Fresca fresca di rinnovo per una seconda stagione, 1883 si sofferma momentaneamente insieme al proprio pubblico in attesa di una ben delineata direzione da percorrere. La strada verso l’Oregon sembra non essere così scontata come già più volte lo show aveva lasciato intendere. E soprattutto le zone disabitate che la carovana sta attraversando sono luoghi non solo inospitali, ma territorio di pericolosi gruppi di banditi. Fattore che Elsa Dutton (una sempre piacevole Isabel May) sottolinea con enfasi e ridondanza dalla prima puntata.
ELSA E LE SUE LUNGHISSIME STORIE D’AMORE
“The Weep Of Surrender” cerca di dare un tono di maggior compiutezza alla crescita del personaggio di Elsa, perno attorno al quale ruotano le vite dell’intera famiglia Dutton e di Shea. Dopo la intensa, ma breve storia d’amore con Ennis, la donna si è invaghita e fatta conquistare da Sam, un comanche incontrato nel lungo peregrinare. Da segnalare che Martin Sensmeier, l’attore che interpreta Sam, è già apparso anche in Yellowstone come Martin, un medico che aveva in cura Monica Dutton.
L’incontro tra Sam ed Elsa è stato improvviso ed inaspettato per lo spettatore che probabilmente si attendeva una maggior gestione della malinconia e del lutto di Elsa nel prosieguo della stagione. Cosa che invece è stata archiviata in pochissimo tempo per poter dare alla donna nuova linfa vitale ed una raison d’être. Sam ed Elsa, quindi, si conoscono, si amano ed in conclusione di puntata si sposano anche (secondo un rito prettamente commerciale e nativo). Fattore quest’ultimo che acuisce sicuramente la sensazione di distacco che i due personaggi provano più avanti: i due promessi, infatti, si separano con la promessa di reincontrarsi in quel preciso punto nel giugno successivo.
L’avvicinamento tra questi due personaggi è interessante perché permette a 1883 di raggiungere territori parzialmente inesplorati da Yellowstone vista e considerata l’avversione per i nativi da parte dei Dutton (si veda il rapporto conflittuale con Rainwater). Fa eccezione Kayce, ovviamente, con cui Elsa sembra condividere il lato umano. Ma il personaggio interpretato da Isabel May ha una duplice caratterizzazione vista la somiglianza, nei suoi scatti di ira e di presa di posizione, con Beth.
PREGI E DIFETTI DI UNO SHOW RALLENTATO
A proposito di Beth e della figura femminile in generale caratterizzata spesso e volentieri da Sheridan con figure forti, l’episodio cerca di approfondire la realtà femminile nel west parallelamente a quella della famiglia. Le due forti figure femminili che sembrano una eccezione in una realtà solitamente avversa sono Margaret ed Elsa, le due donne di casa Dutton che riescono ad amalgamare alla perfezione dolcezza e spietata cattiveria al momento opportuno.
Elsa gode di molta libertà rispetto a quello che ci si potrebbe aspettare considerando periodo e contesto del racconto, una libertà concessa da James sia per l’amore che prova nei confronti della figlia, sia per il rispetto nei confronti di Sam in quanto Comanche. Molto più scettica è Margaret, forse colpita dal desiderio della figlia di diventare una sorta di cowboy-indiana piuttosto che allontanarsi da quel degrado per puntare a diventare moglie e dama benestante.
L’intro e l’outro dell’episodio funzionano come monito sia per i personaggi in scena, sia per lo spettatore e abbelliscono il racconto come di consueto, ma lo show sembra faticare a decollare verso una qualche direzione. Chiuso il capitolo sentimentale ora sembra arrivato finalmente l’ora di concludere il lungo peregrinare del gruppo, eppure sembra continuare a mancare qualcosa. Personaggi e regia sono più che convincenti, ma lo stesso non si può dire della trama spesso schiava di un attendismo dovuto all’introduzione di nuovi personaggi, una cosa che rallenta ulteriormente lo sviluppo ed appesantisce la visione generale del prodotto. C’è ampio margine di miglioramento, sicuramente. Ma bisogna anche cercare di farlo velocemente visto che alla fine di questa stagione mancano solamente due episodi.
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L’ennesimo Save di una stagione che fatica a decollare e convincere.
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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.