Dopo più di due anni di fermo, The Alienist riprende con la seconda stagione – sottotitolata Angel Of Darkness – che, finora, sembra soddisfare pienamente le aspettative dei fan: la prima stagione aveva conquistato grazie alla caratterizzazione dei personaggi e all’ambientazione gotica newyorkese di fine Ottocento che si sposava egregiamente con i brutali omicidi che avevano come protagonisti dei ragazzi appartenenti alla bassa classe sociale costretti a prostituirsi. Queste caratteristiche vengono riprese rendendo coerente lo stacco tra una stagione e l’altra, accontentando lo spettatore affezionato a determinate tematiche, personaggi e tipologia di narrazione, ma con degli elementi di novità che impediscono ai nuovi episodi di essere un ricalco di quelli vecchi.
L’AMBIENTAZIONE DICKENS APPROVED
Un esempio dei cambiamenti tra la prima e la seconda stagione è dato da un più vasto utilizzo di differenti contesti: lo studio di Laszlo non è più il punto cardine dove le indagini prendono vita e si snodano verso la soluzione, al suo posto troviamo l’ufficio di Sara e la redazione dove John lavora. Molte scene prendono vita nelle strade, in ristoranti o in luoghi esterni agli uffici dei tre protagonisti. Questo ricambio di ambienti elimina la lentezza della narrazione che era un problema riscontrato nella stagione precedente. Il fulcro vitale – almeno fino ad ora – è l’ospedale fatiscente all’interno del quale sono ricoverate delle donne prossime al parto. Sebbene la struttura sia finanziata da parte di privati e attraverso generose donazioni da parte di persone illustri e appartenenti alla borghesia, l’ospedale non è un luogo accogliente e ben curato.
Non è un escamotage nuovo quello di rappresentare il luogo dove il male risiede come sporco e decadente, ma qui è fondamentale anche per un altro motivo: le donne che vengono portate lì per partorire raramente escono con il proprio figlio. Al contrario, alle novelle mamme viene detto che il bambino è nato morto e, totalmente ignare, vengono sottoposte ad un intervento di chiusura delle tube. Il motivo è presto detto: le ragazze sono le amanti di uomini potenti, spesso sposati, che non possono permettere che la loro immagine venga rovinata per colpa di un figlio illegittimo. Il caso non gira più attorno alla prostituzione di minori, ma gli omicidi tornano a concentrarsi sulla disparità tra le classi sociali e su come chi appartiene ad un ceto elevato utilizza il suo potere, la sua influenza e il suo denaro per commettere delle ingiustizie nei confronti di indifesi ed emarginati.
LE PUNTATE NEL DETTAGLIO
In “Labyrinth” le dinamiche tra i tre protagonisti sono sempre le stesse, ma ci si concentra maggiormente su Sara che diventa la protagonista indiscussa. John ha un ruolo secondario rispetto a Laszlo e Sara ma, se nella prima stagione primeggiava il suo problema con l’alcol e il trauma per la morte del fratello, qui le vicende che lo coinvolgono girano attorno al suo fidanzamento con Violet e parallelamente al suo rapporto con Sara. Già nella prima stagione tra i due c’era stata una relazione basata sul tira e molla e sui rifiuti di Sara, l’ultimo – e quello che avrebbe dovuto far finire l’intreccio pseudo amoroso tra i due – e categorico espresso dopo la proposta di matrimonio. Laszlo, invece, ha perso totalmente il ruolo di protagonista: a lui è stato dedicato molto meno spazio ed ha subito meno cambiamenti rispetto agli altri. In conformità con la prima stagione, Laszlo è rimasto l’alienista incuriosito dalla mente umana che studia utilizzando i metodi all’avanguardia e sperimentali. Sara, invece, è colei che detiene l’arco narrativo migliore ed è la pietra portante della puntata. Mentre Laszlo continua ad essere convinto che la linea migliore da seguire sia ipnotizzare la signora Linares, Sara conduce le indagini in prima persona. Con un personaggio di questo tipo in un periodo in cui le protagoniste femminili forti ed emancipate si riversano su molteplici prodotti televisivi e cinematografici, era facile per gli autori farla cadere nel solito cliché. Sara non è solo una donna emancipata che ha uno studio investigativo – in un periodo storico dove le donne solitamente erano per la maggior parte casalinghe, avevano impieghi considerati adatti al “gentil sesso” oppure se svolgevano lavori manuali pesanti non erano ben viste -, ma è un personaggio più sfaccettato, dominata dalla dedizione per il suo lavoro e dall’empatia che prova nei confronti delle vittime.
