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John: “Cool heads. Understood? This bastard will try and test you.”
Wade: “Long time, John.”
John: “Not long enough for me, you son of a bitch.”
Kayce: “What happened to cool heads?”
John: “I didn’t mean me.”
Wade: “Long time, John.”
John: “Not long enough for me, you son of a bitch.”
Kayce: “What happened to cool heads?”
John: “I didn’t mean me.”
Sheridan non sembra minimamente intenzionato a togliere il piede dal freno decidendo, per l’ennesima volta questa stagione, di attestarsi attorno ad un attendismo a tratti addirittura nauseante.
L’intera opening della puntata, dedicata alla ragazza scomparsa all’interno della riserva, rappresenta un espediente eccessivo per gettare le basi per l’ennesima alleanza tra Dutton e Rainwater: sì, Kayce, sospinto sicuramente anche dall’influenza silenziosa di Monica, rappresenta l’anello di congiunzione perfetto per le due famiglie e per i piani di salvaguardia vicendevole che hanno intenzione di portare avanti. Tuttavia, il risultato finale qual è? “All For Nothing”, con un minutaggio ben al di sotto dei quaranta minuti, spreca inutilmente tempo per presentare determinati contesti (la madre della ragazza scomparsa, la reazione del fratello, l’intervento nella riserva e la sfortunata ricerca) che potevano probabilmente essere gestiti in maniera del tutto differente.
La sensazione, comunque, rimane quella già espressa nella precedente recensione: Taylor Sheridan non sembra intenzionato a sbottonarsi per ora, rimanendo in attesa dopo aver posizionato perfettamente tutti le pedine sulla propria personale scacchiera. Una scelta coraggiosa e che implica molte divagazioni sicuramente superflue (l’intera parentesi dei bufali e delle giovani ragazze aggregatesi alla bunkhouse fanno sicuramente parte di questo filone) che occorrono da puro e semplice collante narrativo per non dare l’idea di una storia che salta di palo in frasca senza una vera e propria logica.
Le famiglie Dutton e Rainwater si trovano in una delicata posizione, pronte a combattere per il proprio terreno, con motivazioni, modi di approccio e strumenti totalmente diversi: questo è il contesto della stagione di cui lo spettatore è a conoscenza dall’inizio. In aggiunta è stato introdotto Roarke (Josh Holloway), burattino del fondo che Beth sta cercando di destabilizzare dal punto di vista economico, con quindi la messa in chiaro dell’effettivo “antagonista” di stagione. Ma è tutto fin troppo abbozzato e lasciato in stasi per poter riuscire a creare interesse già da ora: questa terza stagione di Yellowstone manca di verve, di cattiveria e della rude brutalità narrativa che Sheridan sembra voler regalare solo a sprazzi al proprio pubblico (“Going Back To Cali”).
Parallelamente ad una trama stagionale totalmente statica, deve essere portato all’attenzione un notevole sviluppo ed approfondimento dei rapporti interpersonali all’interno dell’intera famiglia Dutton. L’odio nutrito nei confronti di Jamie è sempre stato etichettato come risultato della sua “colpa” nella morte della madre. Ma si trattava, per quanto concerne Beth, di un odio talmente viscerale e carico di ripudio da risultare esagerato. Il flashback della scorsa puntata e il dialogo intercorso tra fratello e sorella in questo sesto episodio chiariscono ed identificano più chiaramente questo sentimento: l’isterectomia che Beth ha subito da ragazza viene riportata a galla e lo stesso John Dutton, fino a quel momento rimasto all’oscuro, ne viene informato con chiara reazione violenta del padre nei confronti dello sciagurato Jamie.
Gli equilibri familiari, attestatisi attorno ad un precario patto di non belligeranza fino a quel momento, sembrano nuovamente sul punto di cedere: l’incarico di Jamie richiede fiducia, un qualcosa che John già prima di essere informato degli accadimenti passati faticava ad avere ma che chiaramente ora vacilla ancor di più; Beth sottolinea al padre come anche Kayce sia fuori ruolo a parer suo.
Ancora una volta i Dutton si ritrovano a dover affrontare degli insidiosi nemici arrivati dall’esterno, salvo poi scoprire che il vero nemico, se proprio occorre individuarlo, non è altro che il loro stesso riflesso presente allo specchio.
L’intera opening della puntata, dedicata alla ragazza scomparsa all’interno della riserva, rappresenta un espediente eccessivo per gettare le basi per l’ennesima alleanza tra Dutton e Rainwater: sì, Kayce, sospinto sicuramente anche dall’influenza silenziosa di Monica, rappresenta l’anello di congiunzione perfetto per le due famiglie e per i piani di salvaguardia vicendevole che hanno intenzione di portare avanti. Tuttavia, il risultato finale qual è? “All For Nothing”, con un minutaggio ben al di sotto dei quaranta minuti, spreca inutilmente tempo per presentare determinati contesti (la madre della ragazza scomparsa, la reazione del fratello, l’intervento nella riserva e la sfortunata ricerca) che potevano probabilmente essere gestiti in maniera del tutto differente.
