“I saw your mother last night. She was a cat who climbed onto my bed and sat on my chest. When she looked down at me the cat began to cry. Each of her tears was for a dream that she’d had for you. A dream of the life you will never have now. And the man you will never be. Once I had understood these tears the cat turned into Magdalena. Only now she had wings. Like an angel. And the angel told me to treat you not as my nephew. But as my son. And to take great care of you. And then the angel kissed me and flew away. Do you understand what this means?”
Creato, e scritto, insieme al leggendario fumettista Ed Brubaker (il quale può vantare, nel suo curriculum, lavori come Captain America, Daredevil, Batman, Catwoman, Criminal e Sleeper), Too Old To Die Young vede come protagonista il giovane agente di polizia Martin Jones, interpretato da Miles Teller (The Spectacular Now, Whiplash, Bleed For This e, nel 2020, un ruolo di primo piano in Top Gun: Maverick). Durante un turno di pattuglia, Jones assiste all’uccisione del suo partner, Larry. Successivamente, si mette in contatto con Damien, un criminale del quale si sa ancora poco, e scopre che l’assassino di Larry è Jesus, il figlio di una donna che loro due hanno ucciso proprio su ordine di Damien (il quale, a dirla tutta, non voleva che si arrivasse all’omicidio). Egli, quindi, assolda Martin e lo incarica di trovare e uccidere Jesus, il quale è fuggito in Messico.
A grandi linee, la trama del primo episodio può essere riassunta con le due frasi di cui sopra, anche se mancano le menzioni sulla relazione di Martin con una sedicenne e l’uccisione di Amanda, l’amante di Larry che ha dato la soffiata a Jesus in cambio di cocaina. Questo elemento non può che stridere con i 90 minuti di durata della puntata. Questo pilot, infatti, si è contraddistinto per un ritmo che ricorda molto The Neon Demon, ossia davvero molto blando. Basti pensare, come esemplificazione di quanto appena sostenuto, che i primi 15 minuti consistono di una breve discussione su Amanda e su una mazzetta estorta ad una ragazza per evitare una multa.
“I have a lot of men who hate women. Well, what would you like to do about it now that you work for me?”
La scelta è pienamente coerente con lo stile di Refn ma, se si unisce il ritmo pressoché inesistente al carattere introduttivo del pilot, il risultato rischia di scadere nell’esercizio di stile un po’ soporifero. Dal punto di vista tecnico, come era prevedibile, c’è davvero poco da dire, perché mantiene pienamente le aspettative: grande preminenza per luci al neon rosse e blu, regia e fotografia di alto livello, musiche elettroniche (a cura di Cliff Martinez) sempre coinvolgenti al punto giusto. La sceneggiatura (curata da Refn e Brubaker), invece, è essenziale e ridotta all’essenziale. Il risultato, quindi, sono conversazioni sporadiche e quasi in monosillabi, soprattutto per quanto riguarda Martin. Ciò, di per sé, non è un problema insormontabile, ma rischia di diventarlo qualora si dedichino minuti e minuti a dialoghi brevi e non molto ispirati. In particolare, si segnala la lentezza con la quale i personaggi pronuncino le loro battute. Si tratta senza dubbio di una scelta deliberata, ma non sortisce l’effetto sperato, perché contribuisce solamente ad aumentare il senso di lentezza e pesantezza.
Per concludere, si tratta di un pilot estremamente curato, ma sorretto da una storyline decisamente non rivoluzionaria e da un ritmo blando. Non si tratta, ovviamente, di una stroncatura, ma è innegabile che, da un cineasta del suo calibro, ci si aspetti di più di 90 minuti di grande pregevolezza tecnica. La speranza è che, con il progredire della storia, si riesca a combinare in modo più efficace la forma alla sostanza.
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Volume One: The Devil | ND milioni – ND rating |
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Romano, studente di scienze politiche, appassionato di serie tv crime. Più il mistero è intricato, meglio è. Cerco di dimenticare di essere anche tifoso della Roma.