Nella quarta puntata – “Gilded Cage” – il tono cala poiché, a parte il finale dedicato completamente al plot twist, tutto l’episodio rimarca gli intrecci amorosi del trio: Laszlo sembra affascinato da una ex professoressa di Violet, mentre il platonico triangolo amoroso tra Violet, John e Sara sembra arrivare ad un punto di svolta. La speranza per i prossimi episodi è che il tira e molla tra John e Sara sia arrivato ad un vero punto di rottura e che non ci si focalizzi troppo sulle sottotrame sentimentali.
L’unico avvenimento degno di nota dell’episodio è dato dagli ultimi minuti che, in modo simile a quanto successo nella prima stagione, ribaltano completamente le indagini. Gli indizi e le ricostruzioni dei rapimenti avevano indotto Laszlo e gli altri ad immaginare che l’assassina fosse una donna intenzionata a sostituire un figlio perso da poco con un altro neonato, ma l’insoddisfazione e la frustrazione la portano a cercare il sostituto perfetto. I sospetti ricadono inevitabilmente su Coleen, l’infermiera violenta che ha perso un figlio avuto da una relazione clandestina. Sebbene si poteva facilmente intuire che Coleen fosse un personaggio cucito su misura sugli indizi fino ad ora raccolti – e quindi fin troppo prevedibile – la furia di Lizzy prende in contropiede, essendo stata raffigurata finora come una ragazza gentile che vuole aiutare Sara con le indagini.
Questa nuova stagione ha dedicato maggior spazio ad un range di personaggi atipici fino a qualche anno fa: Sara ha solo collaboratrici donne; le villans femminili sono un grande classico degli horror degli ultimi anni soprattutto associate all’archetipo della madre terribile; John aiuta Joanna, una giovane ragazza nera, a diventare una giornalista accreditata, già nota per aver scritto un articolo sulle suffragette e l’emancipazione di quegli anni in America.
Il fascino di The Alienist risiede anche nella cornice estremamente curata nella quale non si perde l’occasione per descrivere la condizione socio-economica e la cultura di quel periodo. In “Gilded Cage” la fotografia post mortem apre e chiude l’episodio. Questa pratica fotografica non solo accresce l’atmosfera dark, ma descrive anche le usanze tipiche di quegli anni che rendono realistico l’interno quadro della serie. La fotografia post mortem ebbe un largo sviluppo in quanto, in quegli anni, la percentuale di mortalità infantile era altissima. Molti dei fotografi vittoriani conoscevano le tecniche migliori per eludere “lo spettatore” e ritrarre i soggetti come se fossero ancora in vita e una delle tecniche più utilizzate era quella descritta in The Alienist, ossia il disegnare sul negativo della fotografia gli occhi sulle palpebre chiuse. A finire il quadro socio-politico costruito nel quarto episodio si torna a parlare dei dissidi fra la Spagna e gli Stati Uniti che porteranno ad una guerra tra i due Stati nella fine del secolo.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Something Wicked 2×02 | 1.10 milioni – 0.2 rating |
Labyrinth 2×03 | 0.99 milioni – 0.1 rating |
Gilded Cage 2×04 | 0.90 milioni – 0.1 rating |
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Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.