vanno in giro sempre cosparsi di budella prevenendo così ogni sorta di pericolo esterno? Tre parole: deus ex machina.
Fin dalla sua primissima apparizione, il personaggio interpretato da Jeffrey Dean Morgan ha rappresentato la proverbiale ventata d’aria fresca, in grado di restituire un po’ di vitalità ad uno show che oramai si portava dietro la stessa puzza di morto che Gabriel e Negan avranno addosso per almeno un altro mesetto buono. Piano piano, però, e questa affermazione non risulta motivata da una pregressa lettura dell’opera fumettistica da cui il telefilm trae ispirazione, il villain in giacca di pelle ha perso gran parte della sua forza a causa di uno schema fin troppo ripetitivo in termini di scrittura, pur contando sulla presenza scenica e sul carisma di un attore come Jeffrey Dean Morgan il quale, senza dubbio, ha regalato ai fan il cattivo più rappresentativo della serie. E proprio per questo motivo, nonostante il focus sul passato di Negan funzioni a livello di storytelling e coinvolgimento spettatoriale, al termine della visione ci si ritrova, tanto per cambiare, con quel senso di vuoto e insoddisfazione che da anni è possibile percepire al termine di (quasi) ogni episodio di The Walking Dead.
Tralasciando la piccola parentesi dedicata a Rick e Daryl, che vede i due protagonisti intenti ad azzuffarsi mentre il mondo continua ad andare in rovina, il primo quarto d’ora, dedicato invece al meeting tra i massimi esponenti delle due comunità principali, non fa altro che confermare quanto appena detto: ci si trova per l’ennesima volta di fronte ad un Gregory visibilmente sottomesso di fronte ad un Negan cinico e pronto a tutto, intento a sventolare la sua Lucille nel tentativo di consolidare ulteriormente il già radicato immaginario di villain senza pietà desideroso di vedere Rick e compari trucidati nel peggior modo possibile.
Per fortuna la sequenza che precede l’opening non ha nulla a che fare con quanto seguirà. Tarpando le ali a qualsivoglia pregiudizio che il recensore potrebbe avere in merito alla serie, la lunga confessione tra padre Gabriel e Negan riesce nell’intento di risollevare (relativamente) la situazione di stallo in cui la serie riversa fin dalla premiere di questa ottava stagione. Sarà un po’ per l’improbabile complicità tra i due personaggi, sarà un po’ per le rivelazioni, poche ma azzeccate, circa il passato di Negan, sarà per il cazzottone che padre Gabriel riceve sul naso (senza dubbio il momento migliore dell’episodio), ma la sequenza, nell’insieme, funziona. Si tratta di una scelta molto interessante, che finalmente permette allo spettatore di comprendere qualcosa in più sul conto del cattivo in giacca di pelle e che restituisce un’immagine del personaggio molto più complessa e articolata rispetto a quanto visto finora. Non più un semplice psicopatico armato di mazza chiodata, bensì una personalità molto più articolata, un prodotto dell’apocalisse, segnato dalla scomparsa della moglie malata e addirittura con un passato lavorativo che in qualche modo ha a che fare con l’educazione di bambini problematici. Si tratta indubbiamente di una prospettiva intrigante per quanto concerne lo sviluppo del personaggio di Jeffrey Dean Morgan, ora bisogna soltanto sperare che il focus sul character prosegua in maniera coerente e non scada nuovamente nella macchietta a cui purtroppo era stato ridotto nelle fasi conclusive della precedente stagione.
Infine, come ultima considerazione, non si può che storcere il naso di fronte all’oramai stra-abusato stratagemma di mimetizzazione zombie che prevede una bella doccia nelle interiore dei non-morti e che sembra essere la soluzione ideale ogniqualvolta un personaggio chiave si trova a dover affrontare un pericolo apparentemente letale. Nulla da dire sulla sensatezza del metodo ma allora, ci si chiede, perché tutti quanti non vanno in giro sempre cosparsi di budella prevenendo così ogni sorta di pericolo esterno? Tre parole: deus ex machina.
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Non certo un episodio memorabile, ma comunque uno dei migliori visti finora. Merito che soprattutto va imputato all’approfondimento compiuto sul personaggio interpretato da Jeffrey Dean Morgan, in questa occasione umanizzato quanto basta per alimentare la curiosità intorno al suo misterioso passato. Questa settimana la serie si guadagna il nostro personalissimo Save, ma la strada risulta ancora in salita. Concentrarsi sulla figura di Negan è obiettivamente l’unica speranza per dare nuovamente vitalità allo show, dedicare ulteriore spazio a Eugene e ai suoi beceri teatrini, invece, è decisamente la peggiore scelta autoriale percorribile (worst character ever).
Some Guy 8×04 | 8.69 milioni – 3.9 rating |
The Big Scary U 8×05 | 7.85 milioni – 3.4 rating |
Sponsored by The Walking Dead ITA, The Walking Dead Italia, Andrew Lincoln Italy
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Ventinovenne oramai da qualche anno, entra in Recenserie perché gli andava. Teledipendente cronico, giornalista freelance e pizzaiolo trapiantato in Scozia, ama definirsi con queste due parole: bello. Non ha ancora accettato il fatto che Scrubs sia finito e allora continua a guardarlo in loop da dieci anni.
Beh direi che andare in giro tutti i giorni puzzando come un morto potrebbe magari impedire a una persona qualsiasi tipo di vita apprezzabile (apprezzabile in relazione a un mondo apocalittico zombie). 🙂
Ciao Luca! Naturalmente si trattava di una considerazione, almeno dal punto di vista dell’esposizione, ironica. L’elemento su cui si cercava di porre l’accento era invece l’utilizzo del metodo in sé, oramai unica via d’uscita autoriale da situazioni scomode che altrimenti porterebbero a morte certa personaggi ancora preziosi dal punto di vista dello storytelling. Magari andare sempre in giro cosparsi di budella potrebbe risultare un po’ esagerato, ma almeno durante le varie scampagnate nei boschi infestati da zombie, ecco, diciamo che non sarebbe poi una bruttissima idea. Ad ogni modo grazie del commento e continua a seguirci!