La sensazione, comunque, rimane quella già espressa nella precedente recensione: Taylor Sheridan non sembra intenzionato a sbottonarsi per ora, rimanendo in attesa dopo aver posizionato perfettamente tutti le pedine sulla propria personale scacchiera. Una scelta coraggiosa e che implica molte divagazioni sicuramente superflue (l’intera parentesi dei bufali e delle giovani ragazze aggregatesi alla bunkhouse fanno sicuramente parte di questo filone) che occorrono da puro e semplice collante narrativo per non dare l’idea di una storia che salta di palo in frasca senza una vera e propria logica.
Le famiglie Dutton e Rainwater si trovano in una delicata posizione, pronte a combattere per il proprio terreno, con motivazioni, modi di approccio e strumenti totalmente diversi: questo è il contesto della stagione di cui lo spettatore è a conoscenza dall’inizio. In aggiunta è stato introdotto Roarke (Josh Holloway), burattino del fondo che Beth sta cercando di destabilizzare dal punto di vista economico, con quindi la messa in chiaro dell’effettivo “antagonista” di stagione. Ma è tutto fin troppo abbozzato e lasciato in stasi per poter riuscire a creare interesse già da ora: questa terza stagione di Yellowstone manca di verve, di cattiveria e della rude brutalità narrativa che Sheridan sembra voler regalare solo a sprazzi al proprio pubblico (“Going Back To Cali”).
Parallelamente ad una trama stagionale totalmente statica, deve essere portato all’attenzione un notevole sviluppo ed approfondimento dei rapporti interpersonali all’interno dell’intera famiglia Dutton. L’odio nutrito nei confronti di Jamie è sempre stato etichettato come risultato della sua “colpa” nella morte della madre. Ma si trattava, per quanto concerne Beth, di un odio talmente viscerale e carico di ripudio da risultare esagerato. Il flashback della scorsa puntata e il dialogo intercorso tra fratello e sorella in questo sesto episodio chiariscono ed identificano più chiaramente questo sentimento: l’isterectomia che Beth ha subito da ragazza viene riportata a galla e lo stesso John Dutton, fino a quel momento rimasto all’oscuro, ne viene informato con chiara reazione violenta del padre nei confronti dello sciagurato Jamie.
Gli equilibri familiari, attestatisi attorno ad un precario patto di non belligeranza fino a quel momento, sembrano nuovamente sul punto di cedere: l’incarico di Jamie richiede fiducia, un qualcosa che John già prima di essere informato degli accadimenti passati faticava ad avere ma che chiaramente ora vacilla ancor di più; Beth sottolinea al padre come anche Kayce sia fuori ruolo a parer suo.
Ancora una volta i Dutton si ritrovano a dover affrontare degli insidiosi nemici arrivati dall’esterno, salvo poi scoprire che il vero nemico, se proprio occorre individuarlo, non è altro che il loro stesso riflesso presente allo specchio.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Rivelazioni e colpi di scena all’interno della famiglia Dutton, ma non sufficiente per allontanarsi da un attendismo che Sheridan sta rendendo perpetuo.
Cowboys and Dreamers 3×05 | 3.69 milioni – 0.7 rating |
All For Nothing 3×06 | ND milioni – ND rating |
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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.
Come fai a parlare così male di una serie come questa con tutto lo schifo di serie inutili costellate da argomenti inconsistenti e recitati male che girano adesso? Boh… Io la trovo un’ottima serie, forse alcuni preferiscono l’azione delle serie Marvel o lo squallidume di telefilm inconsistenti che oggi vanno come il pane…
Ciao Daniele! Faccio subito una premessa che mi pare doverosa: per poter giudicare correttamente Yellowstone non vanno prese in considerazione le “serie inutili costellate da argomenti inconsistenti e recitati male”, ma piuttosto prodotti che hanno avuto (o hanno, se vanno ancora in onda) alle spalle un certo tipo di produzione e che hanno tematiche affini.
La prima serie che mi viene in mente è ovviamente Sons Of Anarchy, ma anche la più recente Mayans MC.
Come puoi vedere a fine recensione, nell’indicazione del voto, ho espresso comunque una sufficienza perché la qualità generale del prodotto e determinati personaggi (in questo episodio specifico Jamie in particolare) meritano ampio riconoscimento. Sarebbe stupido affermare il contrario. Ma personalmente mi appare altrettanto sciocco non notare come le tempistiche della narrazione siano oltremodo diluite (l’intro riguardante la ragazza scomparsa meritava davvero tutto quello spazio? Soltanto per sottolineare la reunion tra Dutton e Rainwater? E tutta la parte riguardante le ragazze nella bunkhouse?).
La critica che trovi nella recensione riguarda per lo più l’attendismo di Sheridan e della serie in generale che, superata la metà stagione, ancora latita nel prendere una strada effettiva in quanto a trama.
Altro appunto: “l’azione delle serie Marvel” non può essere minimamente presa in esame come metro di comparazione con un prodotto come Yellowstone (la distanza tra i prodotti è siderale, proprio a livello di tematica) e così come è stata da parte tua inserita nel commento mi appare una blanda critica al cinema di quel tipo (cinefumetti ecc) e poco altro altro.
Anche perché io direttamente non ho alcun tipo di interesse né in pellicole supereroistiche, né tanto meno in serie Marvel (fatta eccezione per MAOS, di cui volendo puoi trovare le mie recensioni sempre su RecenSerie).